Oreste Sergio Pirrò – dottore di ricerca in Conservazione dei beni architettonici e ambientali e uno dei più accreditati studiosi di storia delle stoffe e delle sete antiche – forse non avrà creduto egli stesso ai suoi occhi, quando avrà posto il suo sguardo di studioso attento, sull’ultimo “tesoro” che è stato scoperto in ordine di tempo, sul territorio sorianese.
Trattasi questa volta di un raro arazzo di manifattura francese riferibile al XVIII secolo, in raso lanciato broccato a liage in argento, sete policrome e galloni in argento, facente parte del vasto corredo tessile del convento di San Domenico: un “unicum” in Calabria.
L’arazzo giaceva dimenticato in uno dei depositi del Municipio del piccolo centro urbano – circa 2300 abitanti – dell’Alto Mesima.
Il modulo compositivo e decorativo è strettamente legato ai motivi della cosiddetta cineseria ed è rappresentato da scene di vita quotidiana, architetture, fiori, personaggi e ed elementi geometrici. Una lavorazione che in Italia è attestata già negli anni 30 del XVIII secolo – a Roma e a napoli in particolar modo – ma che era diffusa anche in altri paesi europei: Francia, Spagna e Fiandre)
Dopo il restauro, fa sapere il primo cittadino, il prezioso manufatto sarà esposto nel museo delle stoffe e delle sete antiche, di prossima apertura. Di certo un ulteriore arricchimento dell’offerta culturale del piccolo centro vibonese dove in questi anni anni – dal museo dei marimi al museo del terremoto – sono state aperte nuove e importanti strutture.