De-Capitol Hill: tentato colpo e controcolpo di stato in America. Un agente uccide una manifestante ex veterana dell’aeronautica. Appello dei presidenti Biden e Trump. De-Capitol Hill: tentato colpo e controcolpo di stato in America. Un agente uccide una manifestante ex veterana dell’aeronautica. Appello dei presidenti Biden e Trump.

De-Capitol Hill: tentato colpo e controcolpo di stato in America. Un agente uccide una manifestante ex veterana dell’aeronautica. Appello dei presidenti Biden e Trump.

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Trump ha radunato ieri 6 gennaio, una massa incredibile di sostenitori repubblicani di fronte alla Casa Bianca e al Washington Monument, simboli di libertà, democrazia e potenza. Nel farlo aveva ed ha, a giudicare dalle sue dichiarazioni, l’obiettivo politico di rompere con il Partito repubblicano – cosa che ha fatto, forse definitivamente – e mettere il primo mattone di un nuovo partito per la costruzione della leadership della “Red Nation”. Altresì, ha voluto mettere in atto una sceneggiata contro il silenzio, come lui afferma, dei media, dicendo che lo hanno combattuto aspramente nella sua denuncia di brogli elettorali, censurandolo a favore di Biden e dei democratici.

Quattro anni fa fu Trump a vincere con grande sconcerto delle classi elitarie e radical chic ed oggi, la democrazia vuole, che possa toccare a un altro. Una larga parte degli elettori repubblicani pensa che ci siano stati dei brogli ed è chiaro, visti gli esiti, che il voto postale di massa ha creato molte controversie pre e post elettorali, unitamente all’evidente discrepanza tra i votanti e i voti totali che hanno superato di migliaia la soglia. Le denunce di brogli, non hanno trovato ascolto nei tribunali e presso la Corte Suprema. Per questi, se Trump ha perso le elezioni, ha importato poco entrare nel merito e, come dicono a Washington “a win is a win”, una vittoria è una vittoria. Concetto espresso in Campidoglio dall’uscente presidente del Senato, il contestato Senatore repubblicano McConnel il quale, ieri, si dichiarava favorevole all’elezione di Biden perché mettere in discussione l’elezione avrebbe creato un precedente da “spirale mortale” gettando, così, benzina sul fuoco sugli stessi senatori e deputati repubblicani sostenitori dei brogli elettorali.

Ieri il Parlamento di Capitol Hill, il luogo dove deputati e senatori erano riuniti per certificare l’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca, è stato molto facilmente assaltato. Ci ha rimesso la vita una manifestante, Aschli Babbit ex veterana dell’aeronautica uccisa da un agente all’interno del Congresso americano, nel mentre si lasciavano  accomodare, impunitamente, degli sciamani folcloristici, travestiti da manifestanti, rendendo ancor più macabra la sconfitta delle istituzioni. Era nell’aria la protesta da guerra civile e, molti, pilatescamente, hanno soffiato sul fuoco della divisione senza prevenire nulla, gettando ombre sulla sicurezza e sulla difesa dei luoghi simbolo della democrazia americana.

“Questa non è una protesta, è un’insurrezione. La nostra democrazia è sotto un assalto senza precedenti, un assalto contro i rappresentanti del popolo”, ha denunciato Joe Biden. Trump chiede di “restare pacifici”, ma ormai è tardi. Joe Biden lo invita ad andare in tv per chiedere la fine dell’assedio al Congresso: “Le parole di un presidente contano. Possono ispirare o possono incitare”, aggiunge. Trump posta un messaggio su Twitter: “L’elezione ci è stata rubata, ma dovete andare a casa. Non vogliamo che nessuno resti ferito”. Caos ampiamente previsto, ma tutti a fare gli gnorri. Il pesce americano puzza dalla testa da decenni, ma la coda tenta di distinguersi come radical chic. L’America corrotta non è l’Italia di tangentopoli, dove il popolo altrettanto corrotto, decise di subire la capitolazione degli allora leader e partiti politici.

La protesta del popolo è il sale della democrazia, sempre, purché non si ceda a devastazioni e violenze tra le persone e/o tra le fazioni. Trump ha sbagliato ad incitare il popolo repubblicano e trumpiano ad andare a protestare sotto il Congresso durante la votazione dell’elezione del presidente, ma ha raggiunto così, un suo duplice obiettivo: interrompere la votazione e  sciacquare i panni sporchi fuori, alla luce del sole e del mondo.

