L’episodio della cappella profanata nel vecchio cimitero di Nicotera sta seminando grande sconcerto tra i cittadini. Un gesto grave e intimidatorio del quale gli investigatori dell’Arma stanno cercando di delineare una chiara matrice. Atto vandalico o intimidatorio? Politico o mafioso? In ogni caso un atto sul quale le forze dell’ordine devono investire ogni risorsa necessaria per risalire agli autori. Ieri per tutto il pomeriggio sono stati sentiti familiari e persone interessate nel corso delle indagini coordinate dal nuovo Comandante della Caserma dei Carabinieri di Nicotera, maresciallo Vittorio Iacobino.
Il fatto sta avendo un forte clamore mediatico, anche per il ruolo politico ricoperto dal giovane Manuel Reggio, da anni segretario del circolo del Partito Democratico di Nicotera. Un giovane stimato da tutti gli iscritti e da tutta la comunità politica e sociale. Dotato di grandi qualità umane e sensibilità politica, doveva convolare a nozze nel mese di luglio 2016, ma neanche un mese prima ha dovuto rimandare il matrimonio per motivi di salute, oggi fortunatamente avviati a soluzione. Durante la sua permanenza al Policlinico Gemelli di Roma, un’ignobile mano, probabilmente la stessa dell’altra notte, procedeva nottetempo ad incendiare la macchina di Manuel, parcheggiata da tempo in un vicolo sotto casa, a Nicotera. Un atto inqualificabile di cui ancora, purtroppo, non ci sono riscontri giudiziari. Un caso di cronaca sicuramente sottovalutato dagli investigatori. Il fatto grave è che, a distanza di 7 mesi, l’intimidazione si ripete, con modalità estreme che non vanno e non possono essere più trascurate e sottovalutate.
Nel precedente episodio, vi era a disposizione degli inquirenti un filmato che inquadra un giovane sulla trentina, che procede rompendo il vetro dell’autovettura di Manuel e gettando benzina all’interno per poi dare fuoco al tutto senza tenersi alla giusta distanza. Un’imprudenza che poteva pagare cara perchè le fiamme lo investono costringendolo a darsi alla fuga come un coniglio impaurito, con i pantaloni bruciati e sicuramente con alcune scottature in viso e nelle mani. Anche altre due telecamere poste presso un distributore di benzina e la locale banca, potevano fornire elementi utili alle indagini, ma quando, a dieci giorni di distanza, i carabinieri richiedevano i filmati scoprivano che le immagini si erano cancellate in automatico.
Tutta la comunità nicoterese condanna il gesto vile, sacrilego e intimidatorio. I social sono intasati di segnali di protesta e di sdegno. L’ennesimo brutto episodio che fa toccare il fondo alla martoriata Nicotera, città tenuta sotto schiaffo dalla criminalità organizzata e dalla criminalità comune e che vede protagoniste bande di nullafacenti, che si proiettano in atti di vandalismo esecrabile, senza più rispetto neanche per i morti. Nell’articolo di ieri, appena avuta notizia, informavamo che ignoti individui avevano scavalcato le mura di cinta raggiungendo la zona Sud del cimitero vecchio dove, a margine del viale principale, sorge l’edificio funerario preso di mira.
Qui forzavano la porta e, una volta all’interno, probabilmente facendo uso di una mazza, sferravano violenti colpi contro le lastre in marmo dei loculi mandando tutto in frantumi. Stesso trattamento per l’altare pure in marmo.
I protagonisti dell’inqualificabile episodio facevano, tra l’altro, uso di una vernice nera per lasciare scritte di chiaro stampo minatorio tanto all’interno che all’esterno della cappella.
Su di una lapide la scritta errata del nome con Emanuel al posto del vero nome “Manuel”. Chi è stato non conosce Manuel, è stato mandato ad eseguire e ha scritto il nome errato.
L’altra scritta in caratteri maiuscoli, posta sulla parete esterna della cappella di famiglia, riporta ancora altre minacce: “A REGGIO ALLORA NON CAPISTI? IL TUO SANGUE NON INVECCHIERA’. PEZZI I MERDA”. La frase non lascerebbe dubbi sulla contiguità col precedente episodio dell’autovettura incendiata. Anche in quel caso veniva lasciato un biglietto con frasi di stampo intimidatorio.
Importante notare che la frase recente riporta, mafiosamente, una citazione del film “Il capo dei capi” sul boss Toto Riina, dove al 5° episodio, lo stesso Riina conversando con Tommaso Buscetta, poi pentitosi, dice: “Fateci sapere che il sangue suo non invecchierà”.
E’ la pista mafiosa, quindi, che va perseguita? Difficile stabilirlo anche perchè certi episodi raramente accadono nei codici mafiosi e ‘ndranghetistici.
I cittadini chiedono la mobilitazione delle forze politiche, della società civile, dell’antimafia e delle autorità dello Stato ai vari livelli, Ministro degli Interni compreso, affinchè si dia una risposta immediata ad un gesto che offende la città, le sue tradizioni, il suo patrimonio culturale.
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