Bivongi è un comune italiano di 1.378 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria, in Calabria che si trova a 149 km da Reggio Calabria e a 76 km da Catanzaro, situato nella Vallata dello Stilaro, ai piedi del Monte Consolino, ad un’altitudine di 270 m s.l.m.
Il nome di Bivongi ha molte ipotesi etimologiche. Deriva sicuramente dalle differenti varietà di dialetto Calabrese: Bivungi, Buvungi e Bugungi e, secondo il Dizionario toponomastico ed onomastico della Calabria di Rohlfs, che a sua volta deriverebbe da un latino Bubungium del 1325, mentre nel XVI secolo è attestato col nome di Bofongi. A sua volta deriverebbe dal nome greco Boβὸγγες (Bobònges) presente nel Brebion, documento greco del 1050 circa, ritrovato da Guillou nella biblioteca privata dei conti Capialbi a Vibo Valentia. Il significato di Bobonges potrebbe essere: “terra del bigatto/baco da seta”, da bombyx cioè “baco” e gges (pronunciato ‘nges’) “produrre” o “terra”. Secondo Salvatore Riggio deriverebbe da bonbòngos: “simile a un bubone”. Un’altra ipotesi è che derivi da bous = “bue” e dal verbo ghignomai = “diventare”, e quindi “paese della produzione di buoi”; oppure deriverebbe dal greco baf cioè “tempra del ferro” e ghi che significa “terra”, quindi terra in cui si tempra il ferro. A testimonianza di ciò anche l’uso del termine dispregiativo Bafungi utilizzando fin dal XVII secolo. Infine dal verbo bibroosko cioè “mangio” che avrebbe dato per lo meno il nome alla parte più antica del centro abitato, chiamata oggi: Mangiuni. Dai dati ricavati durante un’indagine archeologica del 1995 alla chiesa di San Giovanni Decollato si pensa vi sia stato un primo insediamento o Chorion già nel IX secolo.
Il più antico nucleo abitativo di Bivongi è certamente Mangioni, alla destra del torrente Melodare (affluente dello Stilaro), termine del Basso Medioevo che indica, forse, la presenza di una mensa per i poveri offerta dall’antico Monastero-Chiesa di Santo Nicola (ufficiata fino al XIX secolo e successivamente sconsacrata, ora è, l’aula consiliare del comune), ivi presente. Essa fu poi sostituita dalla chiesa di San Giovanni Decollato, di cui si conserva solo la campana nella nuova Chiesa matrice di San Giovanni Battista Decollato.
Il primo documento che attesta l’esistenza di Bivongi è il Brebion (in latino: riassunto breve) nel 1050 circa con il nome greco di Boβὸγγες (Bobònges). In esso vengono descritti le proprietà dei monasteri ivi ubicati, e testimonia la presenza dell’attività dell’allevamento del baco da seta (phillogèma). Sono infine presenti i nomi greci dei fittuari con il loro canone di pagamento. Bobonges sarebbe nato da due precedenti centri abitati, uno Mangiuni in cui era presente il monastero di San Nicola che risale al periodo bizantino e l’altro ad Abatìa e Casale dove si trova la Chiesa dello Spirito Santo[13]. I beni di Bobonges appartenevano al monastero dell’Arsafia[14]. Nel periodo bizantino Bobonges dipendeva dal Monastero dell’Arsafia. Dal 1060 con l’arrivo dei normanni, in quanto casale, passa sotto il controllo del kastron di Stilo. Dal 1094 con il diploma del Conte Ruggero le terre di Bivongi vengono donate alla Certosa di Serra San Bruno: “qui