Sconcerto e reazioni da tutti i leader del mondo. In Italia, Matteo Renzi di Italia Viva afferma: <Il populismo violento non è solo quello di Donald Trump. Ma vederlo in azione in America fa più male perché noi vogliamo bene agli Stati Uniti, perché noi dobbiamo molto ai nostri fratelli d’Oltreoceano e perché una generazione di americani ha dato la vita per salvarci dal fascismo e dal nazismo>.

Quel popolo di elettori, però, va compreso, perché attendeva risposte dalla magistratura di ben 7 Stati dove sono state contestate le elezioni, prevalendo la pilatesca scelta di non decidere scaricando così l’onere alla politica. Anche la Corte Suprema è stata equivoca preferendo scaricare alla politica la risposta, ed oggi, all’interno dello stesso Congresso sono venute al pettine le contestazioni al voto, avallando l’ipotesi brogli elettorali da parte dei Senatori repubblicani Roy Blunt subito seguito dal senatore repubblicano Ted Cruz, durante la plenaria del Congresso per la certificazione della vittoria di Joe Biden, che ha chiesto dieci giorni per permettere a una commissione elettorale di verificare possibili frodi depositando i corposi documenti con oltre mille testimonianze giurare.

Militari ieri non presenti, come invece inviati nella precedente manifestazione di Antifa

Sospesa la seduta per decidere, sono poi intervenuti i manifestanti facendo correre via i deputati e i senatori togliendoli così, dal temporaneo imbarazzo di verificare politicamente se quei brogli elettorali che altre istituzioni avevano rifiutato di entrare nel merito, erano veri o falsi. Trump è ancora presidente fino al 20 gennaio, con pieni poteri e, nel creare colpi di scena, ha dimostrato di essere un maestro. Di lui ieri c’è chi ha chiesto l’Impeachment, come se fosse il rieletto e non quello che scade il prossimo 20 gennaio. Altresì, altri deputati democratici hanno chiesto la sua rimozione e altre estemporanee richieste punitive che ne fanno l’identica copia del Trump che vorrebbero contestare e mettere al rogo.

Sono comunque ripresi i lavori del Congresso, al termine di una lunga e tumultuosa seduta, sono state rifiutate le contestazioni e contati i voti depositati dal Collegio Elettorale, certificando così Joe Biden come vincitore delle elezioni del 3 novembre 2020 e presidente-eletto degli Stati Uniti d’America. La delibera è stata annunciata difronte al Congresso dal vicepresidente Mike Pence, alle 9.40 ora italiana del 7 gennaio 2021, con 306 grandi elettori per Biden-Harris e 232 per Trump-Pence. Durante la sessione sono state sollevate contestazioni formali per quanto riguarda i risultati delle elezioni in Arizona e Pennsylvania, entrambe però sono state respinte sia dalla Camera che dal Senato.

Subito dopo la conferma di Joe Biden al Congresso, Trump ha comunicato: «Anche se sono in completo disaccordo con il risultato dell’elezione, e i fatti mi sostengono, ci sarà comunque una transizione regolare il 20 gennaio. Ho sempre detto che avremmo continuato la nostra lotta per assicurare che venissero contati solo i voti legali. Anche se questo rappresenta la fine del più grande primo mandato della storia presidenziale, è solo l’inizio della nostra lotta per rendere l’America di nuovo grande!»

Adesso, se non si placa con la forza della democrazia e con la stretta collaborazione politica tra democratici e repubblicani, da unirsi strategicamente per dimostrare in questa emergenza nazionale di essere i rappresentanti del popolo intero – come auspicava Biden all’indomani del 3 novembre – l’America si troverà nella tragica situazione di un nuovo innesco di una seconda guerra civile. Scenario già ampiamente previsto da molti commentatori geopolitici e, non a caso, le parti politiche contendenti, invocano in modi diversi l’intervento dei militari, come ieri avvenuto da parte di molti leader democratici e in precedenza da certi ambienti vicini a Trump, cosa che se dovesse degenerare in questi giorni, Trump potrebbe ancora mettere in atto il colpo di scena finale della legge marziale, sotto la spinta della sua narrativa dei brogli elettorali che ancora insite a diffondere, della difesa della costituzione secondo la lettura giuridica dei suoi legali e dell’intervento che egli riterrebbe super partes di corpi Militari che, di fatto, commissarierebbero gli Stati Uniti d’America facendo pulizia di imbrogli ed imbroglioni in un “muoia Sansone con tutti i filistei”. Intelligenti pauca…

Antonio Leonardo Montuoro

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