Il camminare per vie e vicoli di Tropea regala sempre piacevoli sensazioni. Ci si muove rasentando palazzi carichi di storia e nobiltà; si respira aria di mito e leggenda; ci si imbatte in chiese e monumenti, fontane e statue, musei e resti di conventi per poi andare a perdersi – affacciandosi da più punti panoramici – in paesaggi mozzafiato, in tramonti che regalano emozioni forti e che i mille e mille flash sparati dai visitatori contro l’orizzonte sembrano voler spingere oltre il declino del sole. Con il suo rilevante patrimonio di beni artistici, culturali, religiosi e paesaggistici; con la sua storia carica di pagine scritte con sudore, sacrifici e sangue; con un tessuto sociale che ritrova compattezza e voglia di crescere, Tropea, perla della “Costa degli dei” e del Tirreno, è pronta ad affrontare la sua battaglia per essere proclamata “Capitale italiana della Cultura”. Il malloppo cartaceo è completo ed entro il prossimo 13 marzo sarà recapitato al competente ufficio del ministero dei Beni culturali.
Le adesioni sono arrivate da ogni dove. Sulla bandiera della speranza c’è impresso un motto semplice ed efficace: se vince Tropea vince la Calabria intera. Un modo come un altro per ritrovare l’orgoglio cittadino e per stimolare la partecipazione coinvolgendo enti, associazioni e imprenditori. A vigilare sul lavoro dell’apposito comitato guidato da Luisa Caronte c’è, naturalmente, il sindaco Giovanni Macrì. Sul suo volto c’è tanta determinazione. Sa di giocare una partita importante per la sua terra e non affida nulla al caso. Le sue idee sono chiare. <Lavoriamo per migliorare il livello culturale della popolazione – esordisce – perché molte volte non ci rendiamo conto di maneggiare un gioiello davvero prezioso e lo trattiamo con troppa confidenza senza riuscire a esserne orgogliosi. Tropea è una ricchezza non solo per i tropeani, ma per tutta la Calabria>. Per Macrì non esiste alcuna possibilità che la città si chiuda su se stessa nel caso dovesse essere scelta come capitale della Cultura.
<Dal mio insediamento – spiega – la città ha cambiato atteggiamento. Vuole essere vetrina delle altre realtà. Ai colleghi sindaci dico di utilizzare Tropea per amplificare i loro punti di forza, ma non tutti lo capiscono. Di certo – sottolinea – non vogliamo essere la Tropea dei 24 casali che dominava su tutti. Il clima è cambiato e ogni guerra è inutile>. Nel suo processo di crescita ormai avviato il primo cittadino sa anche di poter contare sull’appoggio della Regione. <Stiamo investendo sul territorio – insiste – e il governatore Jole Santelli non solo l’ha compreso, ma ha anche manifestato la volontà di valorizzare Tropea come risorsa per la Calabria>. Macrì si muove a tutto campo. Sa che la strada da fare è ancora tanta e, in attesa che il ministero della Cultura emani il verdetto, si sta già adoperando per potenziare i collegamenti e la viabilità, senza perdere di vista altri problemi quali quelli delle reti idrica e fognaria, nonché della gestione dei depuratori e di tutte le altre infrastrutture.
Ad apprezzare il lavoro dell’amministrazione c’è anche l’ex assessore provinciale Alfonso Del Vecchio che nel 2005 aveva avviato l’iter per Tropea sito dell’Unesco. <L’impostazione – ammette – è molto valida anche se non del tutto in sintonia con lo spirito della legge Franceschini nella quale si parla di città e non altro>. Ottimista anche Massimo Vasinton, presidente dell’Associazione albergatori. A suo avviso la città non avrà problemi ad affrontare l’evento. Le capacità ricettive sono buone – 24 alberghi con 2100 posti letto più altre 400 strutture minori con circa 3000 posti ancora, mentre la vicina Ricadi dispone di altri 17mila posti – ma vanno migliorati alcuni servizi. <Male che vada – afferma – la ritrovata compattezza resterà un punto di partenza per puntare ad altri traguardi>.