dicitur Apostoli cum casalibus Bingi et Bubungi”. Nel 1535 nella Platea di Carlo V si ricorda per la prima volta la presenza a Bivongi del Monastero dei Sette Santi Dormienti di Efeso, in località Samponente, distrutto in parte nel 1922 per fare posto alla strada provinciale che porta verso Pazzano. Del XVII secolo dovrebbe essere il Monastero di Sant’Elia, periodo a cui risale l’unico suo affresco conservato fino ad oggi: la Madonna con il bambino in braccio e il profeta Elia e Giobbe inginocchiati ai suoi lati[18]. Sempre al XVII secolo risale la Chiesa di Santa Maria (dell’omonimo rione) che rimane aperta fino al XVIII secolo. Nel 1782, durante il Regno di Napoli, nella Calabria Ultra si attesta l’esistenza di 42 miniere in attività, di cui 23 per l’estrazione dell’argento misto a piombo. Bivongi, insieme a Stilo, Badolato, Longobucco e Reggio, era considerato un distretto argentifero. Le contrade in cui si estraeva il minerale erano: Raspa, Argentera, Costa della Quercia e Due Fiumare. In località Acque Sante nel 1850 nasce un centro di acque termali rimasto attivo fino al 1950; all’inizio del ‘900 fu affiancato da un albergo ora in restauro. Il geologo e mineralogista tedesco Gerhard vom Rath fa un viaggio in Calabria nel 1871 e ospite a Stilo il 7 aprile visita anche il paese di Bivongi. Nel 1913 fu costruita da Avvenire Spa la centrale idroelettrica Guida, prima centrale idroelettrica del Sud Italia; in attività fino al 1953. Nel 1917 la società Torelli e Re avvia delle ricerche per la Molibdenite a Bivongi. Nel 1922 viene avviata la costruzione della Strada provinciale che porta a Pazzano. Lungo il percorso, in località samponente, vengono in parte distrutti i ruderi del Monastero dei Sette Santi Dormienti di Efeso, ma le pergamene greche e gli affreschi ritrovati vengono inviate al Museo Nazionale di Reggio Calabria. Nel 1926 lo Stato italiano costruisce la Centrale idroelettrica Marmarico, dismessa nel 1973. Nel 1939 fu invece la volta della Breda che in quel periodo ricercava lo stesso minerale. Iniziò così l’apertura di ben 60 miniere e non solo a Bivongi, ma anche a Stilo, Placanica, Guardavalle, Caulonia e Nardodipace: le miniere Giolli4, Punghi5, Franco6, bagni, Acqua Calda, Piave, Regina, Boddile, Noceto, Angra del forno, LigliaFrana, Paoli, Pampaniti, Pietra, Vignali. Con la seconda guerra mondiale si sospesero i lavori. Nonostante la Breda avesse richiesto al ministero dell’Industria e del Commercio di riprendere l’attività, non fu loro consentito. Negli anni cinquanta viene edificato il nuovo cimitero di Bivongi sui ruderi della diroccata chiesa di Sant’Elia. Nel 1951 e nel 1972 è sommersa dall’alluvione. Tra il 1952 e il 1956 il comune restaura la chiesa di Santa Maria e viene saltuariamente riaperta al culto. Tra il 1961 e il 1962 il Genio Civile demolisce la chiesa bizantina, ma di epoca normanna, del Santo Spirito perché pericolante al cui posto ora sorge una piazza con la stessa denominazione. Alla fine del XX secolo la chiesa di Santa Maria viene chiusa al culto. Il 12 e il 13 gennaio 2009 Bivongi ha subito nuovamente un’alluvione che ha fatto esondare lo Stilaro ostruendo la strada provinciale 9 che conduce a Monasterace.
