Una lunga lettera aperta è stata inviata dall’ex sindaco Salvatore Vecchio ai consiglieri comunali di Joppolo relativamente alla deliberazione della giunta di assumere nuovo personale.
“Per motivi professionali e senza avere approfondito la materia oltre l’indispensabile – esordisce Vecchio -, mi pare di essermi interessato tempo fa di definizione del fabbisogno del personale, ma sul “campo” non mi sono mai cimentato anche perché ai miei tempi le assunzioni si facevano, nel rispetto della normativa all’epoca vigente e avuto riguardo alla cd.”pianta organica”. Pertanto, rispetto alla deliberazione numero 73 del 3 agosto 2020 con la quale la giunta comunale di Joppolo ha deliberato l’assunzione a brevissimo e medio termine di ben 5 nuove unità, il mio approccio sarà improntato alla massima cautela. Anche perché la deliberazione è assistita dal parere tecnico del responsabile dell’area amministrativa- personale- vigilanza, ecc.ecc. e soprattutto dal parere di compatibilità contabile dato dal responsabile finanziario, il quale per essere anche un ragioniere di numeri se ne intende e sa bene come e dove collocarli, anche quando agli occhi del profano possono apparire “ballarini”. Tuttavia, anche alla luce dei provvedimenti amministrativi “ante” e “post” deliberazione n. 73/2020 caratterizzati da una non motivata fretta, in genere spesso cattiva consigliera non solo per gli sprovveduti ma anche per i furbi, vien da dire che certe procedure accelerate, che si ha in animo di iniziare e concludere sei mesi prima della fine naturale della consiliatura, inducono inevitabilmente al sospetto, avuto anche riguardo alle aspettative che esse suscitano”.
Per l’ex primo cittadino, pur potendosi riporre nei confronti dei due dirigenti che hanno apposto i visti una smisurata attenzione, maggiore della fiducia che non si può accordare alla giunta comunale, si potrebbero cogliere nei provvedimenti, quantunque validati sotto i rilevanti aspetti della regolarità tecnica e della compatibilità contabile, reticenze, omissioni e contraddizioni rispetto a precedenti atti amministrativi.
“Tanto chiarito – dichiara -, non inseguirò i numeri che possono essere anche “ballarini” , né mi perderò nei meandri dei riferimenti normativi che occupano quasi tutte le 11 pagine che compongono la deliberazione: mi limiterò soltanto ad esporre per i consiglieri comunali che non hanno perso l’autonomia di giudizio alcune considerazioni che ritengo pertinenti e delle quali i destinatari potranno fare l’uso ritenuto più opportuno. Il consiglio comunale di Joppolo con deliberazione n. 24 del 6.11.2019, avendo approvato la esaustiva proposta del responsabile del servizio finanziario, ha fatto ricorso, ex art. 243-bis del Testo Unico degli enti locali, al piano di riequilibrio finanziario pluriennale, redatto – è stato scritto- da esperti del settore, e, nel contempo, ha anche confermato la richiesta di “accesso al fondo di rotazione per assicurare la stabilità finanziaria” . Ora è d’uopo fare un passo a ritroso per dire che il piano di riequilibrio finanziario non è nato dal nulla: infatti, la gravissima situazione finanziaria del Comune era stata rappresentata con toni allarmati e allarmanti dal responsabile del servizio finanziario con la ben nota relazione del 3 marzo 2016 con la quale venivano segnalati in ordine di priorità “per un risanamento degli equilibri di bilancio, così fortemente pregiudicati nell’attuale contesto” i seguenti tre percorsi: “A” Procedere ad una politica di austerità e di recupero immediato di tutte le entrate pregresse…bloccando contestualmente tutte le spese possibili…vendita dei beni immobili per diminuire il deficit di cassa; “B” Procedere all’attivazione di un piano di riequlibrio”; “C” Procedere alla dichiarazione di dissesto finanziario. E, dunque, se dopo oltre 4 anni di intensi pensamenti e di “pianto greco” sotto traccia (nel senso che non si è voluto, come sarebbe stato doveroso e corretto, il confronto con la cittadinanza, ignara destinataria delle incombenti gravi conseguenze di natura finanziaria), si è inteso percorrere la via del piano di riequilibrio, vuol dire che non si è voluto intraprendere la strada “A”, quella del rigore finanziario indicata come prioritaria e