Su che basi si forma oggi la cittadinanza? Qual è il ruolo dell’istruzione nella costruzione di una democrazia matura? E fino a che punto la crisi educativa può essere considerata una minaccia alla sicurezza nazionale?
Questi gli interrogativi che saranno affrontati nel corso dell’incontro L’Intelligence e la sfida educativa, in programma oggi, sabato 21 giugno alle 18, nella Sala Congressi del San Luca Palace Hotel, Lucca. Due voci autorevoli – Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence e direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, e Giangiuseppe Pili, docente di Filosofia Applicata alla James Madison University – offriranno una riflessione su un tema quanto mai attuale: il nesso tra educazione, informazione e resilienza democratica.
In un contesto dove l’assenza di consapevolezza informativa e di educazione critica rende i cittadini incapaci di distinguere tra dati e opinioni, tra propaganda e verità, il rischio non è solo educativo, ma sistemico. Una democrazia può essere rovesciata con le armi, ma può essere erosa molto più silenziosamente dall’ignoranza organizzata. Per questo al centro del dibattito ci sarà l’urgenza di sviluppare una nuova pedagogia dell’intelligenza critica, capace di integrare nei percorsi educativi l’analisi dei conflitti informativi, la comprensione delle dinamiche geopolitiche dell’informazione e la difesa del pensiero libero. Perché la sicurezza, oggi più di ieri, passa dalla Scuola e dall’Università.
Del resto, i dati a disposizione parlano chiaro. Le indagini nazionali e internazionali – dall’OCSE PIAAC alle ricerche dell’IEA – mostrano un sistema scolastico diseguale, dove i risultati sono strettamente correlati all’origine sociale. Un sistema che eccelle nella scuola primaria ma si frammenta nella secondaria, diventando progressivamente più iniquo e selettivo. I licei, specie il classico, si configurano come ambienti elitari; gli istituti tecnici e professionali, al contrario, raccolgono la parte più fragile della popolazione scolastica. La retorica sul valore “formativo” del latino, ad esempio, si scontra con un uso politico e distorto delle discipline, impiegate come strumento implicito di esclusione sociale.
A questo si aggiungono le scelte politiche, che sembrano muoversi nella direzione opposta rispetto a ciò che sarebbe necessario: l’educazione civica ridotta a schema ideologico, la valutazione piegata a logiche selettive, la formazione dei docenti affidata a canali emergenziali e spesso dequalificati.
La scuola che si profila rischia di essere più povera, più rigida, e ancor più distante dal suo compito fondamentale: offrire strumenti per comprendere e trasformare il mondo.
Pensare l’educazione in chiave di Intelligence significa dunque coglierne la profondità strategica.
Non si tratta di introdurre nuove discipline, ma di generare nuove domande: come rendere i saperi rilevanti? Come allenare lo sguardo critico? Come rendere la scuola una palestra della libertà e non della conformità?
L’appuntamento – promosso da Minerva in collaborazione con In Musicae Virtute ETS – rappresenta un’occasione per affrontare queste domande con la lucidità e l’urgenza che meritano. Un’occasione per tornare a pensare l’educazione come il vero fronte della sicurezza democratica.
Evento gratuito, su prenotazione, fino a esaurimento posti.
Info minervapalazzopfanner@gmail.com
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