L’approvazione della PdL n. 333 da parte del Consiglio Regionale rubricata L.r. n. 4/2019 “Norme per la lavorazione, trasformazione e confezionamento dei prodotti agricoli di esclusiva provenienza aziendale da destinare alla vendita diretta”, ancorchè annunciata con una certa enfasi, invece di semplificare gli adempimenti per gli agricoltori va nella direzione opposta. Infatti, scrive in una lettera il presidente di Coldiretti Calabria Aceto ai presidenti Oliverio e Irto e al Direttore Generale Giovinazzo, “la Legge non arreca nessuna utilità per le imprese agricole calabresi, anche di piccole dimensioni, e le norme approvate, generano difficoltà interpretative di non poco rilievo, tenuto anche del conto dell’insufficiente grado di coerenza che caratterizza l’intero articolato. Oltretutto – aggiunge – la Legge non è per nulla originale: tutt’altro! Il suo contenuto si colloca nell’ambito di una iniziativa che aveva preso avvio su scala nazionale nel 2013 dal titolo “Campagna popolare per l’agricoltura contadina” ma che si era arenata poiché vi era il fondato rischio che si potesse oltrepassasse il proprio ambito di applicazione finendo per pregiudicare l’esercizio della vendita diretta dei prodotti agricoli, compromettendo in tal modo il processo di modernizzazione delle attività agricole come definite ai sensi dell’art. 2135 codice civile”.
E’ proprio il caso dire – ribadisce Coldiretti – che siamo davanti ad una minestra riscaldata e ricette improponibili, contraddizioni e appesantimenti per le aziende agricole; una L.r. sbagliata sia nel merito che nel metodo. Già l’art. 1 – annota Coldiretti – introduce delle incomprensibili ed ingiustificate limitazioni alla vendita diretta, in palese antinomia con quanto risultante dalla disciplina statale di riferimento che non pone alcuna differenziazione in ordine all’esercizio dell’attività di impresa derivante da parametri quantitativi afferenti alle dimensioni aziendali. La L.r. presenta poi un rilevante profilo di criticità che, causerà un inutile aggravio burocratico per le imprese agricole calabresi, laddove, subordina l’esercizio dell’attività di vendita diretta alla presentazione di una segnalazione certificata di inizio attività, ponendosi così in netto contrasto con la normativa statale che, come è noto, prevede l’invio di una mera comunicazione.
Un ulteriore profilo di criticità si ravvisa dove è previsto che le attività di lavorazione, trasformazione e confezionamento dei prodotti sono soggette a notifica sanitaria. A questo riguardo – precisa Coldiretti – la norma, per come è formulata, non tiene conto del fatto che le imprese già in possesso della predetta notifica, ovvero delle ex autorizzazioni sanitarie, non devono ripetere tale adempimento. Anche per i locali, depositi e servizi igienici ci sono altri appesantimenti per le imprese agricole che vogliono procedere alla trasformazione e confezionamento di “piccoli quantitativi”. “Occorre porre rimedio – è l’invito finale del Presidente Aceto – per questo occorre che nella predisposizione del previsto regolamento di attuazione la Coldiretti dia il proprio contributo fattivo con soluzioni meditate e coerenti a beneficio degli agricoltori altrimenti per questo segmento di attività e reddito per gli agricoltori si segnerà la crescita solo di norme e adempimenti superflui.