Dopo la denuncia depositata nella Procura della Repubblica di Catanzaro dall’associazione “Amici del mare” per segnalare l’esistenza di ben 96 scarichi abusivi – per l’Arpacal vengono così definiti gli impianti inattivi o assenti – che sfociano direttamente in mare, nei fiumi o nel suolo, si riaccendono i riflettori sul tema della depurazione che da qualche lustro “appassiona” cittadini, operatori turistici e villeggianti. L’associazione catanzarese, avverte, tra l’altro, che anche la prossima stagione estiva potrebbe essere a rischio. L’accurata ricerca dei biologi catanzaresi non risparmia il litorale tirrenico vibonese anzi sofferma l’attenzione su Tropea e Pizzo sostenendo l’esistenza in entrambi i comuni di scarichi abusivi ben nascosti sotto i moli dei porti. Denunce gravi che non risparmiano, naturalmente Nicotera dove, a parere dei tecnici di “Amici del mare”, tra il 18 giugno ed il 29 agosto scorsi, ci sarebbero stati vistosi sversamenti davanti ai lidi di balneazione. Nessuno mette in dubbio quanto asserito e documentato, ma resta il fatto che il mare nicoterese, l’estate scorsa, ha goduto di una condizione di cristallinità caraibica che non si riscontrava da anni.
Nel Vibonese venti comuni senza impianto di depurazione – Sulla limpidità delle acque del litorale vibonese vigila, peraltro, anche la sezione Arpacal di Vibo guidata da Angela Diano, attraverso una serie di controlli che si ripetono da anni e che non mancano di rilevare inefficienze e abusi in più tratti del litorale. Proprio dal lavoro condotto sull’intero territorio provinciale dall’Arpacal scaturisce una mappa del funzionamento degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane che non lascia dormire sonni tranquilli. Dei 50 comuni vibonesi ben 20 risultano privi di impianti attivi per il trattamento dei reflui. Di questi 20 la metà ( Acquaro, Arena, Filandari, Francia, Gerocarne, San Calogero, San Costantino Calabro, San Gregorio d’Ippona, Soriano e Spadola) scaricherebbe tutto nel Mesima, tre nell’Angitola (Capistrano, San Nicola da Crissa e Polia), quattro in torrenti di piccola portata (Cessaniti, Dasà, Zaccanopoli e Nardodipace). Il comune di Fabrizia scarica direttamente nell’Allaro, mentre Nicotera fa confluire ogni cosa nel megadepuratore di Gioia Tauro. Gli altri 30 Comuni dispongono, complessivamente, di 41 di impianti di trattamento attivi che, comunque, fanno affluire le acque trattate nel Mesima (nove comuni), nell’Angitola (12), direttamente a mare (8) o in altri corpi ricettori (12). Per “Amici del mare”, in ogni caso, solo il 40% degli impianti calabresi funziona regolarmente, mentre il restante 60% presenta seri problemi. Non va neppure dimenticato che numerosi impianti sono vetusti e non conformi, nonché interesssati di carenze strutturali degne di rilievo. L’estate 2017 ha restituito a turisti e residenti acque marine pienamente balneabili. Da Nicotera a Pizzo gli inconvenienti sono stati modesti, i flussi dei vacanzieri sono aumentati notevolmente e le strutture ricettive hanno registrato il tutto esaurito.
L’ossessione dei tubi abusivi – Gli impianti di trattamento delle acque reflue inattivi non sarebbero i soli responsabili del mare sporco. A parere degli esperti, vanno presi in considerazione anche i tubi abusivi che sfuggono ad ogni controllo. Un’“ossessione” questa che da anni impegna lungo il litorale nicoterese sommozzatori della Marina, dei Carabinieri, della Guardia di finanza e di qualche comitato civico, nonché escavatori utilizzati dal Comune per indagare lungo la battigia alla ricerca di condotte non regolari. La scorsa estate, i fondali del litorale di Nicotera Marina sono stai ispezionati metro a metro, dalla foce del Mesima a quella del torrente San Giovanni, sotto l’occhio attento dei Carabinieri di Nicotera Marina comandati dal maresciallo Fabio Cirone, del maresciallo Fabio Rodigliano del sottocapo Giuseppe Betrò, componenti della delegazione di spiaggia di Nicotera Marina, nonché dell’equipaggio della motovedetta 812 dell’Arma.
Tutti assieme hanno supportato il lavoro del vicebrigadiere Giovanni Sibio e dell’appuntato Bruno Papa entrambi appartenenti al gruppo Carabinieri Forestali di Vibo. A bordo di una barca pilotata dal pescatore Giovanni Ursino e utilizzando un geomagnetometro sono andati avanti e indietro per un paio d’ore. Sarebbero state rilevate delle anomalie, peraltro mai confermate ufficialmente. Nel corso di un’attività espletata dai tecnici di “Amici del mare” con l’impiego di un metal detector sarebbe stata, invece, individuata una condotta abusiva in ferro.
I cittadini in prima linea – Il merito del mare pulito viene attribuito, in particolare, alle indagini predisposte dalla Procura della Repubblica sotto l’impulso dal nuovo procuratore Bruno Giordano, nonché, almeno per quanto riguarda Nicotera, all’azione costante ed efficace posta in essere dal movimento “14 luglio”. I cittadini stanchi di vivere senza acqua potabile e senza mare pulito, sono scesi in campo con rabbia per reclamare il diritto a godere di beni e servizi degni di una società civile. Hanno occupato la stazione di Rosarno, l’Asp di Vibo, il consiglio comunale. Si sono confrontati con commissione straordinaria e Regione. Sono stati in piazza in tutti i momenti più importanti. Hanno sensibilizzato tutte le istituzioni. I risultati stanno dando ragione al loro impegno. E non pensano di mollare.
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