A breve non si potrà più accedere alla stazione ferroviaria di Nicotera. Il tratto di strada comunale è da oltre un anno in uno stato di abbandono e, presto, assisteremo al crollo del muro e allo sprofondamento dell’unico tratto di strada che collega la stazione ferroviaria con il resto del mondo. Era all’origine una buca di modeste proporzioni di neanche 40 cm così come in maniera macabra indica il cartello stradale che limita la velocità a 40 Km orari. Adesso, a distanza di tempo, la strada si è pericolosamente lesionata per circa 15 metri e, sotto il manto stradale, si è creato un insidioso tunnel scavato dalle piogge dell’ultimo anno. Non è difficile prevedere che, presto, qualche automezzo sprofonderà all’interno.
Incuria, menefreghismo, incapacità o semplicemente la continuata inesperienza di chi ci amministra? Fatto sta che la stazione ferroviaria dovrebbe essere il biglietto da visita di una città civilizzata, invece è la peggiore rappresentazione di una realtà allo sfascio, dove l’economia, il turismo e il progresso, sembrano solo delle variabili impazzite. Meglio ritornare solo all’agricoltura e lasciare stare il turismo e la cultura ai posteri, scrive sui social un noto professionista D.B., in evidente stato di sconcerto.
Oltre alla pericolosa lesione di 15 metri che si è creata per l’incuria e l’inerzia di chi doveva e deve provvedere con urgenza, vi sarà il danno oltre la beffa di dover rifare il muro alquanto consistente in dimensioni e costi, e che le acque infiltranti stanno per abbattere costringendo quando presto accadrà, alla chiusura l’intero tratto stradale di circa 250 metri che collega la provinciale con la strada comunale che porta al piazzale della ferrovia per l’accesso ai treni che è un servizio dell’intero hinterland e per i comuni limitrofi. Il tratto di strada è “spettacolare”, nel senso più ironico del termine: vi sono erbacce ovunque, un televisore ai lati in attesa di andare in discarica, quattro porte in ferro di garage divelte con i tetti da anni già sfondati in cui vi sono abbandonate immondizie di ogni genere. In fine, l’imbocco per la scorciatoia Agnone che dalla ferrovia porta alla frazione marina è completamente impraticabile, ma lasciata pericolosamente senza alcun avviso di pericolo o di divieto di accesso onde evitare che, i pochi turisti costretti a piedi, facciano quel tratto di antica scorciatoia verso il mare, a rischio e pericolo della loro incolumità. Il tratto dovrebbe servire anche all’accesso verso la cava Romana, ma stendiamo un velo pietoso sull’impossibilità di raggiungere l’antico sito che, in un libercolo di recente pubblicazione l’assessorato al turismo ha fatto stampare e che il precedente incaricato all’ufficio Turismo indicava la spesa in circa 10.000 euro all’interno del quale, tra l’altro, tra le mete da visitare vi sono indicati la Cava romana, i vari musei, la pinacoteca, chiese ecc. purtroppo, il tutto è rigorosamente chiuso al pubblico e al turista. La cultura, in loco, è ormai diventata un optional.
Insomma, fare turismo è una variante ancora lontana in una città che da tre anni è amministrata da una compagine che ha sostituito la precedente Terna Commissariale Antimafia e che, ancora oggi, stenta a dimostrare un minimo di attività seria e concreta, che – insieme al mare quasi giornalmente sporco, al malfunzionamento della rete fognaria e suo smaltimento, alle strade allagate d’acque e fogna, al mancato avvio della gara per l’appalto del porto turistico, al mancato avvio allo sviluppo del territorio tramite il PSC- Piano Strutturale Comunale, alla parte del cimitero impraticabile con polemiche sui social, al colossale castello chiuso e lasciato a luci spente senza alcuna possibilità di accesso e vista di questo storico monumento che dovrebbe essere il polmone vivente della città, l’orto botanico di Porcinai dell’ex Valtur ignorato, i rioni nel degrado, la frazione Marina abbandonata a se stessa e che potrebbe e dovrebbe essere valorizzata tramite l’incasso e lo storno della consistente tassa di soggiorno quantificabile in non meno 350.000 euro l’anno – il tutto segna in maniera macabra l’evidente sconfitta di una città che sembra essere stata ripresa d’assalto dagli eletti neo saraceni, rimasti drammaticamente soli e asserragliati nel palazzo convento insieme ai quasi noti volontari.
“Durante il breve anno del leone, spetta alla massara lavare i comuni panni sporchi da sciacquare nelle già torbide acque dei torrenti Tuccina e San Giovanni”, così recita un antico detto nicoterese.
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