Lo scorso 15 marzo il cantautore astigiano Igor Nogarotto ha pubblicato il suo ultimo singolo “Eleonora sei normale” prodotto da New Music International Samigo.
Con grande sensibilità Igor Nogarotto con questo brano affronta il delicato tema della bulimia.
Riportiamo di seguito l’intervista realizzata (telefonicamente) dalla giornalista Patrizia Faiello, in esclusiva, per MediterraneiNews.
Il brano “Eleonora sei normale” nasce dal biglietto scritto da Eleonora a sua madre, poco prima di suicidarsi. Come sei riuscito a gestire il coinvolgimento emotivo nella realizzazione di questo progetto a sfondo sociale?
L’ho “pagato” trascorrendo molti mesi chiuso in un monolocale in cui mi sono rifugiato poco tempo dopo il triste evento, conoscendo da vicino depressione ed attacchi di panico. Per me però è stato una sorte di evento salvifico. Ho toccato il fondo ed ho raggiunto piena lucidità di chi sono e di cosa voglio dalla mia vita. Grazie a questa maturata consapevolezza, da allora, non ho mai più avuto un tentennamento rispetto ai miei valori, alla priorità che ha la Musica nella mia vita ed ho imparato, in maniera naturale, ad accettare gli eventi senza lamentarmi, anzi, cercando sempre di esorcizzarli e, quando possibile, ironizzando. In seguito a tutto ciò, sono poi anche riuscito a comporre la canzone: senza questo percorso interiore, non avrei potuto farlo.
La goccia scava la roccia. Il tempo, la determinazione e la pazienza possono secondo te portare a dei risultati concreti?
Patrizia io ti parlo della mia esperienza, poi non so se la “regola” valga per tutti. Nel mio caso ciò che tu definisci “tempo, pazienza e determinazione” sono stati esattamente gli elementi che hanno accompagnato tutta la mia vita! Sono principi che si rifanno a teorie orientali di grandi Guru e metaforicamente sono simboleggiati dall’ACQUA, che scorre perpetua e prende la forma di ciò che incontra sul proprio cammino, si adatta: è l’elemento più “semplice” in natura, ma quello più paziente, potente e vincente, proprio per la sua capacità elastica di affrontare le situazioni e la sua forza propulsiva.
Purtroppo Eleonora non ce l’ha fatta. Attraverso questa esperienza molto dolorosa, che ti vede coinvolto in prima persona, cosa senti di dire alle persone che stanno combattendo con questa malattia?
I primis di parlarne, perché la condivisione del disagio può aiutare a sentirsi meno soli. Non sono un terapeuta, ma la Musica può essere un’ottima terapia: per me lo è stata, posso tranquillamente affermare che mi abbia salvato la vita. In generale se ognuno di noi si domandasse cosa davvero gli piace, cosa lo fa stare bene e lottasse per realizzare quell’obiettivo, sicuramente ci sarebbe più appagamento, meno crisi d’identità e ciò darebbe vita ad una società più sana, costituita da individui che impiegano il loro tempo in modo costruttivo ed entusiastico. So che può sembrare un’idea utopistica, ma io ci sono riuscito e penso ce la possano fare anche altri.
…”Sogno ancora il sorriso di mia madre che accarezza la mia differenza e mi dice Eleonora sei normale” Quando hai letto per la prima volta questi pensieri a cosa hai pensato?
Ho pianto. A dirotto. Il suo gesto, le sue parole, hanno risvegliato in me un dolore profondo, che si era in qualche modo assopito, ma era pronto ad eruttare, in quanto mai completamente elaborato e metabolizzato.
Poi nel tempo, ne ho colto il suo desiderio disperato di “normalità”, di vivere una vita come vedeva vivere alle sua amichette, che uscivano e si divertivano. E ho anche pensato al ruolo di una Madre, spesso l’unica capace di cogliere il nostro stato d’animo, di accarezzare la nostra debolezza; ma ahimè ciò non è sempre sufficiente.
A distanza di 7 anni dall’album Alter Igor nei prossimi mesi pubblicherai l’album “D Di Donne” che nella storia della musica rappresenta un caso davvero unico, in quanto tutte le 10 canzoni contengono già dal titolo un nome di Donna. Un omaggio alla donna quindi che hai deciso di rappresentare come?
