Sarebbe in preparazione, presso la Santa Sede, un provvedimento da parte del gruppo di lavoro sulla corruzione che prevederebbe la scomunica per corruzione e mafia per tutti coloro che si macchiano di tali crimini.
“Il gruppo di lavoro – afferma la Santa Sede -, sta provvedendo all’elaborazione di un testo condiviso approfondendo, a livello internazionale e di dottrina giuridica della Chiesa, la questione relativa alla scomunica per corruzione e associazione mafiosa”.
La decisione sarebbe stata presa a conclusione del primo Dibattito internazionale sulla corruzione del 15 giugno, organizzato con la Pontificia accademia per le Scienze sociali al quale hanno partecipato circa 50 tra magistrati anti-mafia e anti-corruzione, vescovi, personalità di istituzioni vaticane, degli Stati e delle Nazioni Unite, capi di movimenti, intellettuali e alcuni ambasciatori perchè “la lotta alla corruzione e alle mafie – si è affermato – è una questione non solo di legalità, ma di civiltà”.
La scomunica è la pena più grave nella Chiesa. L’antichissima fattispecie comporta l’allontanamento dalla comunità dei fedeli e la conseguente esclusione dai sacramenti.
“I mafiosi sono scomunicati, fuori dalla Chiesa” aveva annunciato in occasione della sua visita del 2014 in Calabria, nella spianata di Sibari, Papa Francesco, insieme a loro, ora, attraverso apposito decreto, potranno esserlo anche i corrotti.
“Il pontificato di Bergoglio – dichiara monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, uno dei presuli più impegnati su questo fronte – è in linea con i suoi due predecessori che hanno contribuito all’interpretazione e alla condanna della mafia a partire dalle tradizionali e originali categorie cristiane. San Giovanni Paolo, nel 1993, nel discorso alla Valle dei templi, lanciò l’appello, “mafiosi convertitevi, una volta verrà il giudizio di Dio”, Benedetto XVI, nel 2010, a Palermo, sentenziò che la mafia è una strada di morte”.
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