Interessante scoperta quella effettuata da un team di ricercatori italiani, coordinato dall’Università degli Studi dell’Insubria – con la collaborazione dell’Università di Milano Bicocca, dell’Università di Firenze, del Museo La Specola, dell’Università della Calabria, del Museo di Storia Naturale della Calabria, del CNR e dell’ Istituto per lo Studio degli Ecosistemi e dalla Società Italiana per la Storia della Fauna “G. Altobello” – che ha scoperto che le popolazioni di scoiattolo presenti in Calabria e Basilicata – già riconosciute come una sottospecie dello scoiattolo comune europeo – appartengono a tutti gli effetti a una nuova specie di scoiattolo.
Il lavoro degli studiosi è stato pubblicato nell’importante rivista scientifica di teriologia (la scienza che studia i mammiferi, Hystrix the Italian Journal of Mammalogy, che è la quarta al mondo per importanza tra tutte le riviste che si occupano di zoologia.
Lo scoiattolo meridionale, ha una lunghezza testa-corpo, compresa tra i 24 e i 29 cm, esclusa la coda che può raggiungere anche i 18 cm. Si tratta di una razza inconfondibile, poiché presenta un’unica colorazione del mantello in ogni stagione, è tutto nero nelle parti superiori, coda compresa, mentre il ventre è di colore bianco -una differenza ben marcata rispetto allo scoiattolo comune europeo – detto anche scoiattolo rosso, (Sciurus vulgaris) – di cui è “parente stretto” che è presente in tutto il resto d’Italia, ad eccezione di Sicilia e Sardegna e che ha una colorazione che può variare dal rosso-arancione al bruno scuro. Lo Sciurus meridionalis è dotato di appariscenti ciuffi auricolari, che sono visibili, specie nel periodo invernale. Soprattutto nei paesi della Sila, è conosciuto con il nome dialettale di “zaccarella” o “zaccanedda”, ciò deriverebbe dalla sua particolare vivacità.
In Calabria, vive sui rilievi della regione, preferendo le aree boschive meglio conservate, certamente le pinete di Pino laricio calabrese, rappresentano il principale habitat della specie, sebbene si adatta tranquillamente anche alle latifoglie: non disdegna boschetti, parchi urbani, giardini, pur se intervallati da radure e frutteti, dove può reperire più facilmente il cibo. La dieta è contraddistinta da alimenti vegetali, anteponendo quelli più calorici, soprattutto in inverno, come ghiande, castagne, nocciole, noci, faggiole (semi del Faggio), con un’indiscussa predilezione per i pinoli contenuti negli strobili, specie se di Pino laricio calabrese o di Pino loricato. Avendo comunque un’ampia dieta, non disprezza certo i germogli, le cortecce, le foglie tenere, i funghi e, altri elementi vegetali, ricercati particolarmente nel periodo primaverile ed estivo. Ghiotto di frutta, l’ho visto addirittura in alcuni vigneti alle falde della Sila, intento a nutrirsi di fichi e uva. Contrariamente a ciò che si pensa, non va mai in letargo, può tuttavia, ridurre l’attività esterna, specie nei periodi più freddi, forte delle riserve di grasso accumulate durante il periodo autunnale.
Come hanno spiegato Adriano Martinoli e Lucas Wauters che – assieme a Damiano Preatoni – operano nell’Unità di Analisi e Gestione delle Risorse Ambientali del Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate dell’Università degli Studi dell’Insubria, la scoperta è stata possibile solo dopo un lungo lavoro di analisi di un grande quantitativo di dati genetici e morfologici.
- Tags: Scoiattolo