Non vogliamo la Calabria delle strade chiuse, dei luoghi irraggiungibili per i turisti, dei visitatori che gridano di non tornare più. Perciò bisogna lottare uniti per il benessere di tutti i cittadini. E’ questo lo spirito che ha animato la manifestazione di ieri mattina promossa da cittadini e commercianti del comune tirrenico che, in attesa dell’incontro di oggi, alle 11.30, in Prefettura, alla presenza del consigliere Michele Mirabello (Pd), del presidente della Provincia e del sindaco di Joppolo, Carmelo Mazza, si sono dati appuntamento presso la barriera di chiusura della Sp23 chiedendo pacificamente la riapertura del tratto Joppolo-Coccorino, interdetto al traffico da circa 8 mesi.
“Ho la farmacia a Coccorino – afferma Giovanna Rodolico, una delle organizzatrici – e attraverso questo tratto minimo 4 volte al giorno, anche di notte. Per me è una situazione stressante e difficoltosa perché ogni volta si rischia la vita a percorrere il tratto alternativo. Come me tanti altri pendolari. Come esercenti subiamo il disagio maggiore e chi ha un’attività commerciale ha dimezzato il fatturato”.
Una strada, la provinciale 23, dove, in estate, per i manifestanti, non sarebbe mai “accaduto nulla di grave” e per questo c’è chi chiede l’immediata riapertura e chi reclama l’avvio dei lavori per la definitiva messa in sicurezza del tratto. “La legge deve essere rispettata – afferma il sindaco –. I tecnici mi diano un parere che la strada è percorribile e non pericolosa ed io farò subito un’ordinanza di apertura. Personalmente devo tutelare l’incolumità dei cittadini non invitarli ad andare incontro al pericolo”. Negli ultimi giorni, l’amministrazione comunale è stata più volte accusata di “immobilismo”. “Non è vero – dichiara Mazza –. L’amministrazione sin dal giorno successivo la caduta del masso si è attivata per la messa in sicurezza della strada utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione. La problematica non è un’esclusiva di Joppolo, ma di tutto il circondario, da Pizzo a Rosarno. Quello che io mi auguro è che la strada non venga riaperta solo per un mese, ma che venga messa definitivamente in sicurezza”.
Non è dello stesso avviso Giovanni Capua del comitato “Strada del mare”. “Fa piacere vedere tutta questa gente – afferma – significa che si è esasperati e che la misura è colma. Gli enti preposti che possono risollevare le sorti di questa arteria sono Prefettura, Provincia e Comune. Della prima non ho notizie, la seconda ha detto che non riaprirà, bisogna capire il Comune quali responsabilità vuole assumersi. Ci sono precedenti di altri Comuni che hanno riaperto strade provinciali temporaneamente per motivi di ordine pubblico e sicurezza a maggior ragione qui perché il percorso alternativo è più pericoloso di quello chiuso”. In effetti, la Sp 25 presenta numerosi rischi per chi la percorre, un’auto passa a fatica a causa della vegetazione molto folta e della carreggiata molto stretta. “Ci deviano su una strada pericolosa – dichiara Giovanni Vecchio – aspettando che ci scappi il morto e prima poi succederà. Allora interverranno le istituzioni”.
Intanto, domani, per discutere della situazione, è stato convocato il consiglio comunale. “Durante il consiglio inviteremo l’amministrazione ad iniziare un procedimento penale e civile contro Provincia e Regione – affermano Giuseppe Dato e Salvatore Burzì della minoranza – perché nessuno ha provveduto a verificare perché è stato stravolto l’originale progetto della galleria, esiste qualche procedimento giudiziario in corso ma si è andato ad appurare solo la responsabilità sul fermo dei lavori e sull’utilizzo dell’esplosivo. Siamo vicini a commercianti e operatori turistici e ci dissociazione dalla maggioranza che ha organizzato l’adunanza nello stesso luogo e orario solo per impossessarci del lavoro degli altri. In 50anni non c’è stata la volontà di risolvere definitivamente il problema e neanche in questi ultimi 8 mesi nonostante le passerelle di Provincia e Regione. Siamo coscienti del pericolo come attestato da Carlo Tansi, però il percorso alternativo è sicuramente molto più pericoloso della 23. Difficilmente qualcuno si prenderà la responsabilità di riaprire la strada”.
La Provincia non risponderebbe ai solleciti, per il consigliere Ambrogio Scaramozzino. “Siamo dalla parte dei cittadini – afferma -. Riguardo ad alcune polemiche relative al fatto che noi in 8 mesi siamo stati a guardare non è vero perchè le carte parlano per noi, delibere, solleciti alla Provincia, il tavolo tecnico che è in atto con la Regione, l’unica cosa è che da parte della Provincia c’è un muro di gomma, sia per quanto riguarda l’apertura, sia per quanto riguarda la documentazione da inviare in Regione, c’è immobilismo amministrativo. Come amministratore non sono contento della semplice apertura per agosto, a noi preme lavorare per far riaprire i lavori della messa in sicurezza anche continuando la galleria”.
Per Girolamo Albino, “Uno stato di indecenza.Conviviamo da 50 anni con questa strada e ce ne sono di più pericolose. Abbiamo un versante molto solido. Con l’ultimo nubifragio non è caduto nulla. Parlano di consorzio del comuni della Costa degli dei, ma come si fa a parlare di turismo e sviluppo se non abbiamo una strada da attraversare. Qualcuno si deve prendere la responsabilità di aprire, abbiamo chiesto a tanti politici ma nessuno ha fatto nulla”.
Così per i commercianti Franco Arena (operatore turistico), “Ho fatto un investimento a Joppolo e fra alluvione e strada chiusa il lavoro è zero, mi tocca pagare le persone per niente. Ultimamente tutte le prenotazioni di giugno sono state cancellate”. Egidio Tomasello (fabbrica di cartucce), “Avendo la fabbrica a Coccorino stazione i fornitori ritardano di giorni. Ci sentiamo surclassati da un clima di indifferenza e da una situazione di stallo”. Gigi Solano (distributore di carburanti), “Gli stessi segnali sono fuorvianti perché le auto pensano di non poter attraversare la zona attraverso il tratto alternativo e così ci hanno tagliato fuori”. Sabatino Gurzì (pendolare) “E’ intollerabile e ingiusto. Tutte le mattine devo percorrere a piedi 4 chilometri per andare a lavorare”.