Cultura tra esperienza e conoscenza.

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Il termine cultura discende dal verbo latino colere, coltivare. L’utilizzo di questo termine è stato poi esteso a quei comportamenti che imponevano una “cura verso gli dei”, da cui il termine culto.

In genere, oggi quando si parla di cultura si intende l’insieme di conoscenze nei vari rami del sapere che un individuo apprende, nelle sue linee essenziali, sui banchi di scuola per poi ampliare autonomamente e rielaborare .

In questo senso diciamo che una persona ha una cultura vasta, anche se quando manca un processo di rielaborazione personale delle conoscenze, di formazione di una personalità e di gusto autonomi, più che di cultura dovremmo parlare di nozionismo.

Negli ultimi anni, con la diffusione degli studi antropologici ed etnologici, si è fatta strada un’altra eccezione del termine cultura, in relazione non solo alle conoscenze, ma all’esperienza complessiva di un gruppo umano, comprese le forme della sua organizzazione sociale, i riti, le credenze e tutte le manifestazioni della vita materiale.

In questo senso si parla di cultura contadina o di culture primitive.

Si tratta quindi di un ampliamento  del concetto tradizionale di cultura, che coincide con quello di istruzione ed è riferito a singole persone, non di uno stravolgimento, in quanto ciò che ognuno di noi  chiede è una formazione culturale che consenta un attivo e consapevole inserimento non solo in un’attività lavorativa, ma in generale nella vita della società.

In questa seconda eccezione il termine cultura può essere considerato sinonimo di civiltà, tuttavia in quest’ultimo termine che deriva da  civis, cittadino, vi è, sia pure in modo implicito, un giudizio negativo nei confronti di altre realtà non cittadine e non industrializzate.

Nel passato, purtroppo sono stati commessi orribili crimini in nome della presunta superiorità della civiltà europea.

La cultura non è privilegio esclusivo di certe classi sociali o gruppi nazionali, ma è tutto ciò che un gruppo umano ha prodotto ed elaborato nel suo ambiente e nella sua storia e che ha trasmesso di generazione in generazione.

Cultura non è solo un quadro o un’opera lirica, ma anche un ciottolo scheggiato per ricavarne un oggetto o anche un vestito.

Una società qual è la nostra richiede una cultura complessa che la scuola da sola non può dare, una sola laurea o un diploma, non significano necessariamente cultura.

La vera cultura ha bisogno di un apporto personale impossibile da trovare fuori di se stessi: è realizzazione e arricchimento della propria personalità grazie alla sapienza ed esperienza del passato, è lo sforzo di conoscere se stessi, gli altri e la realtà non solo teoricamente ma praticamente per operare nel presente  e per trasformare le condizioni umane verso un progresso globale, è capacità di esercitare una funzione critica costruttiva e di confrontarsi in modo democratico con gli altri, è conservazione del patrimonio culturale del passato.

Cultura è tenere sempre presente il detto attribuito a Socrate ” So di non sapere ” , pervenutoci attraverso il racconto di Platone, filosofo greco.

Chiamato  anche il paradosso socratico, fondamento del suo pensiero, perché basato su un’ ignoranza intesa come consapevolezza di non conoscenza definitiva, che diventa però movente fondamentale del desiderio di conoscere.

Cultura è libertà, cioè non è asservimento, non è favoritismo all’amico o al parente tanto caro.

Non è cattiveria, non è falsità.

Cultura, non è riempirsi la bocca di questa nobile parola per poi essere solamente ”compagnia del magna e bevi, taglia e cuci”.

La cultura non ha nulla da spartire con i “sepolcri imbiancati” che pullulano nelle nostre piazze e in tanti convegni e che, alla prima occasione fanno di tutto “per tagliarti le gambe”.

Cultura non è  sentirsi arrivati, , della serie: ”Esisto solo io, sono il signor so tutto o la signora so tutto”.

La  grande Marguerite Yourcenar diceva: ” Chi si sente la prima sta già scivolando verso il destino dell’ultima”.

Consiglio vivamente prima di pronunciare il termine cultura di prendere la sacra Bibbia, dove nella Prima Lettera ai Corinzi al capitolo 13 c’è il bellissimo Inno alla Carità e leggerlo attentamente.

Consiglio un’attenta riflessione prima di appropriarsi di un termine indegnamente.

Dedico questa mia piccola riflessione ad un uomo di cultura per eccellenza:  il nostro compianto direttore Luigi Mamone, tutta la sua vita è stata un inno alla cultura.

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