In tutta la sua Bellezza, anche attraverso i suoi chiaroscuri. Oltre ai disturbi alimentari si parla di altre delicate tematiche come l’aborto, poi ci sono omaggi ai ruoli famigliari con una canzone sulle madri “Mamma Ciao” e sulla regina della famiglia “Ninna Nonna”, amori di-struggenti come “Margherita”, ma anche il lato femminile più giocoso in “Elisabetta” diario di una semplice e festosa giornata in spiaggia sulla Riviera Romagnola, perché la Donna è anche leggerezza.
Ho scelto per ogni canzone una sonorità diversa, un tema diverso, un modo interpretativo diverso e questo è piuttosto insolito, oggi noto che quasi tutti cercano un monosound unico in ogni brano, ma non potevo fare diversamente, del resto, conosci una Donna che assomigli ad un’altra?
Questa raccolta da dove trae ispirazione?
Dalle storie che mi hanno raccontato le Donne stesse, quelle che ho incrociato nel mio iter di vita, alcune le ho vissute con loro. La scintilla è iniziata 15 anni fa, in una notte (brava) a Saint Vincent dove conobbi una certa Sara per cui scrissi di getto il mattino seguente “Sarà Sara”, anche se poi, ad oggi almeno, non è stata, ed iniziai a pensare ad un concept album tutto dedicato a nomi di Donne o figure di Donne. L’input decisivo me l’ha dato la nascita della mia Nipotina Alessia Luce, la quale qualche tempo fa mi ha chiesto: “Zio, quando fai canzone nuove che le vecchie le so a memoria e mi annoiano?”.
Qualche anno fa hai realizzato “Pope is Pop”. Il primo importante evento si è svolto al Carcere di Rebibbia, dove detenute di diversa estrazione geografica e di diverso credo religioso hanno danzato insieme, unite per Francesco. La vita nelle carceri italiane è scandita dallo scorrere di un tempo vuoto, che assorbe i sentimenti e le azioni dei soggetti, i quali in pochi metri quadri spendono le loro giornate. Un sistema che dimostra spesso di essere restrittivo. Quanto è importante mettere in luce queste realtà anche attraverso l’arte, lo spettacolo?
Parlo sempre con orgoglio del progetto “Pope is Pop” perché è stato capace di far danzare, unite, ortodosse, cattoliche e musulmane, segnale ancora una volta che la Musica ha un potenziale di persuasione emozionale che nessun altro strumento possiede. E dell’evento, il primo flash mob della storia in un carcere italiano, ne parlarono anche testate internazionali come The New York Times e The Washington Post.
Il “sistema carcere”, in tempi di corona-virus, anche se ovviamente in piccolo, lo stiamo sperimentando un po’ tutti. Si rischia l’alienazione se non si ha un equilibrio interiore capace di gestire l’ansia e il fatto che la tua giornata tipo abituale è stata stravolta.
In merito a carcere e carcerati, penso che sarebbe funzionale e davvero espiante, se si realizzassero, come in alcune carceri avviene, momenti di dialogo, eventi ricreativi, spettacoli, lavori manuali creativi, in alcune prigioni coltivano l’orto. Se occupi il tempo in modo costruttivo, forse, in alcuni casi, riabiliti davvero una persona.
Parlare di futuro forse è troppo impegnativo ma predisponendo l’animo al positivo, su quali progetti vorresti lavorare?
Guarda, in decenni non ricordo di essermi svegliato una sola mattina senza la voglia di conquistare il mondo! Attraverso l’arte e la bellezza ovviamente. Quindi per me ogni giorno è comunque, a prescindere dagli eventi, un’occasione per fare e cerco di sempre di fare bene. Per ancora molti mesi lavorerò al progetto “Eleonora sei normale”. Poi uscirà l’album “D Di Donne”, un nuovo singolo e relativo video.
Più in generale, progetto di non smettere mai di creare, di scrivere e soprattutto di comporre Musica perché senza, mi mancherebbe l’aria.
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