Un paese letteralmente spaccato in due quello fotografato da un Report sul lavoro della Fondazione studi dei consulenti del lavoro che ha elaborato dati Istat riferiti al 2015. Se infatti all’estremo nord della penisola, il tasso di occupazione, arriva allo spettacolare dato del 71.4% registrato nella provincia di Bolzano, a sud dello stivale, questo crolla allo sconfortante dato del 35.8% registrato a Vibo valentia. Una “forbice” che si conferma anche tra le grandi aree metropolitane del settentrione e del meridione, dato che il comune che ha il tasso di occupazione più alto è Bologna con il 70,9%, mentre Napoli ha la maglia nera con solo il 36,2% delle persone tra i 15 e i 64 anni che ha un lavoro.
Il gap tra le due aree del paese, riguarda anche il livello di istruzione. I dati infatti ci dicono che i lavoratori più istruiti sono a Roma e Milano (il 29,9% e il 28,7% degli occupati ha la laurea) mentre quelli con il titolo più basso sono a Nuoro (oltre il 55% con la sola licenza media.
Molto marcato il divario Nord-Sud anche tra i tassi di occupazione maschile e femminile. Nella provincia di Firenze il divario è di soli 9 punti (71,6% gli uomini, 62% le donne), mentre in provincia di Barletta si superano i trenta punti (55,9% gli uomini, 24,3% le donne). Sempre in provincia di Bolzano c’è il tasso di occupazione femminile più alto (64,3%), seguita da Bologna (63,5%), mentre a Caltanissetta registra il tasso più basso (22,5%).
Ad altre due province calabresi, altri due tristissimi record. Crotone registra difatti il più alto tasso di disoccupazione in generale (32,2%, quasi il triplo della media italiana) e Cosenza il più alto per la disoccupazione giovanile femminile (84,4%).
Per quanto riguarda l’efficenza del mercato del lavoro infine, troviamo solo province settentrionali al vertice della classifica – Milano, Bologna, Trieste, Monza e Brianza e Bolzano – e solo province meridionali al fondo della stessa – Agrigento, Barletta, Andria, Trani e Crotone.