Sono tante le cose da vedere a Bivongi come il Monastero Ortodosso di San Giovanni Theristis, che appartiene alla Diocesi Romena Ortodossa d’Italia e fu fondato nel IX secolo. Dismesso nel corso del XVII secolo con il trasferimento dei monaci a Stilo, fu scoperto da Paolo Orsi nel primo decennio del 1900, il quale per la lontananza dal centro urbano e per la mancanza di una comoda viabilità nulla poté fare per salvaguardarlo. Il San Giovanni fu “riscoperto” poi nel 1965 da Franco Ernesto, allora sindaco di Bivongi, il quale si adoperò affinché il monastero ed il Katholicon fossero conosciuti e salvaguardati. Nel 1990 cominciarono i lavori di ristrutturazione dell’edificio e dell’area per riportarlo ad essere nuovamente un luogo di preghiera per i monaci ortodossi. Nel 1994 cominciarono a vivervi stabilmente i primi monaci athoniti provenienti dal Monte Athos e nel dicembre dello stesso anno il Consiglio Regionale della Calabria dichiarò sacra l’area compresa fra i fiumi Stilaro e Assi per facilitare l’insediamento dei monaci. Il 24 febbraio 1995 il comune di Bivongi consegnò ufficialmente il monastero all’Arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta per un tempo di 99 anni. Questo monastero è il primo in Italia ad essere stato fondato da monaci athoniti provenienti direttamente dall’Athos. Il 21 marzo 2001 il monastero fu visitato dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, che vi riportò una reliquia di San Giovanni Theristis dall’omonima chiesa di Stilo. Nel 2002 sono stati definitivamente ultimati i lavori con il completamento della ricostruzione del katholikon. Nel 2008 il Consiglio comunale di Bivongi, ha concesso l’uso del Monastero per 99 anni alla Chiesa ortodossa rumena in Italia.
Da visitare vi è anche la Chiesa di Mamma Nostra è una chiesa del XVII secolo la cui costruzione cominciò nel 1610 sulle fondamenta di una chiesa precedente demolita. La chiesa fu parzialmente distrutta durante il terremoto del 1783 e conosciuta fino al 1995 come chiesa di San Giovanni Decollato, dopo il restauro venne da quel momento dedicata alla Madonna con la denominazione di santuario di Maria SS. Mamma Nostra.
Altre tappe obbligate sono: il Monastero SS. Apostoli, la Pinacoteca d’Arte Moderna e Contemporanea “AM International”, il cosidetto “Mulinu du furnu” – costruito dai monaci cistercensi per frantumare la galena (minerale), prelevato da un miniera in località “Argentera“. Successivamente la galena veniva fusa nel forno, da cui deriva il nome del mulino stesso e che verrà utilizzato dal progettato Ecomuseo come centro informazioni per la visita del medesimo – i resti delle Antiche ferrerie e la conceria – la prima ceduta da Re Carlo V nel XVI secolo al suo scudiero Cesare Fieramosca e la seconda che risale invece ai primi del 1900 – la Centrale idroelettrica Guida – realizzata nel 1913 e rimsta in funzione fino al 1952 destinata or a diventare un centro di documentazione sull’utilizzo dell’energia idraulica nella storia.
Ma Bivongi possiede anche bellezze naturalistiche come la Cascata del Marmarico (altezza 114m, circa 600m s.l.m.) che si trova nell’alto corso della fiumara Stilaro, al vallone Folea denominato “salto di Marmarico“, che significa “lento” o “pesante”, probabilmente dall’impressione che l’acqua, seppure in perenne caduta, sembri apparentemente formare dei filamenti immobili. È la cascata più alta dell’Appennino meridionale ed ha ottenuto il riconoscimento di “Meraviglia italiana”.
Il genius loci è sicuramente il pittore Tommaso Martini, discepolo di Francesco Solimena che venne messo in luce dalle ricerche di Ernesto Franco che ha ricercato le sue opere e nel 1991 ha editato un libro su di lui.
Tra le ricorrenze che si festeggiano in questo angolo di calabria ricordiamo: la Festa di Maria SS. Mamma Nostra a febbraio, la Festa ortodossa di San Giovanni Theristis, sempre nello stesso mese, la Pasqua ortodossa in primavera, il Mercato della Badia (kermesse con prodotti enogastronomici, musica, visita dei vecchi frantoi, mostre, artisti di strada e altro tra le viuzze del centro del paese) che si tiene ad Agosto, e la festa di San Martino a Novembre.
Tra le attività più tradizionali e rinomate vi sono quelle artigianali, che si distinguono per l’arte della tessitura, finalizzata alla realizzazione di coperte caratterizzate dai disegni, dai motivi e dai colori originali.
Una curiosità: in Argentina vive una cospicua comunità di persone emigrate da Bicongi che lì hanno fondato – a La Plata nel 1960 – il Centro culturale Bivongese.
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