“Il 18 novembre 2018, tra un mese esatto, scade il mio naturale mandato di dirigente della Protezione Civile della Regione Calabria. Finisce il mio triennio di aspettativa in cui sono stato prestato alla regione e il 19 novembre tornerò a fare quello che ho sempre fatto e quello che so fare: il ricercatore presso l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche”.
Esordisce così Carlo Tansi in un suo post apparso sui social network qualche giorno fa. Un modo originale, forse singolare di salutare chi, in questi tre anni, durante i quali abbiamo avuto modo di conoscerlo, lo ha seguito mentre sull’elicottero della ProCiv raggiungeva qualsiasi luogo della Calabria per aiutare e supportare chiunque fosse in difficoltà perché lì era successo qualcosa di grave, alluvioni, nubifragi, terremoti, frane o altro.
Una figura forte, a volte scomoda, ma sincera e autentica. Uno di “quei tipi” che oggi è difficile incontrare ai posti di comando.
“Tre anni volati via come il vento – scrive – durante i quali ho cercato con tutte le mie forze di costruire una protezione civile adeguata alla Calabria, nettamente più esposta alle calamità naturali dove, a causa della mancata prevenzione, l’emergenza è diventata normalità e dove, per questo, la protezione civile lavora senza sosta tutti i giorni e tutti i minuti dell’anno. In questi tre anni sono stato subissato da emergenze: frane, inondazioni, terremoti, incendi, sbarchi, tendopoli, ecc… sono stati sotto gli occhi di tutti i Calabresi”.
“Durante questi tre anni – afferma – ho anche ripulito la protezione civile regionale dal malaffare, denunciando sempre illeciti e soprusi alla autorità giudiziaria e contribuendo nelle indagini che hanno portato anche agli arresti di soggetti che in passato avevano leso le nobili origini della Protezione Civile. Per questo ho subito minacce di morte e attentati. Grazie al prezioso supporto dei miei collaboratori, abbiamo fatto risparmiare alla pubblica amministrazione altre 1 milione e mezzo di euro all’anno, tra trasferimenti da locali privati a locali regionali e straordinari, turnazioni e reperibilità di personale che, anche con mansioni di operaio, guadagnava fino a 6mila euro netti al mese”
Il responsabile regionale della ProCiv negli ultimi anni ha, insieme ai suoi collaboratori, “professionalizzato tutto il personale della protezione civile regionale attraverso corsi di formazione altamente specialistici; informatizzato la protezione civile rendendo intercomunicanti e interattivi in tempo reale, durante le emergenze, tutti i soggetti del sistema di protezione civile, compresi i cittadini che attraverso l’App gratuita EasyAlert possono facilmente comunicare alla sala operativa situazioni in cui rischiano la vita, oltre che ricevere direttamente i messaggi di allerta; rivoluzionato il sistema del volontariato di protezione civile, sottraendolo alla politica, riportandolo alle sue origini e aprendolo a tutti; gestito con efficacia tantissime grandi emergenze e le relative ordinanze, distribuendo decine di milioni di euro con criteri basati sulla equità, trasparenza e sulla legalità, supportando costantemente i sindaci, giorno e notte, tutti i giorni dell’anno; realizzato in tutte le sedi provinciali uffici ipertecnologici dove abbiamo distribuito mezzi e attrezzature che prima erano tutti concentrati a Catanzaro o dati ad associazioni di volontariato gestite con metodi clientelari; portato i comuni dotati di piani di protezione civile dal 53% al 94%, anche in tal caso supportando i sindaci nella redazione dei piani, mettendo loro a disposizione gratuitamente una task force di 80 professionisti specializzati; realizzato una nuova Sala Operativa Regionale Unica di ultimissima generazione che inaugureremo a breve; istituito la Scuola di Protezione Civile, della quale fanno parte i tre rettori degli atenei calabresi ed altri importanti riferimenti istituzionali, rivolta ai volontari di protezione civile, ai tecnici comunali e alle scuole, per professionalizzare gli operatori e per cambiare, attraverso gli studenti, la mentalità dei Calabresi per passare dalla cultura degli scongiuri a quella della prevenzione e della legalità”.
“Abbiamo dato vita e forma ad una istituzione vitale per la sicurezza di due milioni di calabresi, che esisteva da decenni e della quale moltissimi non conoscevano l’esistenza: la protezione civile. Ce l’ho messa davvero tutta, tra mille difficoltà, con il cuore e con l’anima, per cambiare questo sistema. Ho lavorato tutti i giorni dell’anno, sabato e domenica compresi, anche a Natale e capodanno, sottraendo tempo ai miei affetti più cari, Nadia, Giulia e Valentina, per realizzare il mio progetto di protezione civile. Avrei voluto fare di più. Però quello che ho fatto mi gratifica enormemente perché durante questi tre anni ho sentito, ogni giorno di più, la vicinanza, l’affetto e la stima della gente comune. Grazie alla gente comune ho trovato la forza per lottare, non come un don Chisciotte contro i mulini a vento, ma come un leone, in un contesto per me completamente nuovo ed ostile che tanta amarezza mi ha dato. Contesto avvelenato da certi pochi nemici, poco credibili, di cui mi onoro di aver subito gli attacchi mediatici che mi hanno sferrato per denigrare la mia persona avendo toccato interessi e incrostazioni sedimentati per anni. Grazie alla gente comune ho trovato anche la forza con la quale ho superato uno dei momenti più difficili della mia vita per motivi legati al mio stato di salute. Ringrazio di vero cuore il presidente Oliverio per la stima e la fiducia che mi ha dato. Perché mi ha difeso nei momenti più bui. Senza di lui non avrei avuto questa grande opportunità”.
Un uomo forte, sempre disponibile, Tansi, che mancherà alla Protezione Civile, ma soprattutto alla Calabria, una regione che ha bisogno più che mai di persone come lui che non hanno paura di portare avanti le proprie idee e che la amano così profondamente da sacrificare la propria vita per curare le “sue” ferite.