Il 9 novembre 2017, intorno alle 15, due enormi massi precipitarono dal costone sovrastante la Sp 23 sul tratto Joppolo-Coccorino che veniva chiuso al traffico dalla Provincia. Ad un anno di distanza, dopo vari sopralluoghi, illusorie promesse e inconcludenti tavoli tecnici, nulla sul quel tratto di carreggiata è cambiato. I due massi sono ancora lì, come le buche create dagli scogli, nessuno si è attivato per ripulire la strada.
“Durante l’ultimo tavolo tecnico organizzato dal prefetto Giuseppe Gualtieri – afferma il sindaco Carmelo Mazza –, è emersa la necessità che la Provincia chiuda, dal punto di vista amministrativo, alcune pratiche, dopodiché dovrà trasferire il tutto alla Regione Calabria. Dovevamo incontrarci il 10 ottobre in prefettura, ma abbiamo atteso invano. Ho inviato al prefetto richiesta di un nuovo incontro, ma, ad oggi, non ho ricevuto risposta. La prossima settimana mi recherò da lui personalmente”. L’amministrazione comunale avrebbe richiesto anche un incontro con il presidente della giunta regionale, Mario Oliverio, ma anche in questo caso nessuna risposta. “Ad Oliverio – dichiara Mazza – chiederò di assicurare la riapertura della strada mettendola prima in sicurezza con fondi regionali e seguendo le indicazioni dettate dal responsabile della Protciv, Carlo Tansi, anche se l’ultimo tavolo tecnico suggeriva interventi di tamponamento nei punti pericolosi. Non sono ottimista perché credo che avremo moltissime difficoltà per reperire fondi”.
Un anno di pene e sacrifici, secondo Giovanni Capua del comitato “Strada del mare”, per chi quella strada la deve percorrere quotidianamente. “Nessuno ha informazioni affidabili – afferma –. La scusante è diventata l’esistenza di fantomatici “rapporti giuridici in essere”, smentita dai fatti e dalla determinazione del segretario provinciale, numero 458 del maggio scorso, “Riaccertamento straordinario dei residui, relativi all’adeguamento della strada del mare Apq” che “Determina di prendere atto delle verifiche di riaccertamento dei residui effettuate dall’Ufficio tecnico viabilità dalle quali risulta che per l’intervento finanziato non vi sono procedure in atto, con relativi rapporti di dare e avere, e pertanto non vi sono obbligazioni giuridicamente vincolanti verso terzi né crediti da riscuotere””. Capua ricorda, altresì, che le ditte interessate, l’aggiudicataria “Restuccia” e l’appaltatrice “Demoter”, sarebbero state oggetto di due distinte interdittive antimafia provenienti da Prefetture diverse. “Inoltre – dichiara –, dall’ordinanza del Gip si evince che i crolli avvenuti durante i lavori della galleria Joppolo-Coccorino sono stati causati da carenze di progettazione appaltati e pagati con l’opera dalla Provincia di Vibo. Ben tre distinti motivi per rescindere qualsiasi tipo di contratto in essere. Siamo a Vibo, funziona così: come se un ente statale dovesse riesumare i morti per farsi firmare un pezzo di carta (consegna del cantiere ndr), e non avesse il dovere/potere di riacquisire l’uso di parti del proprio patrimonio. Tutto ciò con tanto di proseliti a fare da megafono a queste pericolose baggianate che, a furia di sentirle dire, rischiano persino di passare per verità. Sono scuse che oramai non hanno alcun fondamento giuridico e persino logico. Gli interventi necessari a riaprire la sp 23 non hanno proprio nulla a che vedere con i cantieri di imbocco della galleria, poiché sono appunto interventi diversi: i vecchi lavori mai terminati erano un ammodernamento, ciò che si dovrebbe fare ora invece è il consolidamento del versante a monte. È triste – dichiara ancora Capua – vedere un territorio che muore, nell’ignavia della politica e nella sfiducia dei cittadini. Siamo dovuti arrivare ad aprile affinché ci fosse un concreto interessamento municipale e cittadino, al seguito del quale ci sono state un paio di passerelle: Mario Oliverio, Michelangelo Mirabello, tecnici regionali e provinciali, Protezione Civile. Poi il nulla, che quantifica quanto valiamo noi cittadini della costa più bella della Calabria, appunto nulla. Buon anniversario”.
L’ultima petizione inviata in prefettura è stata firmata da 920 cittadini. “Fino ad oggi non abbiamo ricevuto alcun riscontro – afferma Giovanna Rodolico, presidente del comitato di cittadini “Noi per Joppolo –. Dobbiamo smuovere una situazione che sembra non interessare a nessuno, soprattutto per chi ha attività commerciali e che subisce, a causa di questo stallo, il danno maggiore, fino ad oggi circa il 40% in meno di guadagni. Io non mi rassegno, insistendo e lottando nella giusta maniera i nostri diritti non possono essere negati. Durante la raccolta firme abbiamo riscontrato che c’è un disagio diffuso non solo nelle zone vicine, ma anche a Nicotera, Limbadi, Ricadi, Tropea”.
Un disastro ampiamente annunciato quello verificatosi un anno fa sulla Sp 23, la più grande opera pubblica progettata in Provincia. Un tratto, quello Joppolo-Coccorino, più volte interessato da atavici fenomeni franosi e di caduta massi non adeguatamente attenzionati nel tempo. Da evidenziare, inoltre, che sul collegamento della “Costa degli Dei” considerato strategico in quanto mette in comunicazione, in tempi brevi, i comuni della costa vibonese con il porto di Gioia Tauro e la provincia di Reggio Calabria, sono presenti ai lati dell’arteria cinte murarie di sostegno che dovrebbero proteggerla, ma che presentano vistose crepe quasi ad annunciare incombenti frane del costone circondato, a sua volta, da numerosi enormi massi di diverse tonnellate, come i due caduti il 9, che incombono sulla sicurezza degli automobilisti. Lavori di contenimento e sicurezza più volte “proclamati” in questo anno da Provincia, Regione e Prefettura ma, fino ad oggi, mai realizzati.