all’evidenza meno dannosa per la comunità amministrata. Tuttavia, nessuna delle misure previste nel piano di riequilibrio, necessarie a superare la situazione di accertato squilibrio, è stata attuata e posto che si è fatto l’esatto contrario di quanto era stato previsto nel piano stesso, si deve ritenere che, fatta eccezione per l’organo deliberante, nessuno tra quelli che hanno concorso alla formazione della deliberazione n. 23/2020 possa dubitare della persistente disastrosa situazione finanziaria dell’Ente, avviato verso l’ormai inevitabile dissesto finanziario. Tanto basterebbe per potere dire che la deliberazione n. 73/2020 che appesantisce ancora maggiormente il bilancio dell’Ente “faccia a pugni” con la buona amministrazione, come declinata dall’art. 97 della Costituzione e imprudentemente anche richiamata nella deliberazione in questione “unitamente alle regole costituzionali di…efficienza, efficacia ed economicità dell’azione amministrativa”. E, dunque, a fronte della rigidità strutturale del bilancio che, riferita soltanto a tre voci e senza considerare l’ulteriore implementazione conseguente alla recente richiesta di anticipazione di liquidità è aumentata di circa venti punti in percentuale rispetto al dato del 2018- v.rendiconto di gestione 2019- riesce difficile, se non impossibile, comprendere che cosa, oltre ad ulteriori aumenti di tasse, tributi, tariffe, canoni, ecc., possano aspettarsi i cittadini in termini di servizi, compresi quelli essenziali, che il Comune dovendo fare i conti con un bilancio “ingessato” non potrà garantire. Del resto, da un’Amministrazione che in quattro anni non ha trovato quattro spiccioli: per realizzare dei pozzi e dare ai cittadini acqua potabile e, perciò, senza il “profumo” della varechina e il “sapore” della fanghiglia; per formare almeno il regolamento operativo, una volta accettata in silenzio l’espulsione da parte del Comune di Ricadi dalla associazione intercomunale costituita per la formazione del piano strutturale associato; per tenere almeno puliti i tre Cimiteri e costruirvi dei loculi; per completare l’iter del piano spiaggia, in modo da regolare con trasparenza e imparzialità l’utilizzazione dell’arenile; per fare alzare da quota “0” l’asticella percentuale della raccolta differenziata; per assicurare ai ragazzi del Comune, piuttosto che privarli, il servizio di trasporto con scuolabus e il servizio mensa con costi accettabili e non iugulatori; per aiutare le famiglie in difficoltà; per ripristinare, con grande vantaggi economici per i produttori e per i consumatori, la “Vetrina dei prodotti tipici del Poro”; per tutelare l’ambiente e ridare decoro alle vie e alle piazze, in una parola per fare tutte quelle cose, compresa l’attivazione degli istituti di partecipazione previsti dallo Statuto, che si ritrovano nelle dichiarazioni programmatiche lette in occasione dell’insediamento di questa Amministrazione. Se qualche ora prima dell’adozione della deliberazione giuntale n. 73/2020 fossero stati chiesti agli amministratori chiarimenti sul “perché” di tanta disattenzione la risposta sarebbe stata: e i soldi? Risposta questa che non può essere più data, dopo l’ennesima trovata geniale (cui protest?) con la quale si vorrebbe, in mancanza di alcuna motivazione pertinente e di alcun riferimento ai carichi di lavoro, aumentare la dotazione organica di ben 5 nuovi posti, con un dichiarato, credo in difetto, incremento della spesa di 60.000,00 €. nel solo anno 2020 , nel quale anno ( quasi ad horas) è prevista l’assunzione di un operaio, oltre l’aumento orario concesso a due dipendenti già in servizio con la qualifica di “operaio specializzato” . E, dunque, posto che i cittadini hanno il diritto di chiedere a quale “pozzo” si potrà attingere per reperire le risorse finanziarie necessarie per potere incrementare la spesa conseguente all’assunzione (in un Comune che conta poco più di 1.500 abitanti ) di ben cinque nuove unità, perché non si indice dopo oltre quattro anni quella che doveva essere, come previsto dallo Statuto, la “Conferenza annuale dei cittadini”, di guisa che la giunta comunale con il supporto naturale dei dirigenti possa dare ai cittadini, in un pubblico e democratico confronto, tutti i chiarimenti necessari?”
