Nonna Francesca Savasta, intesa Ciccina, Astoria Edizione è un bellissimo romanzo di Laura Lanza, ambientato nella Sicilia di metà ottocento.
Il romanzo scritto tra l’italiano e il dialetto siciliano è ambientato in un piccolo paese dei monti Iblei Monteforte.
Protagonista è Francesca Savasta da tutti chiamata Ciccina che fa la levatrice.
Ciccina è una ragazza del popolo, semplice, forse ignorante ma sicuramente rivoluzionaria nella sua infinita saggezza e concretezza.
Ciccina si spende per “sistemare” al meglio la vita di inesperte e povere puerpere e dei bambini abbandonati nella ruota degli esposti.
Tutto questo secondo una perfetta legge morale, la propria.
Insieme a lei un giovane prete(u parrinu), don Peppino Gallo che, tramite uno zio vescovo che operava a Palermo, aveva avuto l’incarico di provvedere alla piccola chiesa della Madonnuzza, situata nella campagna di Monteforte.
Lo zio lo aveva fatto nominare parroco della Madonnuzza perché voleva allontanarlo da ambienti e persone che poco gli piacevano.
In quel posto don Peppino aveva faticato a sistemarsi, aveva dovuto rimettere in sesto la chiesa, da tempo abbandonata anche a causa della sua distanza dal paese. L’aveva pulita, arredata, aveva suscitato, durante la messa, l’interesse di chi vi partecipava tramite interventi, discorsi mirati a incuriosire e coinvolgere. L’aveva rivalutata,attirando così l’attenzione dei paesani che erano tornati a frequentarla.
Tra i due, don Peppino e la Ciccina, si stabilirà un’intesa che li porterà a vedersi, ad amarsi, a trascorrere insieme le notti.
Nonostante tutto a loro si rivolgeranno le persone del posto per avere un consiglio, un’indicazione, un aiuto di fronte ad una circostanza insolita, ad un problema. Erano stimati, il loro giudizio valeva e così la loro presenza.
Intorno al parrino e a Ciccina scorre la vita di Monteforte, quella dei ricchi e dei poveri, dei grossi possidenti e dei contadini, degli onesti e dei briganti, delle signore e delle serve, degli amanti clandestini e dei matrimoni combinati, delle morti vere e di quelle finte.
Così conosciamo il colto don Ciccio,il saggio don Nunzio; don Cecé, sagrista di Cappella e famigerato menagramo, u Zu Tanu u babbu, un vescovo libertino e i camperi del barone di Villastella.
Un intreccio di storie nella storia, che affascina il lettore non solo per il sicuro piglio narrativo dell’autrice, abile a potare i rami secchi e a montare le scene in un crescendo di suspense e ilarità, ma anche per la scrittura ibrida e vibrante.
La sintassi dell’italiano è continuamente sollecitata dal dialetto il quale rende la scrittura cangiante e ricca di meraviglie.
Un libro che capovolge le aspettative di chi legge, sovverte, quanto ai rapporti di genere, il racconto tradizionale della donna siciliana, combatte i pregiudizi e i luoghi comuni: a poco a poco Ciccina, appare per quello che realmente è: una donna saggia, libera e generosa, dotata di straordinaria intelligenza primaria, impegnata nel sociale e ben determinata a vivere i propri desideri e a esaudire quelli altrui.
La Lanza è nata a Roma, ha lavorato come bibliotecaria nella Vallicelliana ed ha curato la rubrica “Bibliografia di storia delle istituzioni contemporanee” per la rivista “Le carte e la storia”. Ha fatto parte della redazione di “Bibliografia Romana”.
Nel 2017 è entrata a far parte dell’osservatorio del libro e della lettura.
Con questo suo primo romanzo è stata finalista dell’edizione 2019 del Premio Calvino. Il romanzo e stato finalista della XXXII edizione del Calvino.
Di “Ciccina” Stefania Auci autrice dell’indimenticabile romanzo I Leoni di Sicilia ha detto:” Degna compagna delle Fimmine della tradizione letteraria siciliana, irriverente, sensuale, vitale, Ciccina è un personaggio indimenticabile”.
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