Il “Comitato per la difesa della dignità dell’agricoltura” attivo nei territori di Maierato, Sant’Onofrio, Stefanaconi, Filogaso e Pizzo, ha indetto, per il 31, in piazza Cavour (di fronte al Municipio), a Maierato, alle ore 20,30, una manifestazione in piazza di protesta e di proposta dal titolo “Fateci seminare!!! Basta cinghiali che devastano le colture agricole. Subito politiche sostenibili di gestione della fauna selvatica”.
“E’ il titolo – affermano gli organizzatori – con cui la nostra assemblea (molto partecipata dagli agricoltori aderenti) ha indetto ufficialmente la manifestazione conseguente all’accertamento dei tantissimi danni apportati dai cinghiali alle colture primaverili-estive, in un territorio agricolo non vocato alla per la specie. L’assemblea ha deliberato inoltre un programma di incontri con i sindaci del comprensorio e le organizzazioni agricole e civili, che saranno invitati ufficialmente a presenziare alla manifestazione. Proprio ai sindaci gli agricoltori consegneranno le proprie sementi, che in questa situazione non possono essere più affidate ai terreni, ormai soggiorno continuo dei temibili animali selvatici. La manifestazione sarà di protesta verso la Regione Calabria, che da anni ormai, nonostante promesse vane, non è si dotata di una seria politica di gestione della fauna selvatica e della caccia. Per non parlare poi del carico burocratico e dei cronici ritardi di erogazione dei fondi destinati al risarcimento dei danni. Sarà anche di proposta. Ci presentiamo con una piattaforma di proposte concrete e di facile realizzazione, prova ne sia che sono già adottate in altre regioni italiane. In particolare come agricoltori chiediamo un programma finalizzato all’eradicazione delle specie nei territori agricoli non vocati, a partire dalla cattura degli ungulati con apposite gabbie, per poi essere destinati poi all’allevamento”.
“Siamo in estate – continuano gli organizzatori della manifestazione – e ci troviamo ancora una volta a contare i danni dovuti alla presenza devastante dei cinghiali nelle nostre aree agricole (che non sono vocate alla riproduzione ed al mantenimento della specie). Siamo ormai al punto di non poter più seminare i nostri terreni, con le principali colture in grado di assicurare la vitalità economica delle nostre aziende. L’invasione dei cinghiali rappresenta anche fattore di franosità ed alla instabilità dei terreni, con gravi danni per intere zone rurali già alle prese con l’abbandono del territorio ed eventi climatici estremi. Per non parlare inoltre dei rischi sulla salute degli allevamenti domestici e degli abitanti dovuti alle malattie che possono essere trasmesse dalla specie selvatica (Mycobacterium, sspp. M. avium, avium complex, bovis o tuberculosis complex). La drammatica situazione che si è determinata è il frutto di una dissennata pianificazione e gestione del territorio rurale e montano, che ha portato all’immissione ai fini venatori di animali provenienti dall’incrocio di diversi ceppi, estranei alle caratteristiche ambientali e naturali dello stesso. Il risarcimento dei danni causati dai cinghiali alle imprese agricole, che è un diritto stabilito dalle leggi, è spesso oggetto di miserevoli lungaggini burocratiche. In questi giorni l’Ambito Territoriale di Caccia di Vibo Valentia ha chiesto agli agricoltori colpiti dai danni il pagamento di 50 euro per istruzione della domanda di risarcimento. La Regione chiede soldi a chi è danneggiato! E’ un’ulteriore umiliazione dell’onesto lavoro degli agricoltori. Per non parlare delle ultime determinazioni da parte del Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, che ha assoggettato i risarcimenti dei danni al “regime di de minimis”, vigente per l’erogazione di fondi destinati allo sviluppo delle aziende, limitando così le risorse a disposizione. Ecco come ancora una volta si vogliono umiliare gli agricoltori!
Da anni denunciamo questa drammatica situazione. Ma, nonostante articoli di stampa, promesse e rassicurazioni dei responsabili, il tempo passa senza alcun intervento davvero risolutivo. E’ venuta meno l’umana considerazione verso chi opera faticosamente nei campi, non solo per il mantenimento della propria famiglia, ma anche a vantaggio del contesto ambientale e locale a cui appartiene. In questa situazione non riusciamo più a sapere cosa seminare nei nostri terreni! Non possiamo più aspettare e per questo scendiamo in lotta per la tutela del nostro lavoro e del territorio a cui apparteniamo“.
Il Comitato, in primo luogo, chiede l’azzeramento della popolazione dei cinghiali nelle aree agricole non vocate. A tal fine rivendica nei confronti della Regione Calabria le seguenti richieste:
- attivazione di un programma di cattura comprensoriale con apposite trappole degli animali, da destinare all’allevamento biologico ed amatoriale, previa supervisione degli istituti dell’ISPRA (e degli istituti scientifici che si vogliono coinvolgere) e delle Autorità Sanitarie competenti in materia di igiene e salute pubblica. Il programma di cattura deve prevedere per il posizionamento e il controllo delle trappole il ruolo attivo degli agricoltori, gli unici a poter assicurare la conoscenza ed il presidio costante del territorio;
- autorizzazione agli agricoltori ad utilizzare squadre di cani addestrati per il disturbo e l’allontanamento dei cinghiali dalle colture, nei momenti critici della coltivazione;
- autorizzazione alla caccia singola al cinghiale sui propri terreni, da parte degli agricoltori e dei propri coadiuvanti aziendali già in possesso di caccia o porto di armi;
- incremento dei selettori singoli e snellimento delle procedure burocratiche, con la loro autorizzazione su base annuale (facendo salvi i periodi critici per la specie);
- aumento dei giorni di caccia delle squadre di cacciatori autorizzate;
- restringimento dei comprensori di caccia e rotazione annuale delle squadre di caccia al cinghiale;
- snellimento delle procedure burocratiche relative al pagamento degli indennizzi dei danni alle colture causati da cinghiale, con previsione di tempi certi e celeri per l’accertamento degli stessi e la liquidazione delle spettanze;
- annullamento di ogni richiesta di contribuzione economica per l’istruttoria delle domande di danno;
- esclusione dal “regime di de minimis” dei risarcimenti dei danni da cinghiale;
- accertamento della presenza della tubercolosi diffusa dai cinghiali e predisposizione di un piano di prevenzione e di intervento, a tutela della salute degli allevamenti e degli abitanti.
Il “Comitato per la difesa della dignità dell’agricoltura” su questi punti è intenzionato ad intraprendere ogni azione di lotta e di difesa dei diritti dei propri associati.