18 giugno 2019: un anno esatto dall’alluvione. Un anniversario che nessuno ignora tanto a Joppolo che a Nicotera. Solo che a Joppolo le ferite sono ancora aperte. Nessuno s’è premurato di farle rimarginare. E così riaffiorano ricordi e paure. Il mare agitato, il forte vento, la pioggia fitta e incessante. Il finemondo che viene giù dai calanchi del Poro. Montagne di acqua, fango e detriti che travolgono, distruggono e seppelliscono. Poi, lo spettacolo sconcertante che appare agli occhi della gente quando sul territorio devastato s’alza la luce dell’alba. Un’esperienza terribile e difficile da dimenticare anche perché sono ancora tante le cose che stanno lì a ricordare il nubifragio. E se in quei momenti di disorientamento a prevalere erano stati lo spavento e la disperazione, oggi a farla da padrone è la rabbia. Tanta rabbia di fronte ai mancati ripristini dell’agibilità dei luoghi, agli interventi non effettuati per la messa in sicurezza dei torrenti e soprattutto il vergognoso spettacolo che si presenta agli occhi di turisti e residenti nella zona Sud del lungomare. Qui, a distanza di un anno, il ponte spazzato via dalla furia del torrente Agnone non è stato ricostruito.
La strada si interrompe ancora improvvisamente senza nessuna segnaletica ad indicare il pericolo. Per i residenti ormai a conoscenza della situazione il rischio è minimo, ma per chi viene da fuori Joppolo il pericolo è serio. Chi ha casa o terreni in zona si è abituato a guadare il torrente, nondimeno la situazione non è degna di un paese civile. Peraltro, proprio a ridosso del torrente Agnone qualcuno s’è preoccupato di scaricare rifiuti e materiali in plastica rendendo ancora meglio l’idea del degrado che ormai attanaglia la zona. <Questo territorio – sostiene Domenico Macrì, ispettore superiore di Polizia in quiescenza – non ha santi in paradiso. Qui il cittadino per vedersi riconosciuto un diritto deve fare la guerra. S’è verificato per i treni, per la scuola, per la strada Joppolo-Coccorino. Ora stiamo valutando il da farsi per il lungomare. Ma è vergognoso – aggiunge – che gli enti interessati non avvertano la necessità di smetterla con lo scaricabarile per sedersi attorno ad un tavolo e trovare una soluzione>.
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