Da qualche giorno si trova in Calabria ospite di un’amica a Santa Domenica di Ricadi. La casa a ridosso della battigia, un panorama senza eguali e con i suoi tramonti mozzafiato. Per Aldo Molinaro, 35 anni, originario di Cesena, è la vacanza ideale per staccare la spina, dimenticare il lavoro e recuperare le giuste energie prima di tornare al solito tran tran. Poi, il diavolo ci mette la coda e un giro in bicicletta di buon mattino si conclude con un capitombolo. Il giovane turista romagnolo, cadendo, impatta male sull’asfalto con la gamba sinistra. Inizialmente si pensa ad una banale slogatura. Poi, col passare dei minuti, i fastidi al piede aumentano e il dolore comincia a destare preoccupazione. A prestargli soccorso è Pino D’Aloi, ex dipendente dell’Asl e già responsabile della struttura sanitaria di Nicotera verso la quale si dirige per effettuare una radiografia. L’esito dell’accertamento non è favorevole. Non si tratta di slogatura, bensì di frattura composta del quinto metatarso. Si rende necessario il ricorso alle cure dell’ortopedico. Il giovane viene accompagnato al pronto soccorso dello Jazzolino di Vibo Valentia dove, alle ore 11, viene preso in carico dal personale di servizio e collocato in codice verde. Ci si illude possa finire tutto in poco tempo, ma la sanità calabrese, purtroppo, ha i suoi tempi.
Per Aldo Molinaro la vacanza finisce e comincia il calvario. In sala d’attesa, infatti, le ore scorrono lentamente. Ce ne vogliono ben sei prima che un camice bianco lo sottoponga a visita. Scoccano, infatti, le 17 quando il ragazzo viene portato in ortopedia dove gli viene applicata una fasciatura semirigida per poi essere rispedito al pronto soccorso per le dimissioni. Neppure questa dovrebbe essere un’operazione complicata. Ma il giovane infortunato viene “dimenticato” in sala d’attesa. Allo scoccare delle 22, le vibrate proteste del dottor Pino D’Aloi, rimasto a fianco del ragazzo per tutto il giorno, accelerano le dimissioni. Ci sono volute sei ore per una visita e cinque per una firma. Non c’è che dire. Anzi, sì. <Vengo sempre volentieri in Calabria – afferma il turista romagnolo – e ci tornerò ancora perché è una terra meravigliosa. Tornendo a Cesena, però, non potrò fare a meno di raccontare il mio impatto con la sanità vibonese. Per undici ore mi sono sentito prigioniero di un sistema che ha faticato tanto prima di dare risposta ad un problema semplice>. Appare mortificato anche l’ex dipendente Asp Pino D’Aloi. <Ho lavorato 40 anni nell’Asp di Vibo – sottolinea – e so bene quali sono i disagi per la mancanza di personale. Conosco anche la serietà e la professionalità di medici e infermieri del pronto soccorso. Ritengo, tuttavia, che sia inaccettabile dover aspettare cinque ore per avere il foglio di dimissioni. E meno male che non è stata una giornata di grosse emergenze>.
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