Non avendo voluto gli amministratori percorrere la strada del “blocco delle spese”, suggerita come opzione prioritaria dal responsabile del servizio finanziario per uscire dal tunnel dei debiti e, quindi, per superare la disastrosa situazione finanziaria, il consiglio comunale con deliberazione n. 24/2019 ha approvato il piano di riequilibrio finanziario pluriennale. Il quale prevede che per tutto il periodo di durata, previsto in venti anni, l’Ente possa esercitare la facoltà di “deliberare le aliquote o tariffe dei tributi locali nella misura massima consentita anche in deroga ad eventuali, limitazioni disposte dalla legislazione vigente” e, inoltre, “ tenuto ad assicurare la copertura dei costi della gestione dei servizi a domanda individuale” infine “ad assicurare con i proventi della relativa tariffa la copertura integrale dei costi della gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e del servizio acquedotto” e “ad effettuare una rigorosa revisione della spesa”.
“Ma non è tutto – evidenzia Vecchio -, e verosimilmente per una svista e mai per volere aggirare la legge, nella deliberazione giuntale n. 73/2020 con la quale è stata aumentata la dotazione organica di ben cinque unità non è stato fatto alcun riferimento all’avvenuta approvazione del piano di riequilibrio finanziario. Nondimeno, la legge vuole che questo Comune, già strutturalmente deficitario e avendo comunque fatto ricorso al piano di riequilibrio finanziario, sia “ soggetto al controllo sulle dotazioni organiche e sulle assunzioni del personale da parte della Commissione per la finanza e gli organici degli enti locali”; vuole anche -la legge- “che il controllo è (sia) esercitato prioritariamente in relazione alla verifica sulla compatibilità finanziaria”; infine, lo vuole sempre la legge, questo Comune, avendo chiesto, ottenuto e speso il fondo di rotazione, deve procedere nel corrente esercizio finanziario alla “riduzione delle spese per il personale” e non all’aumento di tale spesa. Tutto ciò comporta l’inoltro della deliberazione giuntale n. 73/2020 non solo e per altre finalità al Dipartimento per la Funzione Pubblica, ma prioritariamente alla citata Commissione per la finanza e gli organici degli enti locali, dovendo questa Commissione esercitare il controllo sulle dotazioni organiche e sulle assunzioni. Alla Commissione occorrerà anche spiegare:1) se e perché siano venute meno le per evidenti ragioni di contenimento della spesa per il personale che si possono dedurre dalla lettura della deliberazione giuntale n. 121 del 17 dicembre 2019 –non dunque di un secolo fa- con la quale, essendo stato ripristinato nell’area tecnico-manutentiva a seguito di una sentenza del giudice del lavoro di appello “il profilo D di istruttore full-time (posto sospeso)”, si è ritenuto di dovere sopprimere un posto di cat. B full-time nell’area amministrativa, 1 posto di cat. C part-time nell’area tecnico-manutentiva ed, infine, un posto Cat. D part-time nell’area amministrativa 2) “se il Comune sia in regola rispetto alle assunzioni obbligatorie riservate per legge alle categorie protette , rispetto alle quali nella deliberazione n. 73/2020, con la quale é stata autorizzata l’assunzione di ben 5 unità, non vi é alcun riferimento ai doveri di solidarietà, recitando soltanto genericamente che il Comune é in regola con gli obblighi di reclutamento di personale disabile”;3) per quale ragione al posto di operaio, erroneamente ascritto alla cat. B piuttosto che alla pertinente cat. A, nella quale sono compresi anche gli “operai qualificati”, si debba accedere per concorso pubblico e non, per come previsto dalla legge per le cat. A, B e B1, con assunzione selettiva per il tramite del Centro per l’impiego; 4) infine, se e come siano state superate le gravissime ambasce recitate da quattro anni ai nostri giorni in tutti gli atti amministrativi-contabili, DUP compresi in materia di (basso) indice di accertamento delle entrate e di riscossioni nonché in materia di spesa, posto che quest’ultima supera le riscossioni”.
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