Antonio Leonardo Montuoro, direttore responsabile, 13.2.2021
Oggi ha giurato il nuovo Governo e con il passaggio della campanella tra Conte e Draghi si chiude una lunga crisi di Governo. Il Conte ter non ha visto la luce sperata per mancanza di responsabili all’interno del parlamento italiano. Una vera tragedia per Conte e per chi lo ha sostenuto fino alla più spietata convenienza. Il primo Conte era sostenuto dalla Lega di Salvini e dai pentastellati e, il secondo Conte, il bifronte, era sostenuto dall’opposto schieramento di sinistra e dai sempre disponibili pentastellati. Dopotutto, il Grillo, si sa che saltella di qua e di là.
Conte fallendo il ter è diventato una figura divisiva alla luce del nuovo governo presieduto da Mario Draghi, con dentro tutti tranne i Fratelli d’Italia della Meloni che, al ”Siam pronti alla morte”, sembrano essere gli unici politici che dell’elmo di Scipio, non si cingono la testa. Il resto della truppa partitico politica parlamentare, ha risposto prontamente e in coro al brano “L’Italia chiamo. Si!!!” Furbetti? No sono i responsabili a convenienza, o meglio quelli che rispondono agli ordini superiori di chi nemmeno loro sanno essere il loro capo, vittime dell’istinto riflesso in negativo. Sono quelli che ad inizio pandemia deridevano chi portava le mascherine, attaccavano chi prospettava prudenza e chi osava parlare con serietà del Covid. Poi, non si sa chi, ha dato loro il “contrordine compagni” ed hanno incominciato a vestirsi in mascherina rossa e ad atteggiarsi a cultori del Covid, pronti a terrorizzare sé stessi e il popolo basito.
Il Conte due, con l’esposizione mediatica del portavoce Casalino, è stata la massima espressione della cultura gender, quella che dell’amore non fa distinzione di sesso e di genere, nato incestuosamente anche dentro il grande fratello delle reti Mediaset di fantomatica creazione aumma aumma, amato ed odiato, a governi alterni, dalla sinistra cafonal-chic. Una posizione culturale avanzata quella dell’illuminato pentastellato Casalino, un progressista globalista, con sensibilità umane tipiche. Insomma “gli uomini sessuali” come li definiva carinamente Checco Zalone, “Sono gente tali e quali come noi…Sanno piangere, sanno ridere, sanno battere le mani”.
Nel secondo governo Conte non vi era solo il portavoce, ma ben molti altri “uomini sessuali”, per come affermano fonti ben informate, una mini lobby con tutti bravissimi nelle loro qualità umane e sensibilità creative: “C’hanno le ali per volare via con la fantasia” gente a modo e alla moda, direi tra i migliori al mondo, ma, cari figli di genitore 1 e genitore 2, governare la politica è tutt’altra cosa. Purtroppo questa attuale è una classe politica che ha fallito miseramente, demarcando colpevolmente un limite invalicabile tra il mondo reale e quello dello spreco delle sedie a rotelle, dei costosissimi monopattini elettrici gettati nei marciapiedi e nelle strade delle città, dei 400 mafiosi scarcerati in Malafede con la scusa del Covid in una sorta di prosecuzione e avvallo di un rinnovato patto di amorosi e incestuosi sensi tra lo Stato e la Mafia. Altro che scissione dopo il voto in piattaforma Rousseau , andava fatta già prima e, Di Battista, sarebbe uscito con dignità e non nell’ininfluente inutilità.
Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha aperto questa crisi per superare un immobilismo che era diventato pericoloso ricevendo, in queste ore, attestati di stima internazionali per aver compiuto un’impresa impossibile e anche qualche commentatore nazionale si è staccato dal coro monocorde dei primi giorni della crisi. Renzi senza i pieni poteri invocati da Salvini prima e da Conte dopo, con un armonioso colpo da swing politico ha imbucato tutti i tiri al green, facendo crollare il castello di sabbia sul quale poggiava il nulla politico dei novelli statisti del PD, 5Stelle e LEU, in gran parte privi di patacca e dei titoli di competenza necessari. E’ bastato a Renzi parlare di politica ai politici, ponendo 19 punti fondamentali per la soluzione di un impasse politico-economico, per provocare uno tsunami che ha travolto tutto e tutti, con un lavoro da maestro, concludendo la crisi in tempi ragionevoli, facendo nascere un governo che spazza il passato bigotto, allineando il futuro con i desiderata di Renzi. E ne vedremo ancora delle belle…
Contro la via della seta del Dragone cinese, che aveva incantato i grillini, scende in campo un grande Draghi che, alla sola apparizione, dopo “aver dato una buona impressione” a chi di dovere superando l’esame, ha infuocato e inanellato i cuori dell’arco costituzionale della politica italiana fatta da provincialotti con la pacca sulla spalla e un volemose bene. Un parlamento muto e umiliato dal Conte due, è passato con l’indicazione di Draghi, alla fase del chiacchiericcio, per rispondere “obbedisco” all’appello di governo, senza più pudore, in un abbraccio di amore fraterno da immunità di gregge tra diversi, gettando finalmente la maschera dell’ipocrisia politica. D’incanto il virus ideologico del rozzo antieuropeista Salvini è stato vinto vaccinando una sinistra vittima dell’inciucio, non più globalista, ma divenuta all’improvviso, italian-poltronista. L’odiato e inguardabile Berlusconi, amante della patacca e capo di un partito che fino l’altro ieri veniva indicato di ispirazione mafiosa, come d’incanto diventa la “Madunin de Milan” miracolato e dispensatore di poltrone da garantire ai vecchi e sinistri nemici, dimentichi del loro passato di denigratori, ma coscienti del presente che necessita dello stipendio da parlamentari garantito anche dal leghista oggi divin Salvinatore della patria, da coccolare fino alla scadenza naturale a costo di tollerarlo anche con il rosario in mano ripartendo dal Papeete. Anche i costruttori irresponsabili tengono famiglia!!
