Si è appena conclusa la Santa Messa indetta per le ore 17.30 e preceduta dalla novena, in riparazione dell’atto sacrilego, da parte di ignoti, nel Santuario di San Francesco di Paola a Nicotera.
Ieri notte “balordi” avevano rubato oggetti di scarso valore economico, ma di grande valore devozionale. Un atto che ha ” sporcato” la sacralità del luogo, violato nottetempo, da dissacrati esseri umani in preda alle spinte malvagie, tipiche di chi è in preda alla incultura di riti esoterici, riti satanici o semplicemente riti delinquenziali, che non fanno differenza tra loro, accomunati dal medesimo abisso in cui i malfattori son precipitati.
Don Francesco Vardè ha officiato la cerimonia, cospargendo e benedicendo con il rito dell’acqua santa tutta la chiesa gremita di fedeli, ripristinando così il danno inferto dal sacrilegio subito.
Una risposta da parte del popolo sano e fedele alla chiesa nonché fortemente devoto al Santo che ha gremito la navata del Santuario di San Francesco. Nell’omelia, Don Francesco, ha rivolto un appello forte ai malfattori, rivolgendo loro parole accorate, per il recupero della loro anima persa, verso un pentimento che possa preservarli dal giudizio di Dio. Don Francesco, ha poi esortato i presenti a proseguire secondo gli insegnamenti della Chiesa, lasciando alle forze dell’ordine il compito delle indagini, mentre ai fedeli non rimane altro che il solo compito della preghiera.
Il Vescovo della Diocesi, Mons Luigi Renzo, rattristato per l’episodio, ha amaramente fatto presente a Don Francesco che ormai, a cadenza mensile, si verificano fatti del genere nelle varie chiese della diocesi.
La festa del Santo è programmata per il 7 maggio e già oggi, il Santuario, era risplendente come sempre, rimesso in ordine dall’amore dei devoti e fedeli, già impegnati in una corsa di beneficenza per il ripristino degli oggetti rubati e distrutti. Un gesto che commuove e riempie di orgoglio tutta la città ferita ed umiliata, dimostrando con vero onore, il suo rispetto verso il sacro. Tutto questo risuona come una sconfitta per quei “balordi” e malfattori che hanno profanato il luogo, rubando oggetti di grande devozione ma di scarso valore economico, tanto da non recuperare neanche quei 33 denari con cui vendette la sua anima al diavolo, Giuda Iscariota, un “balordo” che con dignità ha poi scelto di impiccarsi con una corda al collo, appeso al ramo di un albero di ulivo, pianta tanto presente e verdeggiante anche qui in queste terre nicoteresi, i cui rami da ieri, attendono visita.