Metti una sera a Polistena

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Ho avuto l’onore di partecipare nella qualità di giornalista, alla Tredicesima Edizione del  Premio Cultura Cinematografica  Città di Polistena. Sezione cortometraggi.

Un evento di portata nazionale, che si è svolto presso il Cinema Garibaldi della città, e  al quale hanno partecipato tantissimi autori e ospiti.

In modo particolare, un evento che,  negli ultimi due anni ha  organizzato la sua programmazione per la valorizzazione del cinema realizzato in Calabria, con registi, attori e maestranze che hanno deciso di produrre i loro film nella Regione, grazie alle meravigliose ed uniche   location, che consentono di realizzare qualsiasi genere di prodotto che diventa così unico ed inimitabile.

Ho potuto così visionare  quattro cortometraggi:   Palòe Blue Dot, Ninnaò, Amelia ed Aurora En Rose.

Lavori  tutti di elevato spessore, pregni di significati e messaggi.

Il corto di Matteo Scarfò, Pale Blue Dot con una storia ambientata in  un futuro remoto fatto di robot terrestri, nuove razze umane, esploratori dello spazio ed estinzioni di massa.

Il titolo fa riferimento alla famosa foto del 1990 scattata alla Terra da una distanza di sei miliardi di chilometri dalla sonda Voyager 1

Prodotto da Matteo Scarfò, Giovanni Scarfò, Francesco De Laurentiis e Joe Verni, “Pale Blue Dot  è stato girato in parte nel Lazio, in parte in Sila: molti componenti dello staff, artistico e non, sono infatti calabresi.

Nel cast ci sono Valeria Belardelli nel ruolo di Gladia, Francesca La Scala nel ruolo di Vasilia, Alessandro Damerini nel ruolo di Robin, Enzo De Liguoro nel ruolo di AtanVilnios, Lucia Cristofaro nel ruolo della Madre di Gladia, Roberto Stranges nel ruolo del Padre di Gladia.

L’opera è girata in inglese per arrivare ai festival e ad un pubblico internazionale, perché si tratta di una storia senza confini che racconta del futuro della terra, ma anche dei conflitti che fanno parte della  natura umana, del potere che porta alla violenza e allo sfruttamento e di intelligenza artificiale.

Centinaia di anni dopo l’estinzione della razza umana, un’astronauta di nome Gladia atterra sulla Terra. Giunta da lontano, incontra e si scontra con l’unico abitante del pianeta, un robot che ha ereditato tutto il sapere dell’umanità, si è evoluto e ha sviluppato una coscienza.

Finale da sogno.

Amelia di Enzo Carone, girato a Monterosso Calabro, cornice più che mai azzeccata per la bellezza dei luoghi e dei colori, che  racconta la drammatica storia di Amelia, moglie di Michele Molochio un potente esponente della ‘ndrangheta e madre di una bambina malata.

La donna, dimostrando tanta forza morale, cerca di opporsi all’operato della famiglia del marito. La vicenda si conclude con un colpo di scena inaspettato.

Ninnaò, girato a Girifalco (Catanzaro) dal giovane regista lametino Ernesto Maria Censori.

Nei primi del Novecento, in una dimora aristocratica, la padrona ha appena partorito. Il bambino, però, è nato morto. Nella stessa casa, una domestica ha diciotto anni e un figlio da allattare. La prima desidera essere madre ad ogni costo, l’altra un futuro diverso da quello già scritto per lei.

La storia, partendo da una Calabria difficile e amara, prende un respiro più ampio approfondendo il rapporto universale, stretto ed intimo, che l’allattamento crea tra madre e figlio.

Bellissima la scena dei panni che si lavavano al fiume e incantevole  la dimora aristocratica.

Nel corto traspare in maniera dolcissima il desiderio di essere madre,ti arriva fino al cuore.

Infine “Aurora en Rose”, opera del giovane regista cosentino Vincenzo Chiappetta, girata  nel capoluogo bruzio, trasportano lo spettatore in un mondo immaginario: il parco, il fiume, le abitazioni, assumono una caratteristica universale che esula dal tempo e dallo spazio in un’alternanza di giorno e notte che pare l’unico riamando al tempo che passa

Stefano e Aurora sono due ragazzi che con la magia hanno una certa affinità: lui perché ha fatto della magia il suo mestiere , lei perché accanto alla magia è cresciuta essendo figlia del famoso prestigiatore Saverio Martinez.

Si incontrano in un parco, dove Stefano è solito compiere i suoi trucchi di prestigiatore usando le carte, con pochi risultati. Un giorno, scoraggiato dall’ennesima performance risultata in una pubblica derisione da parte di tre scagnozzi, Stefano viene rapito dal suono di una chitarra provenire da poco lontano. Incuriosito, si avvicina per scoprire, ai piedi di un albero, una ragazza dai lunghi capelli rossi interamente vestita di bianco intenta a suonare una dolce melodia.

Durante la storia, Stefano ed Aurora rifuggono volentieri dalla dimensione quotidiana per rifuggire in un modo quasi fantastico .

Quattro corti che hanno infinitamente emozionato, dimostrando che il talento e il cinema appartengono  alla Calabria, quattro corti di cui essere orgogliosi, come lo sono stata io nel visionarli e votarli.

Metti una sera a Polistena e vola sulle ali delle emozioni, quelle autentiche, quelle vere, quelle calabresi.

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