L'Italia dei lavoratori scende in piazza. Siamo esasperati dal covid, va tutto male e siamo senza soldi e ristori. L'Italia dei lavoratori scende in piazza. Siamo esasperati dal covid, va tutto male e siamo senza soldi e ristori.

L’Italia dei lavoratori scende in piazza. Siamo esasperati dal covid, va tutto male e siamo senza soldi e ristori.

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Nel giorno in cui l’Istat certifica il milione di occupati in meno nell’anno del Covid monta la protesta in tutta Italia contro le restrizioni, da Napoli a Milano passando per Imperia fino a Roma, dove le contestazioni sono arrivate a lambire Palazzo Montecitorio. Il malcontento nella Capitale è sfociato in attimi di tensione tra i manifestanti e le forze dell’ordine nella piazza antistante la Camera dei deputati: prima i cori ‘buffoni’ e ‘libertà’ poi il lancio di un fumogeno e di alcuni oggetti, infine il tentativo di sfondare il cordone delle polizia davanti alla Camera. Le forze dell’ordine hanno respinto diverse cariche dei manifestanti che stavano rovesciando le transenne attorno alla piazza. Alcune persone sono state fermate e almeno tre poliziotti sono rimasti feriti, uno ha riportato ferite al volto ed è stato curato prima a Palazzo Chigi per una medicazione e successivamente trasportato in ospedale per controlli, mentre tra i manifestanti una donna ha avvertito un malore ed è stata fatta arrivare una autoambulanza. Diverse le categorie “non essenziali” scese in piazza per protestare contro chiusure imposte per la pandemia dal Governo, come commercianti, ambulanti, mercatali, proprietari di palestre.

Tanto che la lettura che arriva da fonti investigative punta l’indice contro diversi gruppi di estremisti che si sono infiltrati con l’obiettivo di strumentalizzare il disagio sociale e far salire la tensione. Non a caso un manifestante indossava il copricapo di pelo e le corna – e il viso dipinto col tricolore italiano – che richiama quello reso celebre indossato da Jack lo sciamano durante l’assalto al Parlamento statunitense a inizio anno. In precedenza in piazza Montecitorio aveva preso la parola al microfono, tra gli altri, anche il deputato di Forza Italia Vittorio Sgarbi. Molti dei presenti non indossavano la mascherina. Insomma, la situazione, viene fatto notare, non è cambiata da qualche mese fa quando l’allora capo della Polizia Franco Gabrielli, in una circolare inviata a prefetti e questori, segnalava il rischio che gruppi di facinorosi approfittassero del malumore dei settori più colpiti dalle chiusure, per far salire la tensione.

Una delegazione dei commercianti, tra quelli che non hanno partecipato ai tafferugli, è stata poi ricevuta a Montecitorio per un incontro con alcuni deputati tra cui il parlamentare Pd Emanuele Fiano. Ma una volta dentro hanno girato i tacchi: “Vogliamo essere ricevuti da un sottosegretario o da un esponente del governo. Ci hanno preso in giro, ci hanno portato dall’onorevole Fiano che con tutto il rispetto non conta nulla e ce ne siamo andati senza interloquire. La piazza aspetta risposte”, hanno detto alcuni esponenti di “Io Apro”.

L’esasperazione per le chiusure delle attività economiche costrette per decreto ad abbassare le serrande ha attraversato tutto lo Stivale. Nel centro di Milano è stata una mattinata piuttosto calda per due manifestazioni tra la Stazione Centrale e via Gioia. In strada sono scesi i lavoratori delle imprese dei bus turistici: una quarantina di autisti si sono ritrovati nella zona dove si si erge il grattacielo della regione Lombardia per chiedere all’Ente sostegno e aiuti per fronteggiare la situazione.

Più animata invece la protesta degli ambulanti. Questi si sono ritrovati in piazza Duca d’Aosta, dove sorge l’edificio della Stazione centrale del capoluogo lombardo: qui, al grido di “lavoro lavoro”, circa 200 ambulanti hanno chiesto a gran voce ristori e riaperture “il prima possibile in modo da poter ritornare a lavorare”. Con circa 100 mezzi hanno rallentato la circolazione nella zona, poi si sono spostati verso la zona del Lazzaretto prima di essere fermati dai blocchi di polizia. Dopo alcuni momenti di tensione crescente, gli ambulanti hanno ottenuto il permesso di proseguire a piedi verso la prefettura, con la speranza di essere ricevuti dalle autorità.

