La giunta comunale riapprova e ripubblica la delibera sulla toponomastica precedentemente revocata e subito riprendono quota le polemiche coinvolgendo cittadini, associazioni, forze politiche e social. Sono già attive una petizione on line e una cartacea, ma si stanno muovendo anche le forze politiche. Per gli osservatori più critici, nelle scelte fatte dal gruppo di lavoro incaricato di disciplinare lo stradario nicoterese (Pino Leone, Giovanni Durante, Giuseppe Gallizzi> non c’è quasi nulla che vada bene. Su 177 nuovi toponimi almeno una metà non sarebbero all’altezza della storia di Nicotera. In tanti, peraltro, lamentano e denunciano il solipsismo dell’amministrazione nel portare avanti la toponomastica. Mai un confronto, mai un tentativo di dialogo, mai il coinvolgimento delle associazioni. Condannati, pertanto, l’inaccettabile sbilanciamento a destra nella scelta dei nuovi toponimi e lo straripante spazio dedicato al clero, nonché le carenze delle motivazioni inserite nelle schede relative ad ogni personaggio. Pesante pure l’accusa rivolta all’amministrazione di aver fatto clientelismo anche con la toponomastica riconducendo il tutto a semplici interessi di bottega. In realtà, la diatriba tra destra e sinistra, maggioranza e minoranza, non sembra avere molto senso.
E’ vero che ritrovare tra i toponimi nuovi una piazza intestata a Giorgio Almirante, un “Largo vittime delle foibe” e altri sostenitori del fascio può far storcere il muso alla sinistra, ma è pur vero che tra coloro che contestano il lavoro fatto dagli esperti ci sono anche i giovani di Fratelli d’Italia. Qualcosa, quindi, non va. Intanto, ricorrendo la festa della Liberazione, prende ferma posizione anche L’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) per sottolineare che in tale occasione <tutte le istituzioni democratiche ricorderanno i cittadini di valore e il significato civile e storico della giornata. A loro va tributato l’onore dell’intestazione di piazze e vie>. Per l’Anpi, infatti <le strade si intitolano a cittadini che si siano distinti per il loro contributo dato alla storia del nostro paese, alla crescita della nostra società e che si siano distinti nelle lettere e nelle arti e nella scienza, nonchè agli eroi, patrioti e a quanti hanno contribuito all’unità del nostro paese e alla liberazione dell’Italia dalle dittature>. In nessun caso si può intitolare una piazza ad Almirante che oltre ad essere <di indiscussa fede fascista teorizzò la razza pura in Italia e perseguitò gli antifascisti ordinandone la fucilazione>. Peraltro, <il fatto che sia morto – sostiene l’Anpi – non lo rende migliore, la morte non riscatta una vita di infamie>. Di conseguenza, <niente piazza per gli aguzzini del popolo – conclude – la storia per loro ha previsto altri siti>.