Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, al secolo Anna Maria Rosa Nicoletta Gallo, nacque a Napoli il 25 marzo 1715 da piccoli commercianti di mercerie.
Ricevette la Prima Comunione all’età di sette anni e crescendo mostrò una pratica religiosa delle virtù cristiane, tale da essere soprannominata la “santarella”.
Conobbe e si fece guidare dal futuro Santo Giovan Giuseppe della Croce, alcantarino del convento di S. Lucia al Monte, la cui chiesa Anna Maria frequentava.
A sedici anni vincendo le resistenze del padre, che la voleva sposa di un ricco giovane, Anna Maria entrò nell’Ordine della Riforma di S. Pietro d’Alcantara, vestendone l’abito e pronunciando i prescritti voti, cambiando il nome di battesimo in quello di Maria Francesca delle Cinque Piaghe.
Suo Direttore spirituale fu padre Giovanni Pessiri, il quale in seguito ammise la religiosa insieme alla Terziaria Maria Felice, nella sua casa in vico Tre Re a Toledo, dove rimase per 38 anni fino alla morte.
La vita di Santa Maria Francesca è tutto un susseguirsi di sofferenze fisiche e morali, che in continuità si accanirono contro di lei, donate a Cristo come pegno per i peccatori; la sua casa divenne meta continua di fedeli fra i quali San Francesco Saverio Bianchi a cui predisse la santità.
Ebbe il dono della profezia e ancora vivente si operarono fatti prodigiosi cui il popolo li considerò come miracoli.
Ancora oggi a distanza di oltre due secoli, il popolo accorre a chiedere grazie come è attestato da due lapidi all’esterno della casa-cappella, la seconda è per lo scampato disastro della II Guerra Mondiale, che con i suoi 105 bombardamenti su Napoli, risparmiò i ‘Quartieri’ e il suo popolo.
Nella cappella vi è ancora la sua sedia di dolore su cui, specie le donne desiderose di avere un figlio, arrivano da ogni parte d’Italia e anche dall’estero e si siedono ad impetrare la grazia.
Morì il 6 ottobre 1791 a 76 anni e il suo corpo riposa nel Santuario-Casa della Santa in Vico Tre Re a Toledo.
Ai funerali partecipò una grande folla e giunta la bara alla chiesa questa fu presa d’assalto da chi voleva ad ogni costo un reliquia, dovettero intervenire le Guardie del Corpo del Re.
Fu beatificata il 12 novembre 1843 da papa Gregorio XVI e canonizzata il 29 giugno 1867 dal Pontefice Pio IX, prima santa napoletana della Chiesa.
Ebbene nei giorni scorsi la città di Gioia Tauro ha avuto il dono di ospitare nella Parrocchia di Sant’Ippolito Martire, guidata da don Antonio Scordo, una reliquia della dolcissima santa napoletana.
I fedeli hanno vissuto momenti di intense emozioni e grande spiritualità, caratterizzati, non solo dalle Sante Messe, ma anche da incontri e veglie di preghiere: “La vita dono di Dio”, animata da tutti i gruppi parrocchiali; “La mamma prima catechista dei figli”; ”L’accoglienza della vita come dono e futuro per l’umanità” presieduto da Mons. Francesco Milito, vescovo della Diocesi Oppido Mamertina-Palmi e “Donaci Signore la gioia di una maternità e paternità responsabili”, animato dai devoti di Santa Francesca.