Clima per nulla disteso nemmeno tra Napoli e Caserta dove mercatali, ristoratori e altri esercenti hanno bloccato dalla mattina l’autostrada A1 paralizzando nell’arco di pochi minuti il traffico in entrambe le direzioni. La contestazione è rientrata solo nel primo pomeriggio dopo che i manifestanti hanno ricevuto rassicurazioni su un incontro nei prossimi giorni al ministero dello Sviluppo economico a Roma. Domani gli ambulanti parteciperanno comunque a un’altra manifestazione che si svolgerà in piazza del Plebiscito davanti alla Prefettura “e andremo a tutte le manifestazioni che saranno in programma nei prossimi giorni. Oggi – ha detto un portavoce – non è la fine delle proteste, ma l’inizio, l’inizio della lotta per la difesa della nostra dignità”.

Non va tanto meglio nel centro del capoluogo campano, anch’esso teatro di contestazioni seppure con toni meno accesi. Diversi negozianti costretti a chiudere per le restrizioni hanno alzato le saracinesche in segno di protesta, in alcuni casi esponendo slip e biancheria intima: “Noi così finiamo tutti per strada. Dobbiamo ancora pagare le forniture della scorsa stagione ma intanto non abbiamo guadagnato. E non ci vengano a parlare di ristori, un negozio a Chiaia cosa ci fa con duemila euro?”, dice un esercente di via Carlo Poerio. Da Chiaia al Vomero, da Corso Umberto a via Toledo è arrivata la polizia per assicurarsi che non ci fosse vendita in atto, verificando che i negozi fossero aperti “solo” per protesta.

“Sabato – ha spiegato Roberta Bacarelli di Federmoda, aderente a Confcommercio – c’è stata una riunione di tutti i dirigenti di Napoli e provincia e abbiamo deciso insieme questa apertura perché ci sembra assurdo che se vendi mutande puoi stare aperto e centinaia di noi siamo chiusi. In un anno siamo stati chiusi cinque mesi, non possiamo più reggere. Sono aperti negozi di fiori, ottici, pc, giocattoli, come se noi vendessimo cose superflue e i giocattoli fossero necessari. Ci sembra una cosa da pazzi”.

Sulle vetrine sono stati affissi manifesti con le scritte: ‘Il futuro non si chiude’ e ‘Io apro, abbiamo il diritto a lavorare come gli altri’. Gli esercenti sottolineano che tenere chiuse le attività commerciali significa far chiudere anche le fabbriche. “Se noi non vendiamo – evidenzia una gioielliera – le fabbriche orafe non hanno ordini e di conseguenza chiudono. Non stanno uccidendo solo il commercio di prossimità ma anche le fabbriche e tutto l’indotto”. Gli esercenti chiedono alla svelta un cambio di passo nelle misure anti covid perché “la pandemia sarà ancora lunga e noi non possiamo andare avanti così. Ci stanno affamando senza che si vedano i risultati delle loro strategie”.

Si cambia città ma l’esasperazione resta la stessa: circa ottanta ambulanti sono scesi in piazza stamani alle 8 sulla spianata di Imperia Oneglia, per manifestare contro l’ordinanza per la zona rossa. Gli ambulanti hanno guidato i propri mezzi in un lento corteo verso la Prefettura di Imperia dove sono rimasti in presidio prima di essere ricevuti dal prefetto. “Ci ha ascoltato e ha espresso la volontà di scrivere oggi stesso al presidente Toti e al ministro Speranza per chiarire questa situazione”, ha detto Davide Milazzo, portavoce degli ambulanti, secondo il quale il prefetto avrebbe sostenuto che i mercati all’aperto non comportano rischi sanitari se tutte le regole anticovid vengono rispettate “In 14 mesi di pandemia non ci sono mai stati focolai partiti dai nostri mercati e non si capisce perché non vogliano farci lavorare”.

Torino un gruppo di mercatali si è dato appuntamento al tribunale di Torino in vista della manifestazione programmata per domani: “Non c’è giustizia in Italia – spiegano in un video pubblicato su Facebook -, siamo qua perché chiediamo di andare a lavorare per giustizia. Il mondo si muove e gli ambulanti non alimentari sono chiusi. Noi domani vogliamo aprire nei nostri mercati. Abbiamo chiesto il permesso alla Questura che non ce l’ha dato, ma possiamo stare in forma statica nei mercati. Domani mettiamo in atto ‘io piazzo’, perché così non si può andare avanti”.

Gli ambulanti hanno manifestato anche in tutta la Puglia, a partire da Bari, con un sit-in di protesta. Sono 16 mila le imprese commerciale interessate, che si considerano “vessate e umiliate dalle politiche scellerate” e trattate come “capro espiatorio del contagio”. Gli ambulanti denunciano di essere stati “messi da parte sia dal governo centrale che da quello regionale”. E Confesercenti Bari ha aderito alla protesta prevista per domani: “Sostegni adeguati alle perdite realmente subite e ai costi fissi sostenuti, credito immediato e un piano per permettere alle imprese di riaprire in sicurezza”, è la richiesta dei manifestanti.

Fonte Huffpost Italia

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