Nell’ 80° anniversario dei bombardamenti aerei della primavera-estate 1943 sulla città di Reggio Calabria e Provincia l’Associazione Culturale Anassilaos e la Biblioteca Pietro De Nava propongono un incontro sul tema “Reggio Calabria maggio-settembre 1943: Una città in guerra”, nell’ambito del Maggio dei Libri 2023 promosso dal Ministero della Cultura e dal Comune di Reggio Calabria, che avrà inizio giovedì 4 maggio presso la Villetta De Nava alle ore 16,45 con l’ inaugurazione di una piccola mostra fotografica, storica e libraria su quei tragici eventi. Subito dopo, presso l’attigua Sala Giuffrè si terrà un incontro a più voci con la partecipazione del Dott. Fabio Arichetta, Responsabile Anassilaos Centro Studi “R.Romeo” per la storia moderna e contemporanea e del Prof. Antonino Romeo, Deputato della Storia Patria della Calabria con l’intervento del Prof. Giuseppe Caridi, Presidente della Deputazione di Storia Patria della Calabria, che ha patrocinato la manifestazione. Il titolo dell’iniziativa fa riferimento specifico al momento in cui gli eventi bellici investirono direttamente la nostra Città provocando lutti infiniti alla popolazione civile anche se è del tutto evidente che gli effetti della guerra si fecero sentire in Città già all’indomani del 10 giugno 1940, giorno della dichiarazione di guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, con i richiami dei coscritti, le esercitazioni promosse dall’UNPA (Unione nazionale protezione antiaerea) e tutte le limitazioni previste al normale svolgimento della vita civile e imposte da ragioni di sicurezza (vedi l’oscuramento). Il primo massiccio bombardamento aereo della Città, il 6 maggio del 1943, fu anticipato dal gennaio di quel medesimo anno da tutta una serie di allarmi per incursioni, poi non verificatesi, che impensierivano la popolazione ormai sempre più avvezza al suono stridente delle sirene che si susseguiva a tutte le ore del giorno e della notte. E’ pur vero che azioni di offesa aerea (mitragliamenti, lancio di bombe e di spezzoni incendiari) furono effettuati su Reggio fin dal 1941, ma gli atroci bombardamenti sulla città ebbero inizio solo il 6 maggio rispondendo peraltro ad una necessità tattico-operativa da parte delle truppe angloamericane che si apprestavano allo sbarco in Sicilia il 10 luglio 1943 nell’ambito dell’ operazione Husky e dovevano quindi neutralizzare le istallazioni militari (porti, aeroporti, depositi di armi e carburanti). La morte del vescovo Montalbetti nel corso di una incursione aerea ad Annà di Melito il 31 gennaio come i massicci bombardamenti della vicina Messina, i cui incendi potevano essere visti dalle strade e dai balconi di Reggio, costituivano peraltro una sinistra anticipazione ed erano tali da incutere paura e sgomento anche perché il cielo limpido della città veniva molto frequentemente segnato dalle strisce bianche dei vapori di scarico dei motori aerei, traccia evidente del passaggio dei bombardieri nemici. Dal 28 di aprile, però, il cerchio si strinse su Reggio e anche la periferia venne presa di mira dai quadrimotori ‘liberators’. Bombe furono infatti sganciate su Gallina, Modena, Archi. Alle 13,30 del 30 aprile poi gli aerei nemici lanciarono sulla città centinaia di migliaia di manifestini nei quali si annunciava un prossimo bombardamento e si sollecitavano i Reggini ad allontanarsi dai porti e dalla zone industriali e a trasferirsi in campagna (“In campagna non c’è pericolo” recita il manifestino). Da quel giorno prese avvio lo sfollamento verso la campagna e le zone meno a rischio anche se non con la celerità necessaria. Forse i Reggini credevano ancora che quegli avvisi fossero uno scherzo o si sentivano protetti (circolava in città anche tale leggenda metropolitana) da un misterioso “Peppinello” un oriundo reggino americano che – si diceva – vegliava su di essa. Ma il giorno 6 maggio, venerdì, alle ore 13,30, gli aerei americani e inglesi dimostrarono invece che l’avviso della settimana precedente non era uno scherzo. Una pioggia di bombe cadde in zone diverse della città: a nord, nel Rione Santa Caterina, adiacente all’obiettivo militare primario del porto; a sud, nella zona della caserma che ospitava il 208° reggimento di fanteria. Un migliaio i morti, nella gran parte a Santa Caterina, uccisi dentro quelle sorta di rifugi, ricavati scavando modeste trincee coperte di tronchi in terreni aperti, vere e proprie trappole mortali per chi vi andò a cercare salvezza. Le bombe furono accompagnate da grandi quantità di spezzoni incendiari, che fecero scoppiare incendi un po’ dappertutto. Quella stessa mattina si tenevano in cattedrale le esequie di Carolina Portmann, madre del Vescovo Montalbetti. Tale incursione fu soltanto l’inizio perché Reggio continuò ad essere oggetto di pesanti bombardamenti per tutto il mese di maggio e poi nei successivi mesi di giugno e luglio e poi cannoneggiata dalla Sicilia prima dello sbarco del 3 settembre. Bombe caddero nelle giornate del 9, del 13 e del 24 maggio. Particolare emozione suscitò poi l’incursione del 21 maggio poichè una bomba colpì il brefotrofio cittadino uccidendo bambini, lattanti e nutrici. Anche se gran parte della popolazione aveva lasciato il centro urbano per trasferirsi in zone meno a rischio questo non evitò che i quadrimotori statunitensi seminassero morte e lutti.