Il segretario cittadino del Partito Democratico (PD) Manuel Reggio, torna ad intervenire nel dibattito politico con una nota che pone un problema non secondario cioè il rapporto tra rappresentanza politica, stile amministrativo e spirito di servizio.
“Da molto tempo in politica – afferma Reggio – sentiamo gli sproloqui di chi scaglia contro la casta e il palazzo e non vi è dubbio che spesso si tratta di posizioni strumentali dettati da ritorni elettoralistici. Tuttavia, nel mare magnum delle boutade e delle fake news da taluni segmenti degli schieramenti politici affiorano, di tanto in tanto, anche delle proposte meritevoli di discussione su tematiche molto serie. Tra queste – continua l’esponente dei democratici – vi è il problema dei costi della politica. A tale proposito sono del parere che, come la storia ci insegna, non si possa tornare al XVIII° secolo, quando solo ad una ristrettissima cerchia di persone abbienti era consentito, in virtù della propria ricchezza personale, fare politica e pertanto giuste sono state lotte condotte per ottenere che chi prestasse un servizio per la collettività (perché questa è la politica) avesse un appannaggio che gli consentisse di dedicarsi alla cosa pubblica pur essendo di modeste origini. Se però, questo sacrosanto diritto deve continuare ad essere riconosciuto, a livello nazionale e locale, è anche vero che nel corso dei decenni si sono introdotte delle storture come ben dimostra la vergognosa faccenda dei vitalizi concessi in passato a persone che non ne avevano bisogno o quella di una indennità percepita da persone che quasi mai si son fatte vedere in un aula parlamentare o di un consiglio regionale. E sono state proprie queste storture – afferma Reggio – ad aver contribuito allo scontento visibile soprattutto in quelle fasce deboli della popolazione che non arrivano alla fine del mese, nei confronti delle istituzioni.
“Un problema che è sentito anche a livello comunale, soprattutto nei piccoli centri come il nostro, dove fino a venti anni fa fare il sindaco o l’assessore non era uno strumento per procacciarsi una rendita finanziaria che, alle nostre latitudini, nel profondo Sud, dove anche i 900 euro che prende un assessore comunale sono un lautissimo stipendio. La politica e l’impegno amministrativo devono tornare ad essere un servizio e se è pur vero che proprio in virtù della ragioni storiche da me citate, a chi riveste un ruolo amministrativo nell’esecutivo comunale debba essere garantito un appannaggio per fronteggiare le spese che non mancano, è parimenti vero che, il livello degli attuali emolumenti è troppo alto, soprattutto in un centro contrassegnato da una gravissima crisi economica e sociale, dove il 63% della popolazione vive con meno di mille euro al mese, il tasso di disoccupazione è il doppio della media nazionale”.
“Pertanto – asserisce Reggio – come Partito democratico crediamo che sarebbe un segnale di equità sociale, e sicuramente contribuirebbe a moralizzare la vita pubblica cittadina, se la commissione straordinaria che attualmente guida le sorti di Palazzo Convento procedesse, al dimezzamento delle indennità per sindaco e assessori per la prossima legislatura comunale. Un segnale importante – che fa seguito al ridimensionamento del numero degli assessori (da sei a quattro) e alla decurtazione del 10% già decisi dal legislatore nazionale – soprattutto, anche in considerazione dello stato, definito preoccupante se non del tutto disastroso, delle stesse casse comunali”.