Questa volta ammonta a 28 chilogrammi, suddivisi in 25 panetti, la cocaina purissima del valore di 5 milioni e seicentomila euro, sequestrata nel porto di Gioia Tauro grazie al costante ed assiduo impegno degli uomini della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dell’Agenzia delle Dogane, coordinati dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. I controlli e le tecniche di ispezione adottate presso lo scalo portuale cercano in tutti i modi di limitare l’utilizzo dello stesso quale punto di ingresso di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente destinati al mercato italiano.
Il sistema utilizzato è sempre identico: occultamento di borsoni pieni di cocaina all’interno di un container, in questo caso contenente un carico di caffè spedito da Puertocortes (Honduras) e diretto ad Instanbul (Turchia).
L’attenzione e lo sforzo sono massimi per cercare di limitare un fenomeno che affligge purtroppo non solo le fasce di popolazione più giovani , ma anche una platea molto più vasta, cui sono da imputare anche una serie di costi “sociali” che possono essere intesi come quelli sopportati dai cittadini e dalla collettività, direttamente ed indirettamente, derivanti dalle conseguenze dell’uso di droga e del mercato ad esso connesso.
Basti pensare alle enormi ricadute, in termini di costi per la società, in tema di sforzi volti a garantire la sicurezza pubblica, la cura e la riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti o al finanziamento degli interventi di prevenzione e di assistenza sociale.
Un ulteriore problema è dato anche dai costi aggiuntivi determinati dall’immissione sul mercato delle enormi quantità di denaro proveniente dal traffico e dallo spaccio di tali sostanze: tali somme infatti, una volta reinvestite e riciclate, sono in grado di inquinare pesantemente i circuiti legali dell’economia e di alterare le condizioni di concorrenza, sottraendo opportunità di lavoro alle imprese che rispettano le regole.
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