“Vince il buon senso e la libertà di espressione, siamo estremamente soddisfatti di questo risultato e stiamo già pianificando la prossima grande campagna pubblicitaria contro il Gender nelle scuole”. Così commentano l’esito del contenzioso con l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) i responsabili di CitizenGO e Generazione Famiglia.
A inizio ottobre lo IAP – che giudica la correttezza deontologica delle comunicazioni pubblicitarie diffuse sui canali delle società che si vincolano al suo controllo, cioè quasi tutte le reti televisive e radiofoniche e le agenzie di affissione stradale – aveva formalmente contestato la correttezza dei manifesti contro il Gender apparsi a Roma per pubblicizzare l’inizio del tour del Bus della Libertà, ingiungendo a CitizenGO e Generazione Famiglia di interromperne la diffusione.
Le accuse si concentravano sullo slogan “Basta violenza di genere”, giudicato “distorsivo” e “fuorviante” rispetto al tema della violenza sulle donne, in relazione alla successiva affermazione “i bambini sono maschi e le bambine sono femmine”, ritenuta “discriminatoria” verso chi non si riconosce nel dualismo sessuale maschile-femminile. Al centro delle due espressioni, l’immagine di due grandi mani nere che calano dall’alto un reggiseno, porgendolo a un bambino, e un paio di baffi, rivolto a una bambina. Il manifesto intendeva denunciare le attività che nelle scuole costringono i bambini e le bambine ad assumere atteggiamenti propri del sesso opposto con il malinteso fine di “decostruire gli stereotipi di genere” maschili e femminili, ideologicamente ritenuti costrittivi.
Dopo il ricorso delle due associazioni, venerdì scorso si è svolta a Milano, presso la sede dello IAP, l’udienza decisiva davanti al Giurì dell’Istituto. L’organo di ultima istanza, esaminate le accuse del Comitato di Controllo e le difese delle associazioni, ha infine giudicato per la correttezza della comunicazione, escludendo dunque profili di discriminazione e ambiguità. Le motivazioni della decisione sono attese per i prossimi giorni. L’ingiunzione dello IAP aveva sollevato fortissime polemiche, sfociate in una petizione di protesta sulla piattaforma web di CitizenGO sottoscritta da oltre 30.000 firmatari e nell’attenzione della stampa e dei media nazionali.
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