Il Tropea Festival Leggere&Scrivere è un evento culturale, giunto alla sua quinta edizione. Le dimensioni raggiunte da questo importante appuntamento, hanno avuto un’eco che si è diffusa ben oltre i confini, regionali. Oltre settanta infatti, sono stati gli appuntamenti culturali realizzati dal 12 al 17 ottobre passati. Studiosi di ogni disciplina, rappresentanti istituzionali, scrittori di fama internazionale, giuristi. economisti, artisti, musicisti si sono ritrovati nel capoluogo dì provincia (e per alcuni appuntamenti anche’ a Tropea) per fare cultura, ma soprattutto per stimolare il coinvolgimento della popolazione verso un processo dì crescita civile.
Tutte le edizioni del Festival sono state ideate e poi curate dal Sistema Bibliotecario Vibonese diretto dal prof. Gilberto Floriani. Nella fasi organizzative, preziosa è stata l’attività svolta poi da Maria Teresa Marzano. Il Sistema bibliotecario territoriale del Vibonese – lo ricordiamo – è un ente pubblico, senza scopo di lucro, articolato mediante un’associazione intercomunale costituita ai sensi dell’art. 24 della L. 142/1990. Tra gli scopi dichiarati nello Statuto di tale Associazione, anche quello di “garantire a tutti i cittadini l’accesso all’informazione attraverso il libro, la documentazione storica e i vari, mezzi della comunicazione a stampa e audiovisiva e per promuovere il loro avanzamento culturale mediante attività di divulgazione nei vari campi della conoscenza”.
E il Festival nasce proprio – come idea progettuale – come attività del SBV per qualificarsi come polo culturale d’eccellenza che, oltre ai suoi compiti istituzionali, mira anche a caratterizzarsi come “centro di produzione” di buona cultura. E la manifestazione in questione, si è difatti segnalata per essere la più importante del settore, poichè tramite questa, la promozione della cultura avviene mediante modalità moderne e un coinvolgimento della popolazione a trecentosessanta gradi.
Peculiare e approfondita è stata poi l’attenzione data dalla kermesse all’attualità, sia nella parte analitica di ogni suo segmento sia in quella propositiva per superare le molteplici criticità. Non c’è ambito del sapere che, insomma, sia rimasto estraneo al festival e inoltre non c’è una sola fascia sociale trascurata dalla kermesse. L’obiettivo, insomma, è quello di fare cultura: finalità che in Calabria appare ardua ma non più procrastinabile. La capacità di allestire eventi socialmente coinvolgenti e qualitativamente eccellenti sono quindi tra le principali peculiarità del festival, i cui ideatori, intendono la cultura come strumento di conoscenza critica, ricerca, della verità e difesa dei valori fondanti l’umanità.
Il festival che si è svolto a Vibo Valentia (e in parte anche a Tropea) si segnala poi anche per la capacità di relazionarsi con la cultura nazionale e internazionale senza timori reverenziali. È questo il giusto atteggiamento per affrontare con prospettive di successo le sfide della contemporaneità. Ma vi è di più. Il festival armonizza le diverse esperienze del sapere con sagacia e lungimiranza. In tal modo, la manifestazione è diventata un rilevante patrimonio regionale suscettivo di specifica attenzione. Il gap che separa la Calabria dalle altre regioni nazionali ed europee, oltre che economico e sociale è infatti, prima di tutto culturale. Il festival pone ‘un argine a tutto ciò ed ha avviato, concretamente, una risposta vincente e convincente. E cosi, tale evento, andava considerato ormai patrimonio culturale regionale. Un bagaglio di conoscenze, esperienze, cultura da difendere e valorizzare. Significativo, in tal senso, il costante e puntuale coinvolgimento delle migliori risorse intellettuali e professionali calabresi nell’ambito della rassegna.
Tutte motivazioni che hanno spinto a suo tempo l’ex consigliere regionale di Forza Italia Giuseppe Mangialavori a promuovere una legge regionale ad hoc che istituzionalizzasse l’evento in questione. Proposta che – fatta poi propria dal consigliere regionale del PD Michelangelo Mirabello, presidente della terza commissione regionale – che è stata approvata ieri e ora andrà al vaglio dell’aula.
“La legge, prima di tutto, – scriveva lo stesso Mangialavori nella sua proposta – si prefigge di orientare e sviluppare una politica culturale al passo coi tempi. Un processo dal quale dipendono, in buona parte, le prospettive di crescita civile della Calabria stessa. Affinché ciò si realizzi è necessario assicurare al festival stabilità e appropriato sostegno economico. L’investimento in direzione della cultura, d’altronde, è sempre il più importante per chi crede nei valori del proprio passato, nella possibilità di invertire la rotta del presente e costruire un futuro migliore. E quindi, la necessità di assicurare le risorse economiche risulta un dovere politico e istituzionale ineludibile. Creare le condizioni favorevoli alla formazione di una classe dirigente responsabile e attrezzata alle sfide imposte dai profondi mutamenti culturali e geopolitici in itinere. Valorizzare, in sostanza, il sapere collettivo come mezzo necessario ad elaborare i temi della libertà e della giustizia da porre al servizio del vivere quotidiano. Da segnalare che il festival s’incardina in un comprensorio, quello Vibonese, particolarmente significativo sia dal punto di vista geografico che culturale. La storia di Vibo Valentia e quella di Tropea costituiscono di per sé un ottima garanzia su cui poggiare la dichiarata volontà di rinascita culturale (e non solo). Di primaria importanza anche l’opzione degli altri siti individuati nella proposta legge regionale per l’attuazione del progetto: Mileto, Nicotera, Pizzo e Serra San Bruno. Va segnalata, inoltre, l’opportunità dì investire proprio nella cultura in una realtà che è ad un passo dalla rassegnazione e che sembra essere fagocitata da una crisi senza precedente. Una crisi che investe il settore pubblico e quello imprenditoriale. Anche per evidenti ragioni logistiche, l’area di Vibo Valentia risulta posizionata al centro della Calabria, agevolmente collegata con il principali punti di trasporto (ferroviario, aereo, autostradale)”.
Soddisfazione è stata espressa dallo stesso Prof. Gilberto Floriani, Direttore del SBV che ha dichiarato: “Aspettiamo con ansia l’approvazione da parte dell’aula del consiglio. E’ un’iniziativa nata sull’onda del successo del 6° Festival, un giusto riconoscimento al nostro lavoro e al nostro impegno. La legge consacra Vibo Valentia citta’ del libro e della lettura, e’ un ottimo risultato di una sinergia delle nostre rappresentanze politico territoriali quando mettono al primo posto la crescita del capitale sociale di Vibo Valentia e di tutto il Vibonese”.
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