Un’odissea di otto anni fatta di notti insonni, paure, minacce, umiliazioni. Ostaggio della logica ‘ndranghetista e “liberato” dai Carabinieri.
E’ finito all’alba di oggi con l’arresto dei suoi presunti aguzzini l’incubo di un imprenditore (C.Z. titolare di una tabaccheria e di un negozio di arredamenti) finito in un vorticoso giro di usura ed estorsione. In manette sono finiti nella notte Antonio Mancuso, 81 anni, esponente dell’omonima famiglia ‘ndranghetista di Limbadi, e il nipote Alfonso Cicerone, 45 anni, anche lui residente a Nicotera, già noto alle forze dell’ordine. Altre cinque persone, tutte di Nicotera, risultano indagate a piede libero. Cinque gli indagati a piede libero: Giuseppe Cicerone, 88 anni, di Nicotera; Salvatore Gurzì, 34 anni, di Nicotera; Andrea Campisi, 37 anni, di Nicotera; Rocco D’Amico, 38 anni, della frazione Preitoni; Francesco D’Ambrosio, 39 anni, di Nicotera.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro diretta dal Procuratore Nicola Gratteri ha emesso il fermo nei confronti dei due indagati per i gravi indizi di colpevolezza emersi nel corso dell’indagine e per il pericolo di fuga ritenuto “fondatissimo”. I 7 soggetti devono rispondere a vario titolo di usura ed estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso.
L’inchiesta, coordinata dal Sostituto Procuratore Antimafia Antonio De Bernardo e condotta sul campo dai Carabinieri della Compagnia di Tropea, trae origine da un’attività investigativa iniziata nel maggio scorso con intercettazioni telefoniche e ambientali e pedinamenti.
L’incubo dell’imprenditore nasce esattamente otto anni fa. Maggio 2011: l’uomo acquista un immobile composto da due piani fuori terra a Nicotera per la cifra di 400mila euro. Metà dell’importo viene immediatamente consegnato mentre per la quota restante si stabilisce l’erogazione secondo dazioni periodiche senza termini temporali e quantitativi. Avvenuto il perfezionamento della compravendita e il pagamento della prima parte dell’importo, gli ex proprietari avrebbero iniziato ad avanzare in maniera sempre più minatoria e perentoria le richieste della consegna del denaro fino a rivolgersi ad esponenti vicino ad Antonio Mancuso per avere quanto pattuito e recuperare il credito. Le richieste si fanno sempre più pressanti fino a quando all’imprenditore non viene comunicato che Antonio Mancuso aveva rilevato il credito e che le erogazioni di denaro sarebbero avvenute in suo favore.