Il Crocifisso non genera discriminazione di Natalia Ginzburg.

Nessun commento Share:

Troppo spesso, negli ultimi tempi la Cristianità viene “attaccata”; c’è chi vuole eliminare il Crocefisso, chi il Natale, chi il presepe.

Il parroco della mia parrocchia don Natale Ioculano, mi ha fatto vedere un articolo di  oltre 30 anni fa che  Natalia Ginzburg, ebrea atea, scrisse per L’Unità proprio  sul Crocefisso che merita, oggi, di essere riletto e per questo lo pubblichiamo.

“Il crocifisso non genera nessuna discriminazione.

Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente.

La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo.

Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo?

Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”.

O vogliamo smettere di dire così?

Il crocifisso è simbolo del dolore umano.

La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce, che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte.

Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.

Il crocifisso fa parte della storia del mondo.

Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo.

Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo.

Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine.

È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti.

Come mai li rappresenta tutti?

Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini.

Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura.

A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero.

Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente.

Ha detto “ama il prossimo come te stesso”.

Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana.

Sono la chiave di tutto.

Il crocifisso fa parte della storia del mondo.

Natalia Ginzburg

Pubblicato sul quotidiano L’Unità del 22 marzo 1988”

 

 

Condividi questo Articolo
Previous Article

L’Iti “Russo” a favore dei bambini sofferenti

Next Article

In memoria di Luigi Mamone: avvocato, giornalista,poeta, scrittore.

You may also like