La Corte d’Appello di Catanzaro ha escluso l’aggravante mafiosa e altra aggravante nel reato di estorsione ai danni del commerciante di Nicotera Carmine Zappia. Da qui la rideterminazione della pena in 7 anni di reclusione per Antonio Mancuso, 84 anni, di Limbadi. Per i giudici d’appello, non si è trattato di un’estorsione mafiosa compiuta per agevolare le attività del clan Mancuso. Antonio Mancuso dovrà risarcire le parti civili tra queste, Carmine Zappia, Antonio e Giulia Zappia la Regione Calabria e la Provincia di Vibo. Il Comune di Nicotera è stato escluso per non aver rassegnato in appello le proprie conclusioni per il risarcimento del danno.
Del reato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose erano accusati Alfonso Cicerone e Giuseppe Cicerone quali concorrenti e cointeressati da Antonio Mancuso.
L’avvocato difensore, Giuseppe Di Renzo, preannuncia ricorso in Cassazione, affermando: «Sono soddisfatto perché si è dimostrato che i fatti oggetto del procedimento penale non erano di competenza della Dda di Catanzaro ma della Procura ordinaria di Vibo, essendo caduta l’aggravante del metodo mafioso nella contestazione di estorsione. Ciò avrà un peso notevole nel ricorso in Cassazione».
Cosa accadrà, nel frattempo, in merito alla sorveglianza con scorta a tutela del tabaccaio, lo si saprà presto, dovendo decidere le autorità sul fatto che è venuta meno l’aggravante mafiosa.