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Nell’Omelia di Parigi, l’arcivescovo Michel Aupetit, augura la fine della pandemia il 31 maggio con l’avvento della Pentecoste, in sintonia con la quarantena cristina.

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L’arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, domenica 19 aprile, seconda domenica di Pasqua, ha pronunciato la seguente omelia nella chiesa di Saint- Germain Auxerrois a Parigi, rigorosamente a porte chiuse, incentrata sul “confinamento” dei discepoli nel cenacolo, a ricordo del nostro attuale e forzato confinamento per colpa del Covid-19. Nell’omelia il presule, che è anche laureato in medicina, si rifà a diversi passi del vangelo iniziando con alcune osservazioni, ponendo altresì, anche degli interrogativi:

<I discepoli sono nel Cenacolo. L’hai notato? Sono confinati! Sì, il giorno di Pasqua, al momento della risurrezione del Signore, sono chiusi a chiave con le porte chiuse. Questo è vero nel giorno della risurrezione, ma anche otto giorni dopo nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato. È ancora abbastanza sorprendente, quando hanno visto il Signore risorto e li ha riempiti di gioia, che rimangono ancora rinchiusi e confinati>.

L’arcivescovo inizia a porre la prima osservazione:<non è perché siamo limitati che Gesù risorto non può unirsi a noi. Questo è particolarmente gratificante al momento> – segue immediata la seconda osservazione – <il fatto di sapere che la morte è superata, che il Signore può unirsi a noi in qualsiasi momento, non impedisce ai discepoli di rimanere confinati. Perché? Non hanno paura di trasmettere il coronavirus. Allora? Hanno paura di trasmettere la buona notizia della vita più forte della morte e dell’amore che ha l’ultima parola sull’odio? Pensano che questo contagio sarebbe pericoloso per i loro fratelli umani?>

Nell’Omelia, Michel Aupetit, prosegue ponendo una terza osservazione:<se rimangono confinati è perché hanno paura come si dice nel Vangelo. Hanno semplicemente paura della morte nonostante abbiano incontrato Cristo risorto. Oggi c’è anche questo tipo di terrore irragionevole. Certo, dobbiamo prendere precauzioni, applicare tutte le istruzioni che proteggono i nostri simili, evitare il contagio di questo virus che semina morte, ma vedo tante paure aberranti che portano a comportamenti disumani di abbandono degli anziani, dei morenti, dei morti, e finisco col chiedermi in quale società viviamo e cosa abbia portato a tali atteggiamenti? Cosa significa “dare la vita per chi ami”?>

Certo, questa paura è la paura della morte. Tuttavia – prosegue l’Arcivescovo di Parigi – siamo tutti mortali e la morte ci aspetta in ogni momento. Gli incidenti stradali, un numero considerevole di malattie, un semplice invecchiamento ci fanno sapere che la morte è sempre alla ricerca. L’avevamo dimenticato pensando che la morte fosse solo per gli altri. Questa pandemia ci fa capire che la morte si nasconde ovunque sulla soglia. Perfino Cristo, che ha assunto la nostra condizione mortale, ha attraversato la morte. Ma è proprio per aprirci alla risurrezione, alla vita eterna.

La coscienza della nostra mortalità – prosegue nell’Omelia – è essenziale per vivere una buona vita. Michel de Montaigne ha dichiarato: “Filosofare è imparare a morire”. Non è un pensiero macabro, è al contrario la consapevolezza che la nostra finitudine ci insegna a vivere. Dice anche: “Disturbiamo la vita dalla preoccupazione per la morte”. Dimenticarlo è di nuovo diventare barbarico.

Quando i discepoli usciranno dal contenimento? No, non è l’11 maggio – data in cui la Francia passerà alla“fase 2″ del Coronavirus – È il 31 maggio. È il giorno di Pentecoste. Ricorda. Stanno pregando con Maria, la madre di Gesù, che è specialista nell’accogliere la pienezza dello Spirito Santo. Ancora una volta sono confinati nel Cenacolo. E ora lo Spirito Santo – conclude l’omelia dell’Arcivescovo di Parigi Michel Aupetit – prenderà possesso di ciascuno di essi. È allora che usciranno e si diffonderanno ovunque per diffondere questa buona notizia: Cristo è risorto, la morte è sconfitta! E noi? Quando siamo confusi, cosa annunceremo?>

+ Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi.

fonte: paris.catholique.fr/homelie-de-mgr-michel-aupetit-53896

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