“Il mondo dopo Trump” è il titolo della lezione tenuta da Lucio Caracciolo, giornalista e direttore di Limes, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Caracciolo ha introdotto sostenendo che “se le cose cambiano in America, sono destinate poi a cambiare nel resto del mondo”.
La prima parte dell’esposizione ha riguardato la crisi interna degli Stati Uniti e l’ascesa di Cina e Russia. Citando il libro di Samuel P. Huntington, “Who Are We? The Challenges to American National Identity”, Caracciolo ha spiegato che negli Stati Uniti non vi è più la capacità di vivere in armonia tra le diverse “razze”. Il concetto di “razza” è fondamentale nella cultura americana e non ha una connotazione negativa in quanto elemento costituivo dell’identità nazionale. Il “non sapere più chi sono” è dovuto al progressivo dei bianchi, finora dominanti, a favore di ispanici, asiatici e neri. Infatti, a metà secolo i bianchi sono destinati a diventare minoranza in tutti gli Stati dell’Unione.
Questo completo cambio di paradigma sociale genera la sfiducia della collettività verso gli organi statali, primi dei quali il Congresso e i media. Inoltre, contribuisce alla polarizzazione e all’ascesa di leader populisti come Trump, che intende instaurare la rivoluzione del senso comune contro la cultura woke, che intende porsi a tutela delle minoranze. La crisi d’identità presenta gli Usa più deboli sul piano internazionale, dove la loro egemonia viene sfidata da Cina e Russia, dove non esistono problemi di tale natura
Nel 2013 Pechino ha lanciato il “China Dream”, un piano che mira a rendere la Cina lo stato egemone in Asia. Il successo del progetto passa dalla trasformazione in potenza marittima e dalla ripresa di Taiwan. La Russia, che è riuscita a resistere alle sanzioni grazie al fatto di essere, insieme agli Usa, l’unico stato indipendente dal punto di vista energetico ed alimentare, gioca gran parte della sua influenza geopolitica futura sul controllo dell’Artico.
Qualora non riuscisse ad imporsi come potenza artica, non potrebbe più competere con americani e cinesi. Il primo nemico dei russi, in tal senso, è proprio la Cina, che ha in parte colonizzato la Siberia usando l’emigrazione come arma geopolitica. Caracciolo prevede che l’apertura della rotta artica potrà generare tensioni nello stretto di Bering e penalizzare i paesi mediterranei, il cui mare potrebbe divenire marginale penalizzando in modo particolare il nostro Paese.
La seconda parte della lezione è stata dedicata alle strategie messe in atto dagli Stati Uniti contro i rivali.
Innanzitutto, l’espansionismo continentale verso Panama, Canada e Groenlandia. Di quest’ultima viene evidenziato come di fatto, in base alle vicende della seconda guerra mondiale, sia già americana data la presenza di basi militari, come quella di Thule, e di tunnel sotterranei, dove è possibile stoccare armi atomiche, come avvenuto durante la guerra fredda.
In secondo luogo, il contenimento marittimo dell’Eurasia tramite il dispiegamento della Marina in prossimità dei confini degli stati euro-asiatici, Il fine ultimo è quello di evitare che paesi con enormi risorse naturali, come Russia e Cina, possano allearsi con stati con risorse tecnologiche avanzate, come la Germania.
In terzo luogo, vengono sottolineate le alleanze militari e di intelligence su cui possono contare gli Stati Uniti, quali la Nato e i “Five Eyes”, precisando che la collaborazione dell’Anglosfera avviene in tanti altri settori strategici.
Nella terza parte della lezione sono state affrontate le tematiche legate alla competizione tecnologica e spaziale dando rilievo alla figura di Elon Musk. Quest’ultimo, da un lato rappresenta il sogno cosmico degli Usa, cioè l’affermarsi come prima potenza spaziale tramite il primato sul numero dei satelliti, la colonizzazione di altri pianeti e in prospettiva la prossima militarizzazione dello spazio, dall’altro impersonifica l’integrazione delle Big Tech con lo Stato, la quale è necessaria per la prosecuzione dell’egemonia. Il rapporto sempre più stretto tra pubblico e privato nella politica americana potrebbe essere una risposta strutturale alla sfida dei paesi autoritari, a cominciare dalla Cina, dove, di fatto, politica ed economia coincidono.
L’ultima parte della lezione è stata dedicata all’Italia e alle strategie che può adottare per avere una certa rilevanza nel mondo che cambia. Secondo Caracciolo occorre che aumenti la sua influenza nell’area MENA, che dal Marocco si estende verso il nord-est asiatico, e che si ponga come garante della sicurezza in queste aree ad altissima tensione sociale e politica. Da sud e sud-est potranno provenire le maggiori minacce future verso il nostro Paese, a causa dell’instabilità del continente africano e del Levante. Infine, ha sottolineato l’importanza del porto di Trieste, dal punto di vista strategico, economico, commerciale ed energetico.
Ha concluso la lezione il Direttore del Master Mario Caligiuri che ha brevemente sintetizzato i punti centrali della lezione.