Calabria “Cenerentola” per la cultura? I numeri non dicono tutto e non si tiene conto delle eccellenze

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I dati statistici hanno un pregio se non vengono diffusi “a bocconi” ma inseriti in un contesto logico, ampio e necessariamente uniforme.

Da qualche giorno – anche sui media – è apparsa la notizia di una Calabria “Cenerentola d’Italia” anche nel settore culturale. Anche in questo caso, nessuno nega le criticità dovute sopratutto alla mancanza di investimenti. Rileva difatti giustamente un noto operatore del settore: “il 90% dei fondi va per interventi strutturali sul patrimonio architettonico, monumentale e archeologico ma solo il restante 10% va alle iniziative culturali” e questa cifra si polverizza, dato che sull’intero territorio regionale ci sono tantissimi poli culturali, cinque sistemi bibliotecari e centinaia di biblioteche, tantissimi musei, pinacoteche, archivi, e innumerevoli associazioni che giustamente devono attingere anche loro a qualche fondo pubblico per andare avanti e ai quali dobbiamo poi aggiungere le province e 409 comuni. E a tutti quanti, bisognerebbe davvero fare un encomio per quello che fanno. Se in questa terra – spesso umiliata e quasi mai considerata – ancora si fa cultura e la si fa ad un livello che in molti casi sfiora l’eccellenza, lo si deve a quanti operano in questi soggetti, quasi sempre gratuitamente. E se pensate, cari lettori, che stiamo esagerando vi invitiamo a scorrere le pagine dei giornali calabresi dove troverete centinaia di iniziative all’anno.

Ma vediamo i numeri. La prima cosa che è possibile osservare nel report difuso dall’ISTAT nel decimo capitolo dell’Annuario statistico italiano 2016 – un libello di 40 pagine riccamente corredate da tabelle e grafici – è che, per quanto attiene la spesa per consumi finali delle famiglie per ricreazione e cultura per regione, in percentuale sulla spesa finale delle famiglie, la Calabria non è affatto ultima e precede la Valle D’Aosta, l’Abruzzo, la Puglia, la Liguria e la Sicilia.

Per quanto riguarda le strutture culturali, i valori risultano nella media. La Calabria vanta infatti 418 biblioteche, 21 ogni 100mila abitanti (la media italiana è 22.4 ogni 100 mila ab.). Stesso discorso per i grandi musei – 16 in tutto, 0.8 ogni mille abitanti (la media italiana è identica).

Per quanto riguarda invece le persone di 6 anni e più che negli ultimi 12 mesi, hanno visitato musei, mostre o siti archeologici e monumenti, è vero che il dato calabrese è inferiore a quello nazionale – se prendiamo in esame quelli che hanno risposto che vi ci sono recati almeno una volta negli ultimi dodici mesi – ma se prendiamo quelli che hanno risposto “ci siamo recati da uno a tre volte” il dato supera di cinque punti quello medio italiano. Segno che vi è un pubblico magari poco numeroso ma che ritorna volentieri in questi siti e in questi stessi musei, i quali, a loro volta imbastiscono iniziative che spinge questo segmento della popolazione a ritornarvi.

Per quanto riguarda invece le persone di 3 anni e più che leggono quotidiani, i calabresi che leggono ogni giorno il giornale sono il 31.5% – dato superiore a quello della Sicilia, della Basilicata e pari a quello della Campania – mentre i calabresi che leggono un quotidiano, cinque volte o più alla settimana  sono il 25.7% – dato superiore a quello della Sicilia, della Puglia e della Campania.

Stesso discorso per ciò che concerne le persone di 3 anni e più che leggono libri dove, è vero che siamo fanalino di coda nel dato totale ma è anche vero che i nostri corregionali che leggono da uno a tre libri all’anno sono il 56.6% (dato italiano 45.1%) superiore a quello di quasi tutte le altre regioni eccetto Puglia e Basilicata, mentre i calabresi che leggono più di docici libri l’anno, sono l’8.3% del totale contro una media del 14% del dato medio italiano ma più alta del dato medio meridionale fermo al 7.6%. Segno che anche qui resiste una platea di lettori più accanita, rispetto al totale della popolazione ma che rappresentano certo un segmento non trascurabile della stessa.

Le persone di 3 anni e più che invece usano in Calabria un personal computer e Internet sono il 46.2% in totale (questo dato supera quello siciliano) di cui il 27.8% tutti i giorni (dato che supera quello lucano, quello siciliano e quello pugliese). Anche qui, certo si deve fare di più, ma non siamo noi il fanalino di coda.

Luci e ombre insomma ma di certo non solo tenebre. Anche perchè vi è un altro aspetto importante che i meri dati numerici non dicono. Per esempio quante strutture culturali di eccellenza vi sono nella nostra regione e quante inziative di elevato spessore culturale si fanno. E qualcuno che opera in questo settore giustamente osserva: “Si è vero il quadro generale potrebbe apparire molto depresso ma come in un qualunque organismo vivente che non gode di ottima salute vi sono anche delle “oasi” culturali come la casa editrice Rubbettino, il museo di Reggio, le università di Cosenza e Reggio, il MARCA di catanzaro o il Mussaba, la biblioteca del Sistema Bibliotecariuo Vibonese a Santa Chiara di Vibo città, il Festival “leggere e scrivere” di Tropea e potremmo continuare ancora per molte pagine.

E anche il legislatore deve muoversi per invertire la tendenza. Prendiamo ad esempio il settore della lettura. Si devono sviluppare programmi di lettura nella scuola e per bambini, incrementare i progetti nazionali 0-6 che pur già vi sono; potenziare la rete bibliotecaria; sostenere le librerie che sono poche, mettere in pratica le preziose indicazioni del Centro del libro e della lettura del Mibac.

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