Sul referendum relativo al cambio di denominazione del comune da Ricadi in Ricadi-Capo Vaticano regna calma piatta. Anzi regnava. Nella mattinata di ieri a cominciare a scaldare il clima ci ha pensato l’ex sindaco Mimmo Laria. Il leader ricadese dell’area socialista ha rotto gli indugi e, sganciando i suoi primi siluri, ha, in sostanza, avviato la campagna referendaria. Il suo racconto parte dal 1946 e, a tappe veloci, arriva sino ad oggi sfociando in una prima considerazione: sul cambio di denominazione nessuno può accampare meriti di primogenitura. <E non voglio accampare meriti neppure io – sostiene – anche se è bene che si sappia che nella seduta consiliare del 20.12.2006, nella mia veste di sindaco, proposi il cambio di denominazione proprio da Ricadi in Ricadi-Capo Vaticano. Di quel Consiglio – precisa – facevano parte Michele Mirabello, che espresse voto contrario, nonché l’attuale sindaco Giulia Russo e l’attuale assessore Paolo Morabito che, però, votarono a favore della mia proposta>.
L’ex sindaco rammenta ancora che in quella seduta il consigliere Nicola Tripodi suggerì che nell’indire il referendum, all’opzione “Ricadi-Capo Vaticano” venisse aggiunta anche quella del solo “Capo Vaticano”. Ipotesi che lo stesso Laria si affrettò a bloccare per non dividere la popolazione. L’acceso dibattito si concluse con la proposta del consigliere Giorgio Caronte di rinviare la votazione dell’argomento. <Proposta – ricorda l’ex sindaco – che venne approvata con un solo voto di scarto col risultato che poi non se ne parlò più>. In ogni caso <voglio chiarire – insiste Laria – che neppure io posso vantare diritti di primogenitura perché il primo a parlare di cambio di denominazione da Ricadi a “Capo Vaticano” fu nel 1946 l’allora sindaco Michele Saragò che, tra l’altro, propose che venisse spostata la sede municipale da Ricadi a San Nicolò. La sua proposta venne approvata dal Consiglio, ma poi non se ne fece nulla>. Il leader del Psi parla con documenti alla mano e, chiariti gli aspetti storici, torna al presente. <Trovo davvero strano – dice – che in questa fase l’amministrazione comunale non prenda posizione, addirittura lascia libertà di voto. E’ un controsenso – continua – anche perché avevano votato tutti a favore>. Alla fine, però, come voterà Mimmo Laria? <A dieci anni della mia proposta – afferma – i tempi erano maturi per cambiare il nome dell’ente in Capo Vaticano e basta. Ci sarebbe stata la possibilità di ripartire da zero e, magari, anche di cancellare quella brutta pagina dello scioglimento del Consiglio. Stando così le cose, non farò campagna elettorale per il sì, ma non mi metterò neppure di traverso>. Si rinverdisce un vecchio motto socialista: né aderire né sabotare.
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