Ha fatto tappa a Filadelfia l’iniziativa culturale “Racconti del Mediterraneo”.

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Il terzo appuntamento dei racconti del Mediterraneo che, per questa edizione del 2017 ha focalizzato l’attenzione sugli antichi mulini e sui grani di un tempo, è stato, nella cittadina di Filadelfia, un autentico tuffo in un passato, non molto remoto che reclama, con forza, il recupero da parte della comunità che ne è espressione.

Ad organizzare l’appuntamento, proposto dal Club per l’UNESCO di Vibo Valentia e dall’Associazione di promozione sociale MedEXperience, sono scesi in campo anche l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Maurizio Denisi e l’Istituzione Castelmonardo, presieduta da Vito Rondinelli, da tempo attivamente impegnata in percorsi di valorizzazione e difesa di culture che rischiano di finire nell’oblio.

Il servizio navetta, messo a disposizione dall’amministrazione comunale, ha consentito ai numerosi visitatori, accorsi per l’appuntamento anche dai paesi vicini oltre che dalle località balneari, di fruire di un bene culturale che, sebbene di proprietà privata, per l’impegno dell’Istituzione Castelmonardo e grazie ad una convenzione con il comune, riesce a proporsi ai visitatori in veste di testimone glorioso di una cultura contadina che ha espresso abilità e saperi preziosi ancor prima, e forse meglio, di manifestazioni più attuali ma anche più effimere.

L’affascinante cornice dei paesaggi naturalistici che avvolge le antiche pietre rende ancor più indelebili i ricordi di chi, magari per la prima volta, conosce i volti di una Calabria inedita, tutta da raccontare e da scoprire.

Anche l’Auditorium comunale è andato in scena per l’occasione, offrendo i propri eleganti e ben attrezzati spazi per il laboratorio di produzione della pasta fatta in casa, secondo l’antica ricetta, e l’incontro-dibattito che è stato, a Filadelfia, un momento di concrete proposte progettuali, elaborate ed esposte anche grazie alle sollecitazioni ed agli spunti venuti dagli interventi dei relatori presenti.

Ai saluti istituzionali del Vicesindaco Antonio Carchedi, è seguito l’intervento dell’assessore Caruso il quale, nell’ambito dello svolgimento delle attività previste dalla delega alle politiche per la promozione e lo sviluppo del turismo, del commercio e dell’artigianato, ha sottolineato che le difficoltà che emergono in un territorio carente o addirittura privo di una programmazione organica e strutturale di interventi a favore della tutela e riqualificazione dello stesso, non possono essere superate dalla volontà di pochi, volontari o anche addetti ai lavori. Ne sono un chiaro esempio gli incendi e le frane che hanno deturpato il volto dei nostri paesaggi, ma anche l‘autentica invasione dei cinghiali che da troppo tempo, ormai, non dà tregua agli agricoltori, ma anche agli abitanti della città.

L’intervento di Vito Rondinelli, completato da una successione di immagini uniche ed inedite sulla vita e la cultura delle nostre società agrarie, ha catturato l’attenzione dei presenti su alcuni punti nodali: il recupero della dimensione del tempo è un aspetto imprescindibile in percorsi culturali che non siano semplici manifestazioni episodiche, ma semi da piantare in terreni fertili che consentano la crescita e lo sviluppo di piante rigogliose e fiorenti.

Il mulino di proprietà Caruso non è l’unico presente sul territorio di Filadelfia, poiché di recente, nell’ambito del progetto “La Via dei Mulini”, sono stati attenzionati altri tre mulini ad acqua, a testimonianza del fatto che lungo i torrenti, la macina a pietra orizzontale costituiva un’attività economica molto praticata, tipica delle società cerealicole.

Ma attorno ai mulini, nella relazione di Rondinelli, è tutto un ruotare di abilità e saperi, di tecniche e tradizioni che ben vengono espressi da alcuni detti e proverbi che risalgono a tempi non molto lontani da noi e che costituiscono patrimonio da conservare e tutelare, accanto agli altri elementi, materiali ed immateriali.

Di aspetti del patrimonio, immateriale in particolare, si è occupato l’antropologo Matteo Enia il quale, dopo aver richiamato la Convenzione UNESCO del 2007 sull’”Intangible Cultural Heritage” ha sottolineato che gli aspetti materiali ed immateriali del patrimonio di una comunità sono aspetti inscindibili.

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