Sequestro dell’intero patrimonio aziendale composto da 4 imprese commerciali, delle rispettive quote societarie, di 27 tra immobili, locali commerciali e terreni, di svariati rapporti finanziari e assicurativi, il tutto per un valore stimato pari a circa 28 milioni di euro, è questo il bilancio dell’operazione denominata “U padri nostru” scattata oggi sotto il coordinamento della Procura delle Repubblica di Reggio calabria, con il coinvolgimento attivo dei militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio, del Nucleo speciale Polizia valutaria e del Servizio centrale investigazione sulla criminalità organizzata nelle province di Vibo Valentia, Reggio Calabria e Roma, inchiesta che ha come protagonista l’imprenditore vibonese Angelo Restuccia.
Durissima l’accusa che gli inquirenti avanzano nei confronti del Restuccia, cioè quella di essere da tempo colluso colluso con la ‘ndrangheta, avendo avviato ed accresciuto le proprie attività grazie agli appoggi delle cosche “Piromalli” e “Mancuso” operanti rispettivamente nei territori di Gioia Tauro e Limbadi e legate da accordi e cointeressenze economiche, così come si ricava dalle evidenze giudiziarie del processo “Tirreno” e, da ultimo, del processo “Mediterraneo”.
Un rapporto che risalirebbe agli anni ottanta come emergerebbe anche da un altra inchiesta – denominata “Bucefalo” e condotta dai Reparti delle Fiamme Gialle che aveva portato alla luce i rapporti tra i vertici della cosca Piromalli e altri imprenditori. Attraverso tale inchiesta era stato infatti appurato che nella realizzazione del “Parco Commerciale Annunziata” di Gioia Tauro erano state impiegate diverse imprese legate, direttamente o indirettamente, a cosche di ‘ndrangheta. L’assegnazione dei lavori, infatti, era una prerogativa esclusiva della cosca “Piromalli”, tanto da rappresentare uno dei motivi scatenanti la storica rottura dei rapporti tra la citata famiglia e la cosca “Molè”. Un affare quello della realizzazione della nuova sede dell’Annunziata srl che aveva visto la partecipazione anche della Restuccia Costruzioni S.p.a. che oltre a realizzare la struttura prefabbricata adibita a nuova sede dell’“Annunziata S.r.l. stessa, realizzava anche due capannoni ed un fabbricato che insistono all’interno del parco commerciale.
Un rapporto quello tra gli imprenditori e le cosche che emerge anche dai racconti di alcuni collaboratori di giustizia che hanno accusato l’imprenditore non solo di conoscere esponenti di spicco della criminalità organizzata vibonese ma anche di frequentarli ricevendone vantaggi.
L’attività investigativa si è concentrata, poi, sulla analisi del complesso di beni di cui Restuccia e la sua famiglia dispongono sia direttamente che indirettamente (nell’arco temporale 1985-2017) accertando sia la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale, che il suo ruolo di imprenditore vicino alle cosche tanto da poter sostenere che il patrimonio accumulato altro non sia che il frutto o il reimpiego dei proventi di attività illecite. Da qui la necessità per gli inquirenti di procedere al sequestro dei beni dell’imprenditore.