La Confederazione Nazionale Artigianato (CNA) in un recento convegno, svoltosi a Perugia, ha messo in risalto le opportunità per le aziende, derivanti dai processi di trasformazione tecnologica.
Non è un caso, che oggi infatti si parli già di Artigianato 4.0 e di manifattura digitale, anche se queste nozioni si scontrano con una serie di ritardi strutturali del Sistema-paese. Per quanto riguarda la digitalizzazione, l’Italia è infatti tra gli ultimi: siamo 25esimi su 28 in Europa. Eppure siamo uno dei paesi con il tasso di crescita più rapida secondo i dati del “Digital economy and society index”, l’Indice della Commissione Europea che classifica i paesi secondo cinque variabili: a) connettività; b) competenze digitali, c) propensione all’uso dei servizi digitali, d) integrazione delle tecnologie digitali; e) digitalizzazione dei servizi pubblici. E se il Piano Nazionale Industria 4.0 è stato approvato con la legge di Stabilità, la strada da percorrere prima di vederne i risultati, è ancora molto lunga, poichè si deve recuperare il gap digitale con le principali economie internazionali in termini, soprattutto, di reti veloci e servizi ai cittadini e alle imprese e si deve puntare all’innovazione per dare al paese maggiore competitività produttiva.
Durante l’assise, è stato sottolineato come, quando si parli di Artigianato 4.0 e di manifattura digitale, si indichi una ristrutturazione aziendale adattata alla rivoluzione tecnologica che ormai è entrata di diritto nel moderno modello di business. Una rivoluzione che però presenta due facce: da un lato molti lavori tenderanno a scomparire sostituiti dalla tecnologia e anche il lavoro intellettuale, limitatamente creativo, è a rischio dato che – solo per fare un esempio – oggi con le stampante 3d si può persino realizzare una casa, ma altre professioni emergeranno grazie al sempre più sofisticato mondo delle connessioni, dei progetti condivisi, delle relazioni tra uomo e macchina. Il futuro quindi si baserà sull’unione di capitale umano e capitale sociale per creare una società basata sul capitale cognitivo capace di instaurare relazioni e scambiarsi idee e progetti.
E una rivoluzione quella tecnologica che, del resto, a permesso a tante aziende artigiane – come ha dichiarato lo stesso Direttore CNA, Roberto Giannangeli – di sopravvivere durante i lunghi anni della crisi economica internazionale e pertanto adesso “va favorito il processo di acquisizione di tecnologie e competenze innovative da parte di queste imprese” sottolineando altresì che “oggi con il digitale si può entrare in nuovi mercati stranieri e si può raggiungere un numero potenzialmente infinto di clienti. Le parole d’ordine sono conoscenza, competenze e sapere fare per unire la tecnologia alla tradizione manifatturiera”.
Gli esempi di best practice del resto non mancano – come dchiarato durante il convegno da Sergio Sacchi, docente di macroeconomia all’Università di Perugia – e la stessa CNA ha proposto alla regione Umbria di attivare tre linee di intervento specifico, volte: a) al miglioramento dei processi produttivi aziendali attraverso l’acquisto di nuovi macchinari ed attrezzature produttive; b) al miglioramento dell’efficienza energetica e dei livelli di sicurezza negli ambienti di lavoro; c) al varo di bandi per l’innovazione digitale e voucher per la digitalizzazione. Una priorità del resto in ua regione dove su 7mila aziende ben 5600 sono artigiane.
Una propota che è stata accolta positivamente dall’assessore regionale allo Sviluppo economico Fabio Paparelli, che ha dato la disponibilità della Regione stessa per costruire percorsi e strumenti a misura della piccola impresa.
Un modello che ora molti si augurano possa essere esportato anche in altre realtà italiane.
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