Gioia Tauro: l’ing. Corrado Minasi dona al quartiere Monacelli un quadro di Santa Rita da Cascia

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Santa Rita, la santa dei casi impossibili, nacque a  Roccaporena, piccolo paese umbro vicino Cascia, nel 1380.

All’età di 14 anni, per volere dei genitori  sposò  Paolo Mancini,  un uomo violento e rissoso.

Rita riuscì con molta pazienza e costanza a  convertirlo.

Dalla loro unione nacquero due figli: Giangiacomo e Paolo Maria .

Dopo qualche anno Rita, affrontò  la prima difficile prova della sua vita: la morte di suo marito.

Lo vide morire davanti ai suoi occhi, per mano dei suoi amici di un tempo.

Rita si affidò sempre più a Dio, pregando e ottenendo pace e speranza.

Pregò per gli assassini di suo marito e li perdonò. Quando si rese conto che nei figli nasceva un sentimento di vendetta nei confronti degli assassini del padre, pregò per loro affidandoli a Dio. Nel giro di pochi anni i figli morirono di malattia, anche se  Rita pensò sempre che Dio li avesse condotti a sé, ascoltando le sue preghiere.

Rita, rimasta sola all’età di 36 anni, lasciò Roccaporena e provò ad entrare nel monastero di Santa Maria Maddalena di Cascia, ma non ci riuscì subito.

Pregò intensamente una notte in sogno vide apparire San Giovanni che si dirigeva in uno dei monti di Roccaporena.

Rita lo seguì e improvvisamente si trovò in alto, ad un passo dal cielo  e molto vicino al Signore.  Oltre a Giovanni Battista, lì incontrò Agostino e Nicola da Tolentino.

Ringraziò il Signore e in modo inspiegabile si ritrovò all’interno del monastero di Cascia, senza che nessuno le avesse aperto la porta.

Le consorelle rimasero stupite dal racconto di Rita e l’accolsero assecondando la volontà di Dio.

Le sue giornate in monastero trascorsero tranquille, meditando e pregando. Un giorno chiese a Gesù di partecipare al suo dolore e mentre era raccolta in preghiera, Rita venne colpita da un fascio di luce, una spina staccatasi dal Crocifisso le si conficcò in testa lasciandole una cicatrice sulla fronte che le rimase per sempre. Solo quando Rita, insieme alle consorelle, andò a Roma per visitare le tombe di San Pietro e San Paolo vide scomparire la cicatrice dalla fronte, per poi vederla di nuovo appena di ritorno a Cascia.

Dopo aver trascorso circa 40 anni in convento, Rita si ammalò e in quel momento chiese ad una sua cugina di avere una rosa e due fichi della sua casa natia.

Era inverno e la giovane donna pensò che Rita in fin di vita stesse farneticando. Andò comunque nella casa dei genitori di Rita e trovò una rosa e due fichi sull’albero, nonostante il freddo gelido e riuscì a portarli in dono alla malata.

Il 22 Maggio 1147 Rita raggiunse la Casa di Dio.

Ebbene a Gioia Tauro , nel popoloso quartiere Monacelli, grazie all’ingegnere Corrado Minasi (che lo ha donato) è  stato collocato un bellissimo quadro della “Santa dei casi Impossibili”.

Alla cerimonia di inaugurazione, don Natale Ioculano parroco della Parrocchia San Francesco da Paola, ha  impartito la benedizione, alla presenza  dell’ing. Minasi, degli abitanti del quartiere, del Cav. Natal Zucco Presidente dell’Associazione Pensionati della città e della signora Concettella Bagalà.

Ai lati del quadro due bellissime lettere del prof. Filippo Marino e del  prof. Priolo, i quali hanno sottolineato il prezioso valore dell’iniziativa.

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