L’Italia non è vero che è una Repubblica parlamentare, bensì è una Repubblica basata sull’elezione del Presidente della Repubblica. Una forza forte ed ostinata che aleggia nelle stanze del potere per bloccare le richieste popolari di elezioni anticipate, al fine di sempre garantire un Re eletto che sia di continuità, perché vi è il terrore di un capo dello Stato espressione del centro destra, realtà che intristisce i figli della sinistra cupa, i cui scheletri negli armadi ricondurrebbero al PCUS sovietico, al periodo delle stragi brigatiste fatte dai compagni che sbagliavano e, infine, allo scellerato patto Stato Mafia preceduto dalla tangentopoli chirurgico-politica che salvò solo il vecchio, corrotto e consunto PCI.
La barra dritta dei Fratelli d’Italia, con la Meloni ormai in navigazione e grande cocchiera del carrozzone di governo, in combutta con Mario Draghi che naviga in maggioranza, svolgerà l’opposizione costruttiva in solitaria quale unica garanzia per gli italiani, di essere e rimanere in una democrazia parlamentare vera, e non in una dittatura da vecchio e scomparso partito del proletariato, in un parlamento che si voleva unificato e allineato come un politburo social-comunista.
Questo governo farà le cose che ha in programma, ma mai dimenticare che il fine ultimo di tutto l’ambaradan è l’elezione di una capo di stato che garantisca una parte di partiti e non gli italiani. Draghi non farà il Capo dello Stato a febbraio 2022, ma in ogni caso dovrà vedersela con le pulsioni del centro destra che non mira a eleggere a capo dello Stato Berlusconi bensì guarda segretamente a Tajani che scalzerebbe le mire su Pierferdiando Casini, rimanendo così l’unico volto moderato e gradito alla élite babilonese d’Europa. A meno che Renzi non faccia lo swing in buca, sparigliando ancora tutto e tutti, attirando i competitors caddie nel putting green, verso la creazione del grande centro moderato e popolare, in un match da playoff degno della vittoria finale del miglior campione da golf.
Finisce l’era ideologica ed inizia la fase della politica tattica e psicologica. Dall’odio del nemico all’amore verso il sempre nemico.
Il Governo Draghi:.
I ministri sono in tutto 23, di cui 15 politici e 8 tecnici. Ma ecco tutti i nomi.
Luigi Di Maio (M5S) agli Esteri
Luciana Lamorgese (tecnica) all’Interno
Marta Cartabia (tecnica) alla Giustizia
Daniele Franco (tecnico) all’Economia
Lorenzo Guerini (Pd) alla Difesa
Giancarlo Giorgetti(Lega) allo Sviluppo economico
Stefano Patuanelli (M5S) all’Agricoltura
Roberto Cingolani (tecnico) alla Transizione ecologica
Dario Franceschini(Pd) alla Cultura
Roberto Speranza(Leu) alla Salute
Enrico Giovannini (tecnico) alle Infrastrutture
Andrea Orlando (Pd) al Lavoro
Patrizio Bianchi(tecnico) all’Istruzione
Cristina Messa (tecnica) all’Università
Federico D’Incà (M5S) ai Rapporti con il Parlamento
Vittorio Colao (tecnico) all’Innovazione tecnologica
Renato Brunetta (Forza Italia) alla Pubblica amministrazione
Mariastella Gelmini (Forza Italia) agli Affari regionali
Mara Carfagna (Forza Italia) al Sud
Elena Bonetti (Italia Viva) alle Pari opportunità
Erika Stefani (Lega) alle Politiche per la disabilità
Fabiana Dadone (M5S) alle Politiche giovanili
Massimo Garavaglia (Lega) al Turismo
Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli (tecnico).
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