<Il silenzio tombale dell’Azienda sanitaria sulla questione espianti mi amareggia. Fatico a capire il perchè di tanta insensibilità, mentre l’Aned nazionale sta lottando per evitare la chiusura dei due centri trapianti di Cosenza e Reggio Calabria, che, non effettuando più di venti interventi all’anno, sono chiaramente al di sotto dei nuovi parametri minimi da applicare>. Pasquale Scarmozzino, segretario regionale dell’Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto (Aned), dopo l’appello lanciato nei giorni scorsi assieme a Pino Rito, responsabile Aned provinciale, nel tentativo di scuotere il Vibonese dalla scarsa sensibilità verso il tema della donazione degli organi, rinnova il suo disappunto per l’assoluta mancanza di reazioni. Aveva, tra l’altro, manifestato anche il dubbio che lo stesso personale medico neppure si premurerebbe di avvicinare i familiari delle persone cerebralmente spente per prospettare l’eventualità della donazione. In altre parole, a Vibo e in altri sette ospedali calabresi c’è il vuoto assoluto, mentre solo altri quattro sono in condizione di espiantare gli organi donati. Accuse pesanti cadute nel vuoto e che spingono Scarmozzino a puntare il dito contro una politica sanitaria poco attenta ai bisogni della gente e che a Tropea verrebbe testimoniata dal carente funzionamento dell’ambulatorio della dialisi dovuto alla mancanza di medici. In Calabria su 350 pazienti in lista d’attesa ben 200 sono interessati al trapianto dei reni. Il dato non può che suggerire un impegno pressante per canalizzare la sensibilità dei calabresi verso il tema della donazione e della solidarietà. Impegno che deve vedere il Vibonese protagonista così come lo era stato soprattutto negli anni passati.
Anni in cui, spulciando tra atti ufficiali, libri, documenti e testimonianze torna alla luce lo splendido esempio di Maria Luisa Bonafede, moglie dell’ex deputato Domenico Romano Carratelli e preside della “Murmura” dal settembre del 1984 sino al 28 maggio del 2000. Sedici anni di intensa attività dirigenziale come preside di ruolo, che andavano ad aggiungersi a quelli già trascorsi, da preside incaricata, nelle scuole medie di Polia, sua prima sede quando non era nemmeno trentenne, Mongiana, Zambrone, Gerocarne, Briatico, Pannaconi e Longobardi. Il suo arrivo alla “Murmura” coincide con l’avvio di una serie di iniziative mirate a dare linfa ad una realtà scolastica frequentata solo da ragazzi di periferia e ubicata in un quartiere ghettizzato e attanagliato da tanti problemi. Maria Luisa Bonafede, col suo fare intelligente e con la sua totale dedizione alla scuola, spinge il suo istituto su livelli alti caratterizzandolo per i programmi tesi ad avvicinare gli alunni soprattutto ai valori della solidarietà con particolare riferimento alla donazione degli organi. Iniziativa questa che, oltre a sfociare in una manifestazione arricchita dalla presenza di Reginald e Margareth Green, valeva alla Murmura il riconoscimento di “Scuola pilota”. Poi la malasorte si mette di traverso. Un ictus stronca improvvisamente Maria Luisa.
I familiari, rispettosi della sua manifesta volontà di donare gli organi in caso di morte prematura, autorizzano l’espianto. Per la prima volta, ma sarà anche l’ultima, lo “Jazzolino” si mobilita per intervenire. Fegato, reni e cornee partono in direzione Roma, Cosenza e Reggio Calabria. Per una vita che si spegne ce ne sono altre che si riaccendono. Maria Luisa Bonafede non poteva lasciare esempio più bello. Col suo nobile gesto indicava a docenti, alunni, amici e cittadini il cammino da seguire per non morire mai. La città, però, non pare ne abbia fatto tesoro. Da rilevare che l’espianto degli organi autorizzato dai familiari della preside Maria Luisa Bonafede non solo riaccendeva la vita di altre persone, ma vedeva il fascicolo che raccontava il caso varcare la soglia del Quirinale e approdare sulla scrivania del presidente della Repubblica Azelio Ciampi. Una lettura commossa delle carte che accompagnavano la proposta avanzata dall’allora ministro Letizia Moratti e poi, senza esitazione, la firma del decreto che conferiva alla sfortunata preside della “Murmura” il diploma di “Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte”. Era il 6 marzo del 2002. Quel riconoscimento occupa sempre tanto spazio in casa Carratelli e nel ricordo della gente.
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