La Commissione straordinaria che amministra il Comune di Nicotera – Dott. Adolfo Valente, Dott.ssa Michela Fabio, Dott. Nicola Auricchio – ha proclamato ufficialmente il dissesto dell’Ente. Lo si apprende dalla deliberazione n. 1/2018 disponibile sul sito comunale alla quale è allegata una cospicua documentazione che spiega nel dettaglio le motivazioni che sono alla base della decisione della terna commissariale.
“Dallo studio delle scritture contabili e della documentazione rinvenuta – si legge nel corpo della delibera in questione – emerge, tra le altre cose, un notevole accumulo di debiti, in gran parte fuori bilancio, che non consentono, alla luce delle norme attuali in materia di ordinamento finanziario e contabile, il raggiungimento degli equilibri per la redazione del bilancio finanziario 2018/2020, né appare ipotizzabile, per i numeri in prosieguo esposti e commentati, una manovra di riequilibrio ex art. 193 del d.lgs. 267/2000, mentre è necessario valutare, con la massima attenzione ed urgenza, la procedura da intraprendere per il completo risanamento finanziario dell’ente” e che inoltre “il non ricorso ad una drastica azione di risanamento dei conti dell’ente aggraverebbe, ulteriormente, la situazione di incapacità funzionale ormai conclamata e aumenterebbe, a dismisura, l’ammontare dei debiti facendo gravare sulla collettività ulteriori costi”.
A pesare sul quadro finanziario del comune tirrenico vibonese, la massa dei residui passivi e dei debiti fuori bilancio ma anche “il ricorso dell’Ente all’utilizzo di somme vincolate per le quali è necessario ed obbligatorio procedere alla loro ricostituzione”.
“L’Ente – si legge ancora nella elibera in questione – per i motivi che precedono, allo stato attuale si trova nella impossibilità: a) di poter ricostituire i fondi vincolati; b) di poter pagare i fornitori per la mancanza di disponibilità di cassa; c) di poter procedere al riconoscimento dei debiti fuori bilancio da finanziare per come previsto dall’art. 193 del TUEL 267/2000 per come risultanti in precedenza quantificati” e quindi “a causa della situazione economico finanziaria, sopra descritta, non può garantire l’assolvimento delle funzioni e servizi indispensabili e, pertanto, l’unica strada, al momento, percorribile appare quella del “dissesto finanziario”.
A scendere poi nei dettagli ci pensa la Relazione sulla situazione finanziaria del Comune di Nicotera – un documento di sedici pagine redatto dal Responsabile dell’Area finanziaria del Comune Dott. Angelo Grande e dal Dott. Giuseppe Curciarello, i quali innanzitutto escludono la possibilità di effettuare “una manovra di riequilibrio ex art. 193 del d.lgs. 267/2000”.
Il primo capitolo della relazione si sofferma sulle entrate tributarie ed extratributarie che evidenzia come “la percentuale di riscossione su quanto preventivato a titolo di accertamento nell’anno 2016 e quanto effettivamente riscosso nello steso anno è pari al 46,29%” mentre non meno diversa è “la situazione dei numeri nel conto del bilancio 2016 riferita al Tit. III° delle entrate relativi alle tariffe per i servizi offerti dal Comune” (…) “la cui percentuale di riscossione media è del 2.19%”. Da evidenziare in merito al primo aspetto è che, la riscossione dell’IMU e dell’IRPEF si aggira su livelli notevoli (86.7% e 73.6% rispettivamente) mentre è il mancato introito della Tassa di smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani a pesare molto. Sul secondo fronte invece pesa la quota derivante dai servizi relativi alle fogne, alla fornitura dell’acqua e alla depurazione.
“La bassissima capacità di riscossione delle entrate proprie – affermano quindi i due tecnici – si riflette di conseguenza sulle capacità dell’ente di assolvere ai propri impegni”.
La seconda parte della relazione invece compie un analisi dei residui attivi, cioè di quei crediti che il Comune vanta nei confronti di terzi e che si accumulano negli anni per effetto della loro mancata e/o parziale riscossione. In questa parte del documento si evince che “la percentuale di “riscossione media” dei tributi (IMU, TARI; TARSU; TARES, ecc.) mostra la vetustà dei crediti, molti dei quali sicuramente di difficile riscossione, e rappresenta la causa principale della tensione di cassa”.
“Di norma le entrate proprie, riguardanti i primi tre titoli di bilancio, – continuano i due esperti – dovrebbero finanziare il titolo I e III della spesa e precisamente le spese correnti ed il rimborso di mutui e prestiti. Dall’analisi della gestione dei residui di parte corrente del bilancio, di seguito si evidenzia invece un sostanziale disequilibrio”.
“Tenuto conto che l’ammontare dei residui passivi di parte corrente, desumibile dal conto di bilancio 2016 è pari ad € 12.517.107,98 e non essendo, al momento, nelle condizioni di valutare quali e quanti saranno di difficile ed impossibile riscossione, – si legge ancora – e volendo considerare, nella migliore delle ipotesi, una riscossione pari al 15%, (percentuale stimata superiore alle medie come in precedenza determinate ), collegata con una manovra di accelerazione della riscossione, l’ente potrebbe riscuotere dai suoi crediti solo l’importo di € 777.091,82 a fronte di residui passivi ammontanti a € 5.180.617,16. E’ evidente, pertanto, l’inesistente equilibrio, considerato che l’importo dei crediti riscuotibile consentirebbe il pagamento del solo 6.21% dei debiti accertati”.
La relazione si sofferma poi sul risultato di amministrazione risultante dall’ultimo conto del bilancio approvato (2016) recependo alcune osservazione della Corte dei Conti.
Infine “allo stato attuale non è assolutamente quantificabile, con certezza, la situazione debitoria complessiva del Comune. Da un esame dei dati a conoscenza risulterebbe un debito di circa € 10.332.487,26”.
Tra questi debiti troviamo: a) l’Amministrazione provinciale di Vibo” (per l’addizionale TARSU) con 215.444 euro; b) la Regione Calabria (per il conferimento rifiuti in discarica comprensivi sia degli anni precedenti che successivi al 2013) con 1,828,642 euro; c) il Comune di Vibo Valentia (per la Sottocommissione elettorale mandamentale, dal 2000 al 2016) con 163.701 euro; d) Farmafactoring (per cooprire i costi della fornitura di energia elettrica dall’Edison) con 604,831 euro; e) Banca Sistema (per coprire i costi della fornitura di energia elettrica dall’ENEL) con 1.1154.941 euro; f) La Regione Calabria (per i costi del Servizio idrico dal 1981 al 2004) con 1.957.097 euro – ai quali si aggiungono altri 121.363 euro di debiti contratti con la Sorical -; g) i debiti derivanti dalla vertenza con gli eredi Cipriani (la cosidetta “questione Filippella”) con 507.034 euro; h) le spese legali con 179.202 euro; i) le sentenze con 583.039 euro l) le somme pignorate con 148.181 euro e infine n) gli impegni assunti e non pagati pari a 2.869.006 euro.
A questo punto toccherà ai commissari liquidatori, che saranno nominati con decreto del Presidente della Repubblica, effettuare le valutazioni decisive, e caso per caso, prima di procedere alle transazioni definitive.