Gli esperti ritengono che dopo il raid la Russia potrebbe interrompere la collaborazione con gli Stati Uniti nella lotta ai combattenti dello Stato Islamico. Gli analisti di Intelligence concordano su una cosa che sembra essere sicura: l’operazione militare di Trump segna un deciso cambio di rotta degli Usa, intervenendo in modo diretto e repentino laddove Obama aveva solo minacciato di farlo, dopo gli attacchi chimici della Ghouta, a Damasco, nel 2013.
È questo il segnale che Trump vuol mandare al mondo: basta con l’America debole e irrisoluta di Obama. Ora la musica è cambiata ed io sono pronto ad assumermi le mie responsabilità Questo è il senso dei 59 missili Tomahawk lanciati contro la base siriana. Ma Trump vuol davvero imbarcarsi in una nuova guerra? Per il momento sembrerebbe di no. L’America vuol solo tornare a esercitare il proprio ruolo di leader anche in Medioriente. E manda anche un segnale forte alla Corea del Nord di Kim Jong-un: attento, non tirare troppo la corda. I due cacciatorpediniere americani Ross e Porter hanno lanciato 59 missili Tomahawk sulla base dell’aeronautica siriana Shayrat nella provincia di Homs, in Siria. Washington ha definito il gesto una “risposta commisurata” al presunto attacco chimico sferrato dalle truppe di Assad contro gli abitanti della regione di Idlib. Trump, con questa azione, ha spiazzato tutti i suoi detrattori del partito democratico e di alcuni detrattori all’interno del suo steso partito dei repubblicani.
Chi aveva imbastito un attacco contro Trump, addirittura ipotizzando un impeachment, con la mossa di oggi Trump spiazza tutti e, d’ora in avanti, nessuno potrà complottare su Trump alludendo a compromessi con la Russia di Putin. Un colpo da maestro, furbo e spregiudicato. Una azione a bandiera falsa? Tutto è possibile nello scacchiere interno ed internazionale. Purtroppo queste azioni sporche sono sempre sulla pelle di civili inermi ed innocenti. Il vero obiettivo di Trump è l’Iran e lo fa coinvolgendo la Siria nella speranza di una reazione Russa. La volpe di Mosca, Putin, ha dimostrato di essere sempre più furba e tattica di altri, spiazzandoli sul loro stesso terreno della provocazione.
Come comunicato dal Ministero della Difesa della Federazione Russa, le navi statunitensi hanno distrutto alcune strutture strategiche delle forze aeree siriane, quali piste di atterraggio, stazioni di rifornimento e alcuni aerei MIG-23 negli hangar della base aerea. Dopo il raid missilistico i combattenti dell’Isis e del Fronte al-Nusra sono passati all’offensiva.
Secondo il Segretario di Stato americano Rex Tillerson il Pentagono avrebbe informato in anticipo il comando del Ministro della Difesa russo dell’imminente attacco missilistico; per tal motivo i sistemi russi di difesa antiaerea, tra cui gli S-400 Triumph, erano stati disattivati durante il passaggio dei missili Tomahawk.
“Ci hanno comunicato in anticipo l’attacco. Inoltre tra Mosca e Damasco è in vigore un accordo e i sistemi delle contraeree russe devono rispondere soltanto dell’incolumità dei nostri soldati e degli impianti tecnologici. A rispondere delle basi siriane sono soltanto le truppe locali della difesa aerea”, ha commentato a Rbth Sergej Rogov, direttore scientifico dell’Istituto per gli studi americani e canadesi.
La reazione del Cremlino
Il Presidente russo Vladimir Putin considera il raid degli USA un’aggressione contro uno Stato sovrano che viola le basi del diritto internazionale con un pretesto fittizio, ha dichiarato ai media russi Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino.
L’esercito siriano, ha sottolineato Peskov, non possiede armi chimiche in quanto sono state completamente distrutte nel 2016 sotto la sovrintendenza dell’OPAC (Organizzazione per la proibizione di armi chimiche) in collaborazione con l’ONU.
“Secondo Putin aver ignorato l’impiego di armamenti chimici da parte dei terroristi non fa che peggiorare le situazione”, commenta Peskov.
Il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato che l’attacco alla base siriana mina i già difficili rapporti tra Russia e USA. In risposta Mosca ha deciso di sospendere l’accordo di comunicazione con gli Stati Uniti per la prevenzione di conflitti tra militari russi e americani in Siria.
Secondo gli esperti il Cremlino ha chiesto una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU in risposta all’aggressione statunitense, ma non ha intenzione di intraprendere azioni armate.
Che cosa succederà
Gli analisti russi ritengono che l’attacco delle portaerei sia stata un’azione isolata; appena qualche anno fa l’attuale capo della Casa Bianca aveva criticato aspramente la politica aggressiva del suo Paese in Siria, ipotizzando che avrebbe prodotto terribili conseguenze per Washington.
“Ripeto ancora, al nostro stupido leader: non attaccate la Siria. Se lo farete le conseguenze saranno molte e terribili, e gli Stati Uniti non otterranno nulla da questa guerra”, scriveva all’epoca Donald Trump sulla sua pagina Twitter rivolgendosi a Barack Obama.
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