<Mia madre è qui con noi, cammina sulle nostre gambe, si esprime attraverso le nostre parole; impegniamoci a vivere anche per lei tenendo vivo quel cammino della felicità che aveva intrapreso. La nostra lotta prosegue. Chi sa parli, ci stia vicino e ci aiuti. Dobbiamo affrontare la vita senza avere paura>. Le parole di Federica Punturiero, figlia di Maria Chindamo, imprenditrice 44enne di Laureana di Borrello scomparsa la mattina del 6 maggio 2016 in contrada “Montalto” di Limbadi, non se le porta il vento. Entrano, invece, nell’anima e nel cuore dei partecipanti al sit-in tenutosi davanti al cancello d’ingresso dell’azienda agricola di famiglia su iniziativa dell’Osservatorio regionale violenza di genere e dell’associazione “Libera” per celebrare il terzo anniversario del brutale gesto. Tutti occhi lucidi e magone in gola; una mattinata carica di tristezza e sofferenza, ma anche di tanta sete non di vendetta, bensì di giustizia e verità con l’emozione che s’arrampica in cielo quando Vincenzino Punturiero declama i versi intrisi di tristezza e amore scritti per mamma Maria da Letizia, la sua sorellina più piccola, poetessa in erba, per la prima volta in prima linea. Una battaglia per non dimenticare che ormai appartiene alla Calabria degli onesti e a tutto quel territorio senza confini che ancora una volta trova il coraggio di reagire e dire basta ai predatori di diritti e libertà.
Non a caso in contrada “Montalto” ci sono gli studenti dell’Ite di Laureana di Borrello, accompagnati dalla dirigente Mariarosaria Russo, e quelli delle terze classi della scuola secondaria di primo grado di Limbadi guidati dai loro docenti. Accanto a loro anche il questore di Vibo, Andrea Grassi; il viceprefetto di Vibo Maria Rosa Luzza; don Ennio Stamile, responsabile regionale di Libera; Mario Nasone presidente dell’Osservatorio regionale violenza di genere; il prefetto Antonio Reppucci responsabile della commissione straordinaria che gestisce il Comune di Limbadi; il consigliere regionale Arturo Bova, presidente della commissione antimafia della Regione, nonché la mamma di Francesco Vangeli, un giovane del quale da tempo si son perse le tracce. Tutti gli interventi, coordinati con bravura dalla giovane Maria Joel Conocchiella, condannano il brutale gesto compiuto tre anni fa in contrada “Montalto” da mano per il momento ignota. <Tutti invocano le autorità – afferma Andrea Grassi – ma io non sono qui solo come questore, lo sono anche a titolo personale perché tutta questa sofferenza fa parte del mio vivere quotidiano. Spero – prosegue – possa emergere la verità che non è voglia di vendetta, ma di giustizia>. A portare il saluto del prefetto di Vibo è Maria Rosa Luzza che, nel sottolineare il significato di tanta partecipazione, manifesta piena solidarietà alla famiglia Chindamo composta <da persone meravigliose per la compostezza del loro dolore>.
Aprono e chiudono il sit-in i giovani artisti del Cantiere musicale internazionale di Mileto. Le loro canzoni di condanna della violenza si levano nel cielo di contrada “Montalto” quasi a voler raggiungere un qualcosa o un qualcuno che non c’è. Tra i tanti messaggi echeggiati in contrada “Montalto”, apprezzato anche quello del prefetto Reppucci. <La Calabria – sostiene – la salveranno le donne e i giovani. La ‘ndrangheta è una gramigna che s’infiltra, magari tramite gente in giacca e cravatta; qualcuno potrebbe tra noi. Dobbiamo reagire e indignarci>. E per certo <nonostante i tre anni trascorsi – sottolinea Vincenzo Chindamo – non abbiamo perso energie nel cercare Maria. Non siamo soli. Chi voleva punire Maria c’è riuscito solo in parte>. Parole di condanna arrivano anche da Mario Nasone e Arturo Bova. Duro anche don Ennio Stamile. <L’80% dei familiari delle vittime di mafia – rimarca – aspetta verità e giustizia. Spero infiltrazioni positive possano abbattere il muro d’omertà che consente alla mafia di essere quello che è. Chi sa e non parla ha le stesse responsabilità di chi ha commesso questo crimine>.