San Domenico Savio, sin da bambino decise quale sarebbe stato il suo progetto di vita: vivere da vero cristiano e in questo fu decisivo l’incontro con Don Giovanni Bosco.
Da quel momento infatti la sua esistenza fu piena d’amore e carità verso il prossimo, cercando in occasione di dare l’esempio.
Pio XI lo definì “Piccolo, anzi grande gigante dello spirito”. Dichiarato eroe delle virtù cristiane il 9 luglio 1933, il venerabile pontefice Pio XII beatificò Domenico Savio il 5 marzo 1950 e, in seguito al riconoscimento di altri due miracoli avvenuti per sua intercessione, lo canonizzò il 12 giugno 1954. Domenico, quasi quindicenne, divenne così il più giovane santo cattolico non martire. I suoi resti mortali, collocati in un nuovo reliquiario realizzato in occasione del 50° anniversario della canonizzazione, sono venerati nella Basilica torinese di Maria Ausiliatrice. E’ patrono dei pueri cantores, nonché dei chierichetti, entrambe mansioni liturgiche che svolse attivamente. Altrettanto nota è la sua speciale protezione nei confronti delle gestanti, tramite il segno del cosiddetto “abitino”, in ricordo del miracolo con cui il santo salvò la vita di una sua sorellina che doveva nascere.
Ebbene Antonio Ruoti, una meraviglioso ragazzo di 19 anni, ha composto un canto-preghiera dedicato a San Domenico Savio, dal titolo “Stoffa di Santità.
Tutto è iniziato l’estate scorsa a Righio (Sila) per un campo biblico: dopo aver ricevuto dall’ispettore don Angelo Santorsola la richiesta di comporre un inno per quest’anno della santità giovanile, Antonio accetta subito la sfida, mettendoci tutto l’amore del mondo.
Antonio, ha sottolineato che la preghiera e la meditazione hanno giocato un ruolo fondamentale nella composizione: gli hanno permesso, in poco tempo, di trovare le parole più adatte.
Ad una nota rivista salesiana Antonio, ragazzo cresciuto e formato in oratorio, ha raccontato:” di aver “conosciuto” Domenico circa sette anni fa, quando con i ragazzi del gruppo ADS (Amici di Domenico Savio) si impegnò – con una promessa – a seguire l’esempio del giovane santo nella vita di tutti i giorni, sia dentro che fuori dall’oratorio.
Negli ultimi due anni Antonio ha avuto modo di rafforzare questo rapporto approfondendo e studiando la figura di Domenico Savio, ma soprattutto cercando di guardare al Santo,e alla sua esperienza di vita per affrontare tutte le sfide della vita di un adolescente”.
“Stoffa di Santità”, in effetti, parla proprio di questo: nella prima strofa ripercorre le tappe fondamentali del percorso di Domenico Savio verso la santità, evidenziandone alcuni aspetti cardinali, come l’incontro con don Bosco e la visione della scritta “Da mihi animas caetera tolle” (“Dammi le anime e toglimi il resto”); nelle altre strofe Antonio prova a raccontare la sua esperienza (che può essere condivisa da altri giovani come lui), l’impatto di Domenico nella sua vita.
Secondo Antonio conoscere l’esempio e la storia di Domenico apre il cuore ad alcuni segreti che hanno fatto Domenico santo: l’umiltà, la purezza, la disponibilità al servizio, la capacità di intuire che il Paradiso non è una semplice meta a cui tendere ed aspirare ma un mondo da costruire tutti i giorni, giorno dopo giorno.
E ancora: “Stoffa di Santità”,vuole esprimere gioia (sottolinea come anche il ritmo dell’inno ispira gioia e allegria), trasmettere fiducia in Dio, esortare ad aprire le porte del cuore e della propria vita alla Grazia di Dio e alimentare il desiderio di santità.