Sparatorie di Nicotera e Limbadi: la versione di Olivieri davanti al magistrato.

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Francesco Giuseppe Olivieri – il 31enne nicoterese autore del duplico omicidio di pochi giorni fa e del ferimento di altre persone a Limbadi – resterà in carcere. Lo ha disposto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli.

L’ammissione. Olivieri avrebbe lucidamente ammesso tutte le varie azioni da lui compiute il giorno di quella che avrebbe potuto essere una vera e propria strage. Secondo quanto da lui dichiarato infatti, altre persone dovevano morire quel giorno e solo la difficoltà di procurarsi un arma automatica forse lo avrebbe per così “intralciato” per compiere quella che appare ormai chiaro sia stata una vera e propria vendetta, meditata da tempo e che comunque, gli stessi inquirenti, non esitano a definire come “attentamente pianificata”.

I punti oscuri. Rimangono ancora da chiarire ovviamente alcuni punti oscuri nella ricostruzione della vicenda che Olivieri – ora assistito dal suo legale Francesco Capria – ha fatto. Olivieri dice di aver bruciato il fucile dentro la sua auto ritrovata a Spilinga ma nulla dice, al momento, su come sia entrato in possesso dell’arma. Olivieri ha affermato poi che, dopo le sparatorie, si sia nascosto nelle campagne sopra il centro abitato di Limbadi ma non chiarisce come abbia potuto passare inosservato – nel tragitto tra Spilinga e Limbadi – attraverso le maglie dell’imponente dispositivo di sicurezza che gli dava la caccia e neanche su come poi sia arrivato, senza auto, al carcere di Vibo dove si è costituito. Resta infine da chiarire chi sono due delle tre persone che l’Olivieri si proponeva di uccidere.

Il presunto movente. Il movente sarebbe da ricercare nell’uccisione del fratello Mario Olivieri avvenuta nel 1997. Ma anche qui ci sono alcune domande a cui gli inquirenti dovranno dare una risposta. Innanzitutto perchè mai aspettare ventun anni per fare una vendetta. Secondo la sua ricostruzione comunque, avrebbe ucciso la signora Mollese ritenendola mandante dell’uccisione del suo congiunto, a sua volta ritenuto dalla stessa Mollese, l’assassino del proprio figlio Ignazio (ucciso due anni prima nel 1995), mentre Valerioti era ritenuto da lui “partecipe” del delitto Olivieri. Anche questo un fatto davvero molto strano, dato che il Valerioti, è da tutti conosciuto in paese, come un lavoratore che si divideva tra il lavoro, la casa e la famiglia.

Il raid a Limbadi. Ma a finire sotto i colpi del killer doveva essere anche Vincenzo Timpano che si è salvato solo grazie alla sua prontezza di riflessi. Anche in questo primo raid, l’Olivieri avrebbe dimostrato di aver premeditato tutto con precisione. Dopo aver fermato infatti una persona del posto  nei pressi della villa comunale di Limbadi gli avrebbe chiesto di accompagnarlo al bar sito nella piazza del paese, perchè doveva incontrare il Timpano. Olivieri sarebe poi entrato nel bar in questione dove ha ferito Pantaleone Timpano, Vincenzo Timpano, Pantaleone D’Agostino e l’avvocato Francesco Di Mundo che erano lì intenti a giocare a carte.

Il raid a Nicotera. Dopo aver seminato il panico a Limbadi, Olivieri si sarebbe dunque diretto a Nicotera. Qui, come ha affermato, ha ucciso due persone e ha sparato a una insegna di un esercizio pubblico: la pizzeria del nipote della Mollese in Via Castello. L’Olivieri avrebbe poi dichiarato nell’interrogatorio, di aver avuto l’intenzione di uccidere anche il medico Giuseppe Pagano che riteneva responsabile della morte di un altro fratello, a suo tempo deceduto per cause naturali. Ma ormai le forze dell’ordine erano già in allerta e forse l’Olivieri stesso, ha pensato che fosse venuto il momento di lasciare Nicotera e far perdere le proprie tracce. Cosa che del resto ha fatto, per ben tre giorni, fino a quando non si è costituito.

Due città ancora attonite. Se il killer è nelle mani della giustizia, resta comunque il clamore di un gesto così efferrato e così eclatante: la gente non solo ha paura ma chiede più sicurezza in quanto ritiene inconcepibile che, in pieno giorno, per quasi due ore, un uomo armato abbia potuto scorrazzare sul territorio di due centri urbani e fare quello che ha fatto. Rimangono inoltre gli interrogativi di cui accennavamo prima, i misteri legati ai delitti precedenti che sono – secondo la ricostruzione dell’Olivieri – alla base della sua efferata “spedizione punitiva” e ovviamente la scia di sangue e il dolore dei familiari delle vittime.

 

 

 

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